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Unità: Quando è flessibile anche la cattedra

uesta è la storia di una lavoratrice della conoscenza, Amalia Perfetti

19/06/2006
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l'Unità

Bruno Ugolini

Questa è la storia di una lavoratrice della conoscenza, Amalia Perfetti. È stata pubblicata in un recente numero di «Rassegna sindacale», il settimanale della Cgil. La signora ha 43 anni ed ora insegna (sempre da precaria) in una scuola media del Lazio. È reduce da sedici anni d'incertezze: otto anni all'università e otto ad insegnare. Un percorso fatto di borse di studio, dottorato di ricerca, soggiorni all'estero, pubblicazioni, partecipazione a convegni. Decide, a 32 anni, di avere una figlia e poiché il dottorato non prevede diritti legati alla maternità, quando partecipa a seminari lontani, va con la figlia al seguito, da allattare. Ha la passione per la filosofia, poi la chiamano per una supplenza e scopre l'insegnamento. Ha, però, sempre un futuro senza certezze. Non si perde d'animo. Spera nel nuovo corso governativo. Ha letto con piacere la definizione del nuovo presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sugli insegnanti «pilastri della democrazia».
Amalia è una delle protagoniste della campagna ingaggiata dalla
Federazione dei lavoratori della conoscenza (Flc-Cgil): «Mai più precari». È il sindacato che organizza lavoratori pubblici, della scuola statale, dell'università, della ricerca, dell'Afam (conservatori e accademie), ma anche lavoratori del privato, scuola e formazione professionale. Spiega Enrico Panini (segretario generale) che c'è un rapporto stretto tra il rilancio del pubblico nella scuola, nell'università e nella ricerca e il superamento della precarizzazione. Sono oltre 350.000 lavoratori su 1.300.000 addetti. Una vera e propria piaga, ormai. Va dal 20% nella scuola (200 mila precari) fino al 60-70% in alcuni enti di ricerca.
Tra gli obiettivi sindacali ricordati da Panini: un piano d'assunzioni a tempo indeterminato, dentro il quale il rapporto di lavoro a tempo indeterminato deve diventare modalità ordinaria; la contrattualizzazione di tutti i rapporti di lavoro con la sola esclusione di casi davvero eccezionali; diritti civili da garantire «a prescindere» dal rapporto di lavoro, a partire dal diritto al voto per le RSU per tutti.
Sono obiettivi discussi in un importante convegno a Napoli. L' introduzione di Marco Valerio Broccati ha tra l'altro spiegato come tale ondata di precarietà non abbia nemmeno determinato un risparmio sui costi. Il bilancio, se fosse possibile una misurazione scientifica del rapporto costi-benifici, sarebbe in profondo rosso. Questo perché incertezza e basse retribuzioni «abbattono motivazioni, creatività e produttività, soprattutto nel lavoro intellettuale». Nello stesso tempo, escludendo quote crescenti di lavoratori dall'ambito del lavoro dipendente e tutelato «si mina alla radice l'identità solidaristica della contrattazione e del sindacato confederale».
Non c'è solo la legge 30 di mezzo. Occorre, ha detto ancora il relatore, un ripensamento più generale delle normative del lavoro e nuovi indirizzi di contrattazione. Attraverso disincentivi e la riduzione delle possibilità di flessibilità. L'esternalizzazione, lo spezzatino dei rapporti di lavoro, il dumping contrattuale «non sono aspetti della modernità e dell'efficienza», sottolinea Broccati. Anzichè razionalizzare il funzionamento della Pubblica Amministrazione, «si appalta a privati un servizio che viene affidato alle logiche di mercato, inevitabilmente meno efficace e più costoso del pubblico, salvo che venga realizzato attraverso l'evasione contrattuale». Tra gli impegni della Flc c'è quello di costruire una rete delle rappresentanze tra i precari, anche attraverso i Forum dei precari; l'impegno per una formazione sindacale specifica; una campagna d'assemblee, piattaforme locali; una specifica sezione nel sito (www.flcgil.it).
È questo il quadro nel quale si muove Amalia, una delle tante «cattedre flessibili». Una mamma che ogni tanto, come racconta, è interrogata dalla figlioletta che vuole sapere che lavoro farà da grande...

brunougolini@mclink.it