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Unità: Scienza e cultura, un appello e un concerto a sostegno del NO

«Questa non è una buona costituzione». Tra i firmatari Eco, Piano, Magris, Abbado, Pollini, Sellerio, Rossi, Veronesi...

14/06/2006
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l'Unità

di Luigina Venturelli / Milano

Concordano il romanziere Umberto Eco, l’architetto Renzo Piano, la scienziata Rita Levi Montalcini: «La proposta di modifica della Costituzione è una grave minaccia per la democrazia». Il mondo dell’arte e della scienza scende in campo contro la devolution di Bossi e Berlusconi: ieri da Milano è stato lanciato un corale appello per il no al referendum del 25-26 giugno, per invitare i cittadini al netto rifiuto di una riforma che «mette in pericolo diritti fondamentali da tempo acquisiti».
Tra i firmatari figurano anche il commissario straordinario della Figc Guido Rossi, l’oncologo Umberto Veronesi e il pianista di fama internazionale Maurizio Pollini, che a sostegno dell’iniziativa ha annunciato un concerto straordinario che si terrà al conservatorio di Milano il prossimo 23 giugno, per quella che si preannuncia «una serata dedicata alla Costituzione».
Tra gli intellettuali promotori dell’appello ci sono inoltre Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Rosellina Archinto, Gae Aulenti, Enzo Biagi, Inge Feltrinelli, Vittorio Gregotti, Claudio Magris, Dacia Maraini, Francesco Micheli, Stefano Passigli, Mario Pirani ed Elvira Sellerio.
«Dalla riforma - affermano i firmatari - nasce una nuova Costituzione, ma non una buona Costituzione. Essa delinea una forma di governo unica al mondo, lontana da quella delle altre democrazie europee e occidentali, basata sullo strapotere del Primo Ministro e sull’esautoramento del Parlamento che può essere sciolto da un uomo solo. La Costituzione del ‘48 può essere migliorata ma senza alterare l’equilibrio tra poteri e senza rinunciare alle garanzie offerte dalla Corte Costituzionale e dalla Presidenza della Repubblica così come oggi sono configurate. Soprattutto - si legge nell’appello - senza consegnare tutto il potere nelle mani di un governo dominato da un primo ministro onnipotente».
Ma non è solo l’architettura istituzionale ad essere sconvolta: «Alcuni diritti fondamentali, da tempo acquisiti, sono oggi in pericolo. Con la devolution - prosegue il testo dell’appello - e con il conseguente aggravarsi delle differenze tra regioni ricche e regioni povere, la riforma mette a rischio l’universalità e l’uguaglianza dei diritti in settori fondamentali per il benessere dei cittadini come la sanità, l’istruzione, la cultura e la sicurezza. Ai cittadini verranno offerte opportunità diverse a una diversa qualità della vita a seconda del luogo di nascita o di residenza».
Per questo l’arte, la scienza e la cultura invitano al no. Solo con la bocciatura della devolution sarà poi possibile procedere ad un serio progetto di rinnovamento. «Vogliamo che le riforme costituzionali siano frutto di un ampio dibattito, e non imposte a colpi di maggioranza da chi rappresenta al massimo la metà degli elettori e che così facendo darebbe alla nuova costituzione una base di legittimità debole e precaria. Non vogliamo una costituzione di parte - concludono i firmatari dell’appello - ma una costituzione che, come quella del 1948, possa essere largamente condivisa dagli italiani».