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Unità: Scuola al via, ma un terzo degli studenti cambierà insegnante

Dal tempo pieno all’obbligo a 16 anni, oggi si comincia

10/09/2007
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l'Unità

Dal tempo pieno all’obbligo a 16 anni, oggi si comincia. Ma «Tuttoscuola» lancia l’allarme: è un via vai che fa male a tutti
La prima campanella del nuovo anno scolastico questa mattina è suonata per i ragazzi della Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Veneto, Molise e provincia di Bolzano; oggi toccherà a quelli dell’Umbria, poi via via gli altri, ultimi quelli della Sicilia, richiamati sui banchi il 18 settembre. Oltre 42mila scuole statali di ogni ordine e grado accoglieranno circa 7 milioni e 800mila alunni: a questi vanno aggiunti i ragazzi che hanno scelto di frequentare gli istituti privati (circa 15mila). Ma quest’anno mette alla prova anche il nuovo corso voluto dal ministro. A partire dalla sezioni Primavera (le classi sperimentali riservate ai bimbi tra 2 e 3 anni). E poi il ripristino del tempo pieno nella scuola primaria, il nuovo obbligo di istruzione a 16 anni. Torna ad essere indispensabile il giudizio di ammissione da parte del consiglio di classe per svolgere l’esame di terza media; gli studenti del primo anno dei professionali faranno meno ore; sempre alle superiori, per tutti i frequentanti il terzo e quarto diventa obbligatorio saldare i debiti. Proprio l’eccessivo «indebitamento» degli studenti - ne soffre il 36% dei promossi, con la bestia nera della matematica in testa, e il numero degli indebitati è in aumento rispetto al 2006 - è tra le maggiori preoccupazioni di Fioroni, che sta pensando anche all’ipotesi di tornare gli esami di riparazione. Infine diventa più problematica la procedura che permette di presentare la domanda di partecipazione ai candidati esterni alla maturità: i privatisti dovranno avere il permesso dall’ufficio scolastico regionale. Si punterà poi con più incisività all’educazione permanente degli adulti.
Ma non ci sono solo i buoni propositi. Secondo Tuttoscuola infatti un terzo degli studenti cambierà insegnante. Saranno 200 mila i docenti con una nuova sede: un terzo dei casi non sarà lo stesso dell’anno scorso, almeno nella scuola secondaria (nella primaria avviene in un quinto dei casi). Il settimanale rileva che «tra trasferimenti di sede, pensionamenti e nomine provvisorie del personale non di ruolo, ogni anno nei collegi docenti si registra un via vai di arrivi e partenze. L’Italia spende 39 miliardi di euro l’anno per il personale della scuola, ma non riesce ad assicurare ai propri studenti un docente che li segua per tutto il ciclo scolastico. Con buona pace della continuatà didattica». Per gli alunni il cambio del docente significa ricominciare da capo, adattarsi a nuovi metodi e a nuovi rapporti interpersonali; per gli insegnanti significa riavviare un’esperienza didattica, impostare nuovi piani di lavoro, conoscere per la prima volta decine di alunni, nuovi colleghi, nuovi ambienti. Tuttoscuola ha considerato che il 19,4% di docenti è precario e il 12,8% sono docenti trasferiti da altra sede: 32,2% in tutto a livello nazionale (nella scuola media; alle superiori si arriva al 31,3%).