Unità: «Salviamo la scuola pubblica»: il Pd lancia una petizione contro i tagli
Franceschini: «Stop al licenziamento di 132mila precari e salvare il tempo pieno» La richiesta: convocare il Parlamento «entro maggio» sull’emergenza istruzione
ANDREA CARUGATI
Giuseppe Fioroni usa toni insolitamente duri: «Il governo sta lasciando morire la scuola pubblica per asfissia». Parla davanti a una platea di professori, studenti e genitori riuniti a Montecitorio dal Pd per «riportare sotto i riflettori» il tema della scuola. Che rischia, appunto, di morire nell’indifferenza, dopo i mesi dell’Onda e delle manifestazioni. Proprio ora che gli effetti concreti dei tagli, oltre 8 miliardi di euro, fanno sentire appieno i loro effetti.
LA PETIZIONE
Per questo il Pd ha organizzato una petizione, per chiedere ai presidenti delle Camere, entro fine maggio, una due giorni di dibattito straordinario sullo stato di salute della scuola, con tanto di mozione finale che sarà sottoposta al voto delle due Aule. Al primo punto della petizione, che ha come obiettivo «un milione di firme» (secondo la senatrice Mariangela Bastico), ci sono tre richieste al governo, ribadite da Dario Franceschini: «Bloccare l’espulsione di 132mila precari, reintrodurre il tempo pieno e dare il via libera a un piano di ristrutturazione delle scuole, per metterle a norma». Franceschini ha attaccato il governo, che in questo come in altri settori «nega i tagli che pure sono sotto gli occhi di tutti». «Tutti i governi progressisti nel mondo, e anche quelli conservatori, hanno capito che per uscire dalla crisi bisogna puntare sull’istruzione.
E invece il governo italiano fa dei tagli privi di un disegno politico, per pure ragioni contabili e questo è un insulto». «Ci aspettiamo tre sì- attacca il leader il Pd- altrimenti si troveranno davanti un muro».
Il Pd chiede di stabilizzare 50mila docenti precari e 10mila Ata, dando corso al piano predisposto dal governo Prodi nel 2007; e di «attribuire un indennità di disoccupazione per due anni» ai precari che resteranno disoccupati. «Eliminare il tempo pieno significa anche creare un problema per tutte quelle famiglie che non possono permettersi una baby sitter», dice Franceschini. E Fioroni: «Gelmini ammetta che il maestro unico è un fallimento, l’ha scelto solo l’1% delle famiglie». «Capisco che è difficile spiegarlo a Brunetta, il quale spesso emette suoni senza collegarli a processi cerebrali, ma è piuttosto difficile per un insegnante che ha lavorato 20 anni nella scuola reinserirsi poi nel mondo del lavoro», attacca Fioroni.
«Mi fa impressione che quando 50mila precari della scuola vengono espulsi il paese non si mobiliti- dice la Bastico-. Serve la stessa mobilitazione che c’è quando finiscono per strada altri lavoratori». Bastico invita i presenti a «organizzare banchetti davanti alle scuole, e poi feste in difesa della scuola pubblica».
A diffondere la petizione in tutte le manifestazioni, comprese quelle per il 25 aprile.
VOCI Da dentro
Le voci del mondo della scuola sono allarmanti. «Per pagare i supplenti ci tocca fare i debiti», dice Silvia Di Giorgio, direttore amministrativo di una scuola elementare di Roma. E Rita Caruso, dirigente scolastico sempre a Roma: «Nel 2006-2007 avevo 150 mila euro per le supplenze, oggi ne ho solo 53mila: mi tocca dire agli insegnanti di venire a scuola anche con 40 di febbre». C’è anche Amalia Perfetti, precaria da 21 anni di Frosinone, la cui storia era stata raccontata dall’Unità: «Ho 46 anni, dal primo settembre non lavorerò più». Il sindaco di Castelmazzano, piccolo Comune in provincia di Potenza, lancia una provocazione, citando il “Volo dell’Angelo”, attrazione turistica della sua zona: «Chiudono le scuole nei Comuni più piccoli, per andare a scuola i nostri bambini potrebbero lanciarsi in volo come i piccoli delle Ande...». E Fioroni conclude: «Il governo ritiri subito quella disposizione vergognosa che costringerebbe gli insegnanti, dani nidi alle superiori, a denunciare i bambini stranieri figli di genitori clandestini».
Il Pd incontra professori e studenti a Montecitorio. Parte una petizione per chiedere ai presidenti delle Camere di discutere «entro maggio» tre proposte. La prima: stop al licenziamento di 132mila precari.