Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Scuola araba, non c’è più tempo

Unità: Scuola araba, non c’è più tempo

Il Comune di Milano nicchia sulle autorizzazioni E dice: «Compromessa la durata dell’anno scolastico»

25/10/2006
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Il Comune di Milano nicchia sulle autorizzazioni
E dice: «Compromessa la durata dell’anno scolastico»
Tutto come previsto. Dopo mesi di intralci burocratici e di pretesti, la scuola Nagib Mahfuz di Milano, la prima scuola araba italiana, è ancora chiusa. Malgrado l’ok del ministro alla pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, malgrado si siano fatti tutti gli interventi aggiuntivi richiesti dai vigili del fuoco per metterla a norma, l’istituto che 12 giorni fa aveva sospeso le lezioni in attesa di una decisione della giunta Moratti, è ancora chiuso e i 100 bambini che si erano iscritti, sono di fatto privati del diritto allo studio.
Ma adesso, il vice sindaco Riccardo De Corato, afferma spudoratamente ciò che dalle colonne di questo giornale avevamo previsto, due settimane fa. Dice che «finalmente anche il Direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, Mario Dutto, ha sollevato il problema della durata dell'anno scolastico per l'istituto di Via Ventura».
La legge infatti, prevede che l’anno scolastico debba avere una durata minima di 200 giorni e l’amministrazione comunale, con le sue politiche di ostruzionismo burocratico, è riuscita a erodere questa soglia, per poter adesso affermare che siamo fuori tempo massimo.
«Grazie all'Amministrazione comunale, dalla vicenda della scuola di via Ventura emerge una Milano di cui ci si deve vergognare» commenta il segretario provinciale milanese dei Democratici di Sinistra, Franco Mirabelli. Per il responsabile della Quercia «si deve vergognare un’Amministrazione comunale che usa ogni pretesto per non concedere un'autorizzazione dovuta, penalizzando in questo modo dei bambini, che hanno il diritto di frequentare la scuola, e le loro famiglie».
Mirabelli avverte: «Il messaggio che rischia di passare è quello di una volontà di discriminare i cittadini su base religiosa o etnica. Un messaggio molto pericoloso veicolato dalle dichiarazioni degli esponenti di Lega e An». Il Comune, conclude Mirabelli, «non può più tergiversare cercando futili pretesti, si assuma la responsabilità di decidere. E la decisione non può che essere coerente con le leggi che valgono per tutti».
La spaventosa miopia dell’amministrazione Moratti è ovviamente destinata a a risolversi in un danno immediato, provocato alla scuola e ai suoi utenti, ma in prospettiva, se non si cambia la Costituzione italiana, anche la giunta dovrà prender atto che non può impedire l’apertura di una scuola privata, che osserva i programmi ministeriali, come prevede la carta costituzionale. Se il progetto fallirà, per l’anno scolastico in corso, il prossimo anno nessuna signora Moratti potrà boicottarlo. Per il prossimo anno, anche la più pignola ispezione dei vigili del fuoco non troverà appigli. I programmi scolastici avranno accolto anche le virgole dettate dal provveditorato. L’unico risultato sarà quindi quello di aver danneggiato i bambini rinviando di un anno ciò che poteva essere risolto subito.