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Unità-Quelli che ad agosto non hanno ferie

Quelli che ad agosto non hanno ferie Bruno Ugolini Un mese non simpatico per i lavoratori atipici, come sempre. Per una ragione semplicissima: spesso e volentieri non hanno le ferie pagate...

15/08/2005
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l'Unità

Quelli che ad agosto non hanno ferie

Bruno Ugolini

Un mese non simpatico per i lavoratori atipici, come sempre. Per una ragione semplicissima: spesso e volentieri non hanno le ferie pagate, non hanno spiagge lussureggianti a disposizione, verdi boschi e sentieri montani da percorrere. E nemmeno, così vivendo, nell'attesa del lavoro retribuito, possono fremere per le vicende dell'immobiliarista Ricucci impegnato nei suoi assalti al Corriere. Tra questa categoria di gente che non sa che cosa significhi "Quattordicesima" (la mensilità estiva che ha il valore di un premio ferie), sono un certo numero di donne e uomini che lavorano nelle biblioteche con contratti ballerini. E anche per questo, prima delle vampate estive, hanno reso noto un documento pubblicato nella mailing list atipiciachi@mail.cgil.it. E di loro parla tutti i giorni il sito www.bloogs.com/biblioatipici/index.shtm.
Il documento è sottoposto all'attenzione di tutti gli intellettuali. Vale a dire di coloro che più d'ogni altro fruiscono spesso e volentieri delle biblioteche sparse nelle città d'Italia, veri e propri templi ­ o almeno così dovrebbero essere ­ della cultura.
Questi nostri atipici si presentano, dunque, come un gruppo di lavoratori precari, da anni impiegati, appunto, nel mondo delle biblioteche con contratti di collaborazione coordinata e continuativa o a progetto. Molti hanno lavorato e lavorano presso l'ICCU e presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Hanno deciso questa loro iniziativa, dopo aver letto un'intervista ad Osvaldo Avallone, direttore della Biblioteca Nazionale di Roma, pubblicata sul Corriere della Sera, sotto il titolo "Biblioteca Nazionale, situazione disperata".
L'intervistato denunciava la crescente decurtazione dei fondi e la carenza d'organico. Tutto questo ha portato ad una riduzione della qualità e della quantità dei servizi all'utenza. Una situazione che riguarda tutte le biblioteche pubbliche italiane, nelle quali prestano la loro opera anche numerosi "bibliotecari atipici", la cui condizione, però, non era presa in considerazione dal direttore intervistato.
Gli autori dell'appello ora spiegano che fin dall'inizio degli anni Novanta le biblioteche hanno cominciato a "esternalizzare" (ovvero appaltare all'esterno) molti dei propri servizi, compresi quelli, essenziali, dell'informazione bibliografica e della catalogazione. Sono state svolte gare d'appalto oppure si è ricorso ad incarichi diretti.
Così sono stati reclutati i Co.Co.Co. o Co.Co.Pro, sulla base di requisiti come la laurea, le specializzazioni biennali o triennali, nonché esperienze lavorative di un certo rilievo. Insomma curriculum ponderosi. Ai quali però non corrispondono, ad esempio, retribuzioni adeguate. Esse sono sempre nettamente inferiori a quelle di un lavoratore dipendente, intento a svolgere mansioni del tutto simili. Inoltre questi contratti ballerini, non prevedono ­ come dicevamo all'inizio ­ le ferie. Così come non prevedono le indennità di malattia, il trattamento di fine rapporto (Tfr), le garanzie pensionistiche e l'applicazione in toto della legge sulla maternità. Non solo: i bibliotecari lamentano il fatto che spesso, non è riconosciuta l'esperienza maturata, da far valere per eventuali futuri concorsi. Insomma studi, lavori, ti applichi per pochi Euro, non ti danno le ferie, se ti ammali cavoli tuoi e alla fine nemmeno ti scrivono "bravo" su un pezzo di carta.
Spiegano così nel loro appello: "La nostra figura risulta schiacciata tra la richiesta d'alta professionalità e il mancato riconoscimento di una pari dignità contrattuale, tra la richiesta di risultati qualitativamente alti e una valutazione del lavoro che privilegia la mera quantità". Eppure, il loro contributo potrebbe essere fondamentale anche per lo sviluppo dell'informatizzazione e della digitalizzazione delle risorse documentarie, "vistosamente in ritardo rispetto alle esigenze dell'utenza e ai risultati raggiunti dalle biblioteche europee".
Uno stato delle cose insostenibile. Tutti coloro che sono sensibili alla valorizzazione del patrimonio librario italiano sono stati invitati a sottoscrivere il documento che qui abbiamo largamente sintetizzato. Il tutto, rilevano gli autori, "per poter intraprendere un iter istituzionale che coinvolga tutte le rappresentanze politiche e sindacali e porti alla definizione di condizioni contrattuali assimilabili a quelle dei dipendenti del settore". Chi crede davvero che biblioteche, anche nella loro forma digitalizzata, siano strumenti essenziali della società della conoscenza, della società del futuro, non possono rimanere insensibili a tale appello.

ATIPICIACHI