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Unità-Quando la Cgil decise di lasciare le poltrone

Quando la Cgil decise di lasciare le poltrone Ghezzi: il nostro mestiere è difendere i lavoratori, l'arbitro e il giocatore lo lasciamo fare a Fazio di Laura Matteucci / Milano "L'operaz...

18/08/2005
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l'Unità

Quando la Cgil decise di lasciare le poltrone

Ghezzi: il nostro mestiere è difendere i lavoratori, l'arbitro e il giocatore lo lasciamo fare a Fazio

di Laura Matteucci / Milano

"L'operazione in sè è legittima, anche se a nostro giudizio un po' arrischiata. È per questo che la Cgil ha espresso dubbi e perplessità. Ma il punto vero non è questo: la preoccupazione non è tanto per questa o quella operazione, ma di ordine generale, e investe le scelte politico-economiche che si intendono fare in Italia. Bisogna che il centrosinistra, più di quanto faccia oggi, decida di dare battaglia alla rendita e sostegno alle forze produttive. Le risorse devono venire indirizzate allo sviluppo industriale. Una questione che però, anche in questo momento, sembra rimanere in secondo piano". Parla Carlo Ghezzi, presidente della Fondazione Di Vittorio, che è stato l'ultimo a rappresentare la Cgil nel consiglio d'amministrazione dell'Unipol. Ricordando che la Cgil di categoria si è già espressa in senso negativo rispetto all'operazione Unipol-Bnl, mentre il giudizio specifico sul Banco di Bilbao (il rivale di Unipol nella scalata a Bnl) è stato fin da subito positivo.
La Cgil uscì definitivamente dal cda del gruppo assicurativo nel '99 (mentre rimasero Cisl e Uil, tuttora presenti), cioè quando Unipol prese parte alla cordata che diede inizio all'operazione Telecom. Perchè? "Era presumibile che da quell'operazione sarebbero derivati processi di riorganizzazione industriale da discutere con i sindacati - spiega Ghezzi - E noi da che parte del tavolo avremmo dovuto sederci?".
Questione di conflitto d'interessi, insomma. "Il nostro mestiere è contrattare per difendere i lavoratori - dice Ghezzi - L'arbitro e il giocatore insieme lo lasciamo fare a Fazio".
L'uscita fu comunque "serena", "nient'affatto polemica", e si rivelò, secondo Ghezzi, "una scelta lungimirante".
Il problema, peraltro, non era specifico di Unipol. Ghezzi tiene a ricordare che in realtà nel corso degli anni Novanta la Cgil uscì dai cda di tuti gli enti - oltre 800 - in cui era rappresentata, dalla Scala all'Inps (che della Cgil ebbe anche un presidente), dall'Inpdap all'Inail. Anzi, quello di Unipol fu l'ultimo dei cda da cui la Cgil si ritirò. Una scelta decisa dall'allora segretario dell'organizzazione sindacale Bruno Trentin, e poi gestita nel corso del decennio dal suo successore, Sergio Cofferati.
La Cgil, dunque, guarda all'interesse dei lavoratori, ed è solo su questo punto che ha sollevato alcune perplessità sull'operazione Unipol-Bnl. "È una questione finanziaria. Perchè non solo costa molto lanciare l'offerta su Bnl, ma ci sarà poi bisogno di ulteriori risorse, visto che il gruppo bancario va riorganizzato, ristrutturato e rilanciato", dice Ghezzi.
Ancora: "La difesa dell'italianità è una banalità, in questo senso ha pienamente ragione Profumo (l'ad di Unicredit, ndr). E non ne faccio certo una questione morale, come non mi preoccupa nemmeno ci siano personaggi che si ritrovano in entrambe le scalate, quella a Bnl come ad Antonveneta". "Il problema semmai - chiude Ghezzi - è che in queste settimane di discussioni e polemiche intorno a temi economico-finanziari, non vedo spostare l'attenzione sui temi fondamentali nemmeno da parte del centrosinistra: alzare il tiro contro la rendita e organizzare buone politiche economiche, cioè che abbiano l'obiettivo di creare occupazione e sviluppo".