Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Scuola a rischio taglio-Gelmini. I nonni: ci iscriviamo per salvarla

Unità: Scuola a rischio taglio-Gelmini. I nonni: ci iscriviamo per salvarla

Siamo nella Calabria degli abbandoni dove anche una classe di prima elementare è una ricchezza.

02/11/2008
Decrease text size Increase text size
l'Unità

«Lo facciamo per i nostri nipoti perchè l’istruzione e i libri sono una ricchezza. E un diritto». «Il ministro è anche ignorante: qui vivono minoranze linguistiche e le classi non si possono togliere».Nonne e nonni. Insieme ai nipoti, anche col grembiulino, se necessario. Si fa di tutto e di più per salvare la scuola dai tagli del duo Gelmini-Tremonti. Parte da Acquaformosa la rivolta. Qui le le scuole ci sono ma gli alunni sono pochi. Perché il paese è piccolo: 1234 abitanti in provincia di Cosenza. Siamo nella Calabria degli abbandoni dove anche una classe di prima elementare è una ricchezza. «Che certo - dice il sindaco Giovanni Manoccio - non intendiamo farci cancellare». Il decreto Gelmini parla chiaro: le scuole piccole vanno cancellate ed accorpate a quelle più grandi. La chiamano razionalizzazione. E’ solo un ritorno ad un passato da libro Cuore. Roba da anni Cinquanta. «Abbiamo classi composte da cinque, sei alunni, l’accorpamento significa che i nostri bambini, anche quelli della prima, dovranno farsi chilometri al giorno per raggiungere l’istituto più vicino». Tre anni fa, causa mancanza di bambini di sei anni, ci fu il rischio di non poter formare la prima classe elementare. Terrore nelle famiglie. Soluzione trovata dal sindaco, uomo dalla fantasia inesauribile. «Allora fummo veramente bravi, facemmo iscrivere alla prima elementare dodici ultraottantenni. Ne parlò mezza Italia e noi vincemmo una grande battaglia di opinione». La grande battaglia, della qualità della vita e della parità dei diritti nei piccoli comuni del Sud. Piccole comunità che rischiano di essere cancellate. «Se i nostri giovani saranno costretti a fare chilometri per studiare, il paese sarà fisiologicamente morto. Chi vorrà più abitare in un luogo simile?».

Acquaformosa è un paese di montagna con un elevato tasso di spopolamento. Qui vive una delle rare comunità arbereshe del Mezzogiorno, una vera e propria ricchezza culturale tutelata da leggi. Che la ministra evidentemente ignora o, se le conosce, intende tranquillamente violare. «La legge regionale n. 15 del 2003 a tutela delle minoranze, stabilisce che nei comuni come il nostro, dove vivono minoranze linguistiche, non possono essere soppresse né scuole, né presidi sanitari. Se la ministra non conosce la legge regionale, rilegga la normativa nazionale del 1999 che tutela le minoranze». Che fare? «Intanto chiedo al Presidente della Regione, Agazio Loiero, di opporsi, di presentare un ricorso, poi faremo scendere in campo i nonni». Quanti sono? Almeno una trentina, calcolano in paese. Gente forte, uomini di montagna, molti ultraottantenni. Alcuni sono analfabeti, altri semianalfabeti, altri ancora non avrebbero bisogno di tornare fra i banchi di scuola. «Lo facciamo - dice uno di loro - per i nostri nipoti e perché la scuola, i libri, sono una ricchezza. La Costituzione parla chiaro: l’istruzione è un diritto». Certo, un diritto. Anche in un piccolo paese della Calabria dove c’è un bel parco intitolato ad un ragazzo che studiava, Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978.