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Unità: Ricerca: le ambiguità di Confindustria

Con l’articolo pubblicato sull’Unità del 13 marzo, in risposta a un’analisi di Pietro Greco pubblicata lo scorso 11 marzo, Pasquale Pistorio e Gianfelice Rocca, hanno voluto fornire l’interpretazione di una lettura della posizione di Confindustria

25/03/2008
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l'Unità

Sergio Ferrari
Con l’articolo pubblicato sull’Unità del 13 marzo, in risposta a un’analisi di Pietro Greco pubblicata lo scorso 11 marzo, Pasquale Pistorio e Gianfelice Rocca, nella loro veste di vice Presidenti di Confindustria rispettivamente per la Ricerca e per l’Education, hanno voluto fornire l’interpretazione di una lettura della posizione di Confindustria in materia di innovazione che, a parere del sottoscritto, si andava esprimendo secondo linee concettualmente differenti, tra quella fatta di «hi-tech» e quella «combinatoria».
Secondo queste precisazioni non si tratta di due line differenti ma di due componenti ognuna di 180 gradi che insieme dovrebbero costituire una strategia a 360 gradi. Non solo ma secondo queste precisazioni siamo in presenza ormai di situazioni aziendali molto brillanti, di una «nuova imprenditorialità», di misure che «hanno posto le basi di una accelerazione della ricerca e dell’innovazione» e anche di un «sistema finanziario che ha iniziato a reagire alle nuove esigenze della competitività globale». Ci rimane ancora una questione aperta e cioè che «ora è necessario che anche la Pubblica Amministrazione faccia la sua parte, diventando un partner delle aziende che vogliono crescere e innovare e non più un ostacolo». Naturalmente non si può correggere questa autorevole interpretazione ma sia consentito esprimere qualche dubbio: se nonostante gli ostacoli della solita Pubblica Amministrazione ora tutto sembra messo sui binari giusti, allora sono superate non solo quelle eventuali differenti di linee, ma quelle stesse linee che partivano da una situazione e da una denuncia di ritardi che incidevano negativamente sul nostro sviluppo e sulla qualità sociale, ambientale ed economica del nostro sviluppo.
È vero che alcuni non si sono ancora accorti di queste importanti trasformazioni - pensiamo alle OO.SS. e alla ricerca pubblica, e sarebbe interessante verificare il pensiero e i programmi dei partiti del centro sinistra in materia - ma affermazioni di questo rilievo sottendono il superamento di ritardi storici, di specializzazioni produttive e tecnologiche, di divari commerciali, di livelli di formazione e di qualità dell’occupazione, dello stesso divario negli indicatori della variazione del Pil, ecc. Purtroppo per ora da questo parte non sembrano arrivare indicatori con andamenti positivi.
Non sarebbe positivo se alla combinazione delle linee di politiche per l’innovazione e lo sviluppo all’interno di Confindustria dovesse corrispondere una arretramento rispetto alle esigenze del paese. Anche da questo punto di vista il richiamo alle proposte e alle visioni politiche dei partiti di centro sinistra sembrerebbe del tutto opportuno e dirimente.
Direttore della rivista Energia,
Ambiente, Innovazione
già direttore dell’Ufficio Studi

e vicedirettore generale dell’Enea