Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Quando l’Italia si ricorda dei bambini

Unità: Quando l’Italia si ricorda dei bambini

Luigi Cancrini

21/11/2006
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Ho letto con grande interesse l'articolo di Piero Fassino pubblicato da l’Unità di domenica ed ho ascoltato con lo stesso interesse gli interventi della Presidente della Commissione Infanzia senatrice Anna Maria Serafini e del Presidente del Consiglio Romano Prodi nella cerimonia dedicata alla giornata nazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
Mettere in primo piano le questioni relative all'infanzia nell'agenda politica del governo è per molti versi, dopo 5 anni di trascuratezza un segno importante di novità. Riconoscere che molti bambini più sfortunati di altri sono la parte più debole del nostro sistema sociale, tuttavia, non basta se questo riconoscimento non è seguito da atti concreti.
Vorrei partire, per darne conto, dal testo della legge finanziaria che io stesso ho votato alla Camera e che potrebbe essere ancora modificata in Parlamento. Sottolineando che il governo ha affrontato in modo serio e forte tutta una serie di problematiche visto che nella legge Finanziaria vengono stanziati 300 milioni di Euro per gli asili nido, viene innalzato a 16 anni l'obbligo scolastico e prevista la stabilizzazione di 150.000 insegnanti precari, viene sottolineato il prevalente contenuto formativo nei contratti di formazione lavoro dai 16 ai 18 anni, vengono stanziati da 100 milioni a 2,7 miliardi per l'edilizia scolastica e la scuola dell'integrazione. Ma sottolineando anche che non si è tenuto conto, ancora, della richiesta, mia e di tutti rappresentanti del centro sinistra nella Commissione Affari Sociali della Camera, di rifinanziare la legge 285, voluta dalla Turco nel 1997, per gli interventi a favore dell'infanzia e per aumentare il fondo, oggi, ancora drammaticamente insufficiente, per le politiche sociali. Chi nel sociale vive e lavora sa che una buona metà dei Comuni italiani, soprattutto nel Sud, non ha alle sue dipendenze professionisti in grado di fornire tutela a chi ha bisogno di una assistenza seria.
Chi si occupa di bambini infelici, feriti nell'animo e nel cuore, sa che nelle aree metropolitane, una gran parte di loro non vede riconosciuto il suo diritto alle cure. Capita solo in Italia che ad una assistente sociale il Tribunale dei Minori affidi 200 bambini di cui per lei non sarà mai possibile occuparsi nel modo giusto al modo in cui nessuno c'è ancora da noi, se non a livello privato ed a pagamento, per sostenere le difficoltà delle famiglie che adottano un bambino e del bambino che da loro viene adottato. Anche le giuste dichiarazioni di principio relative alla necessità di portare i bambini «fuori dagli Istituti» entro il 31 dicembre 2006 dovrebbero tener conto concretamente delle osservazioni di Anna Serafini per cui la chiusura degli istituti non chiude il problema, anzi lo riapre.
Un esempio concreto e forte di questa necessità di passare dalle parole ai fatti è quello proposto, in queste ultime settimane, dalla vicenda di Napoli, la città in cui la nuova Commissione bicamerale sull'infanzia ha deciso di convocarsi per una prossima riunione. Dire, come correttamente ha fatto il Presidente del Consiglio, che a Napoli bisogna intervenire in modo non episodico ma strutturale dovrebbe, a mio avviso, portare a considerare come una priorità assoluta quella dei 9000 bambini e ragazzi che, a Napoli e in provincia, lasciano ogni anno la scuola dell'obbligo. Mettendo in opera, prima che i militari, un piccolo esercito di educatori, di assistenti sociali e di psicologi capaci di avvicinarli, di orientare le loro famiglie, di aiutarli a trovare delle alternative a quella vita di strada da cui a tirarli fuori, altrimenti, sarà solo la criminalità organizzata. Un programma di questo genere che io stesso scrissi e diressi funzionò a Palermo, con Leoluca Orlando, nei primi anni '90. Metterlo in piedi ora a Napoli, tuttavia, chiede volontà politica e impegno finanziario. Le parole, altrimenti, resteranno parole.
Sento gli anni che passano e comincio ad avere fretta e un po' d'angoscia di fronte alla necessità di tornare, dopo tanti anni, su questi temi. Le difficoltà della politica di fronte ai soggetti deboli che non sanno organizzarsi e farsi rappresentare è ancora molto grande. Gli interventi di Prodi, della Serafini e di Fassino fanno sperare che qualcosa si stia muovendo. Il passaggio al Senato di una Finanziaria che già tanto ha dato in termini di equità sociale oltre che di risanamento economico potrebbe confermarlo. Quelli che ne avrebbero un vantaggio importante sono i nostri figli e i figli dei nostri figli cui tutti insieme abbiamo dedicato la Giornata nazionale per i diritto dell'infanzia e dell'adolescenza.