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Unità: Sacconi ci riprova, attacco al diritto di sciopero

Cgil: governo illiberale, colpisce la Costituzione. Regole più dure nei servizi pubblici

15/10/2008
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l'Unità

di Giuseppe Vespo / Milano

REGOLE Prevenire il conflitto con la conciliazione e l’arbitrato, evitare annunci o revoche all’ultimo minuto, rendere obbligatori i referendum e l’adesione individuale, garantire degli intervalli minimi tra una protesta e un’altra e incaricare i prefetti per le sanzioni.

Ecco lo sciopero nei servizi di pubblica utilità secondo Sacconi.

Il ministro del Welfare ha anticipato ieri al Cnel i punti principali della riforma che, «anche in relazione a questa stagione di scioperi, credo che già nei prossimi giorni sottoporremo al Parlamento». Un annuncio che ha scatenato la Cgil, che parla di riforma illiberale e attacco al diritto costituzionale.

Sacconi ha motivato l’esigenza di regolare ulteriormente la protesta di chi fornisce un servizio pubblico per «prevenire il conflitto attraverso la conciliazione ed evitare l’annuncio di scioperi che che determinano un danno ai servizi di pubblica utilità e che vengono interrotti all’ultimo momento, magari da soggetti poco rappresentativi».

Per questo è necessario rendere obbligatorio il referendum consultivo, per far sì «che gli utenti siano informati sui livelli di adesione» alla protesta. Ma non solo: il governo intende disciplinare la revoca dello sciopero stesso. Perché, strumentalmente - ha sostenuto il ministro - troppo spesso si annuncia una protesta che poi viene revocata, «in modo che il danno è stato fatto senza pagare pegno con la perdita del salario». Con l’entrata in vigore del disegno di legge, invece, la revoca dovrà essere adeguatamente anticipata, tranne nel caso in cui si trovasse un accordo. «Ma un accordo definitivo, non una semplice e timida intenzione di migliorare il dialogo». Il governo poi vuole regolare l’intervallo tra uno sciopero e l’altro. Cioè, anche se sono diverse categorie di lavoratori ad incrociare le braccia, deve trascorrere un certo tempo tra una portesta e l’altra, «in modo che ci sia un congruo periodo nell’ambito del quale non ci sono attività di interruzione di servizio». Se proprio si vuole scioperare, la soluzione migliore, quella che l’esecutivo Berlusconi vuole agevolare, è quella dello sciopero virtuale: «Si può fare - ha suggerito il ministro - con un fazzoletto al braccio. In questo modo, il lavoratore in stato di agitazione perde il salario, mentre il datore di lavoro paga ugualmente quello che avrebbe dovuto dare al dipendente e lo versa in un fondo solidaristico». Infine le sanzioni, che dovrebbero passare al Prefetto per essere realmente applicate. Oggi, invece, secondo il titolare del Welfare, «i datori di lavoro non le applicano mai».

Il coro di no alle intenzioni è folto: la leader dell’Ugl, Renata Polverini, spera che il ministro voglia prima «affrontare la questione con le organizzazioni sindacali». In linea la Cisl, mentre la Uil dice no « ad atti unilaterali di tipo legislativo». Per il sindacato di Guglielmo Epifani, invece, Il governo «palesa un tratto illiberale fino al rischio di mettere in discussione il diritto di sciopero ora garantito dalla Costituzione. È pericolosa - dicono a Corso d’Italia - l’introduzione di tratti autoritari anche nel governo del conflitto sociale che, invece, richiederebbe regole condivise e consenso».