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Unità-Ritorno a scuola nell'ombra di Beslan

Ritorno a scuola nell'ombra di Beslan MARINA BOSCAINO A Beslan è morta definitivamente una speranza: quella che l'odio e la sete di potere - le "ragioni" dei grandi, di troppi grandi - ...

08/09/2004
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l'Unità

Ritorno a scuola nell'ombra di Beslan

MARINA BOSCAINO

A Beslan è morta definitivamente una speranza: quella che l'odio e la sete di potere - le "ragioni" dei grandi, di troppi grandi - risparmiassero la scuola, il luogo dedicato ai bambini, lo spazio dei piccoli. Vita, futuro, fiducia, speranza sono state massacrate senza pietà. Il vuoto lasciato nelle nostre menti e nelle nostre coscienze è troppo grande, troppo più grande di qualunque pensiero. Troppo più terrificante dell'incubo più terrificante. E nulla potrà più essere come prima, perché quella speranza non c'è più e non potrà più esserci. Credo sia questo lo stato d'animo con cui oggi noi insegnanti riprendiamo la scuola. Come 3 anni fa - era settembre anche allora - più di 3 anni fa, l'inizio dell'anno scolastico coincide con qualcosa che certamente non dimenticheremo. E che noi, più degli altri, siamo obbligati a non dimenticare. Perché la scuola è il luogo dove la memoria spiega più che altrove la propria funzione fondamentale: insegnare qualcosa. L'ipertrofia delle immagini di cui si nutre la nostra presunta civiltà ci conduce - paradossalmente ma inesorabilmente - alla dimenticanza, alla disattenzione. Ma quello che abbiamo visto ed immaginato dal primo settembre ad oggi è anche l'effetto della rimozione collettiva di problemi che la nostra (falsa) coscienza non può continuare ad ignorare. Il bagno nelle immagini del terrore e dell'orrore - della morte della pietà - non può rappresentare questa volta l'ennesimo rito di purificazione che ci farà voltare pagina.
Oggi iniziano le lezioni in Lombardia. Il 16 settembre inizieranno nella scuola dove insegno. Come non pensare al primo giorno di scuola a Beslan? La prima cosa di cui parlerò sarà Beslan. E poi lo rifarò, e ancora. Per non dimenticare. Per cercare di costruire - con i miei alunni - un futuro in cui le tenebre terrificanti del sonno della ragione rappresentino, visceralmente, "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo". Non ha senso aggiungere troppe parole alle parole. Ma parlando dell'inizio di quest'anno scolastico era impossibile tacere. Lo so, davanti all'immensità della tragedia persino riprendere il filo di un normale confronto democratico appare inopportuno. Ma è proprio quel confronto democratico e la sua superiorità che dobbiamo usare come risposta all'orrore. Dunque, dove eravamo rimasti? Avevamo lasciato, a giugno, una scuola in agitazione permanente. I protagonisti della riforma Moratti - specialmente i genitori - avevano dato vita ad uno dei movimenti spontanei più poderosi ed agguerriti degli ultimi anni. Esaltati dagli spot governativi con i quali sono stati dilapidati fondi pubblici, hanno rifiutato l'onore dell'investitura e si sono "rivoltati" contro colei che li ha corteggiati con tanta sapienza: con grandi manifestazioni, sit-in, occupazioni pacifiche di edifici scolastici hanno detto decisamente no alla riforma, dimostrando una rara capacità di interpretazione della realtà, considerando l'inesausto battage mediatico al quale sono stati sottoposti. Hanno detto no ad un'idea di scuola fondata sul risparmio, sulla diminuzione del tempo scuola, sul peggioramento dell'offerta formativa, sul taglio di personale, sul ritorno al passato che tenta di abolire conquiste didattiche e organizzative che hanno segnalato l'esperienza della scuola italiana. Ma hanno - soprattutto - detto no al progetto politico che sta alla base della riforma; che prevede una divaricazione di percorsi sin dai 3 anni (la famosa questione degli anticipi e la mancata generalizzazione della scuola materna); che abbassa l'obbligo scolastico; che avvia al lavoro precoce chi non dispone dei mezzi per continuare a studiare; che tiene in nessun conto l'integrazione di ragazzi stranieri e non investe sulla situazione dei ragazzi diversamente abili; che basa la propria esistenza sull'"antropologia cristiana"; che ignora il concetto di pari opportunità per tutti i cittadini e, di conseguenza, offende e mina alle fondamenta la funzione di servizio pubblico che la scuola deve avere. Fin da oggi è previsto davanti alle scuole lombarde la distribuzione di volantini stampati in varie lingue da parte di genitori ed insegnanti di "Retescuole", che spiegheranno perché sono i bambini stranieri i più colpiti dai tagli sul tempo pieno e sul sostegno.
Già, gli insegnanti. Il problema delle graduatorie infarcite di errori, è ancora lontano dall'essere risolto, nonostante le rassicurazioni del Ministro. Il rischio concreto è quello che tra l'autunno e l'inverno si verifichino avvicendamenti nelle cattedre qualora i Tar dovessero accogliere i numerosi ricorsi dei docenti ingiustamente penalizzati. Con il D.lgs 59/04 - pur non avendo previsto alcun tavolo contrattuale in sede di attuazione della legge 53 (la riforma Moratti) - il Ministro ha tentato di disciplinare aspetti che riguardano competenze contrattuali - il tutor - con "incursioni" sia sull'orario che sul profilo docente (individuando in quella sede elementi difformi dal contratto attuale). Il richiamo all'ordine da parte del Ministero per scoraggiare le forme di resistenza che moltissimi collegi docenti stanno attuando rispetto alle nomine a tutor - il tutor si deve eleggere perché è legge - è un'inutile tentativo di intimidazione. Non tiene conto che nulla deve accadere nelle scuole su questa materia prima della conclusione della contrattazione nazionale. Il contratto nazionale di lavoro al momento non consente l'inserimento di questa figura: gli artt. 26 e 27 delineano una funzione docente unitaria; non è possibile "esonerare" alcuni da una parte degli obblighi di insegnamento né fare altre attività nelle ore di contemporaneità o complemento a 18 ore; non si può modificare il contratto nazionale "di fatto", senza riscrivere tra le parti aspetti del contratto stesso. Tale tentativo è fallito. I sindacati hanno abbandonato l'altro ieri all'Aran il tavolo delle trattative sul tutor, dopo aver avuto la conferma dei precedenti sospetti: l'aumento (ipotetico) per ogni tutor sarebbe di 9 euro lordi; non esiste il minimo stanziamento per l'anticipo dell'ingresso nella scuola materna. Inutile entrare quindi nel merito della funzione tutoriale. Ma la Moratti va avanti: basta sentire i servizi trionfalistici dedicati all'apertura dell'anno scolastico dei GR di ieri e di questa mattina. Gran parte dell'informazione continua ad inneggiare all'inizio della riforma. Aiutando il capo e uno dei suoi più inflessibili generali ad esaltare una scuola che non c'è; e una (contro)riforma la cui strada è (fortunatamente) tutta in salita.