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Unità-Scuola, il monologo delle falsità

È stupefacente l'apparente disinteresse che Berlusconi e i suoi manifestano nei confronti del movimento di opposizione spontaneo che la società civile sta portando avanti per ribadire, puntualme...

26/02/2004
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l'Unità

È stupefacente l'apparente disinteresse che Berlusconi e i suoi manifestano nei confronti del movimento di opposizione spontaneo che la società civile sta portando avanti per ribadire, puntualmente, giorno dopo giorno, un no deciso ad una politica che appare confusa e velleitaria. Dire però che la riforma della scuola concepita dalla Moratti non poggi su un preciso programma politico è sbagliato. L'idea è molto precisa e mina alla base i presupposti su cui la scuola pubblica italiana ha costruito la propria stessa esistenza; e che, pur nella innegabile perfettibilità dei risultati, ha consentito al sistema dell'istruzione di incarnare, anno scolastico dopo anno scolastico, un'ipotesi di vita laica e democratica, la solidarietà delle idee, il confronto tra le differenze, il luogo dell'annullamento delle disparità sociali, un'opportunità di crescita culturale, morale e civile per tutti. Dietro la filosofia del risparmio, che detta gli interventi di politica scolastica del Governo, c'è la colpevole convinzione che un investimento sia vantaggioso solo se produce risultati immediatamente apprezzabili dal punto di vista economico. Il sistema dell'istruzione, quello della formazione e quello della ricerca - è evidente - non producono per loro stessa natura effetti di questo tipo. Le cifre pompate che la Moratti ha sciorinato in televisione hanno incorporate in sé, tra l'altro, le ingenti somme che il Ministero ha destinato alle campagne di propaganda per sostenere questa riforma che non piace quasi a nessuno. E sono false, come è falsa l'affermazione - sostenuta dal Presidente del Consiglio - che la riforma è appoggiata dal mondo della scuola: chiedete in giro ad insegnanti, studenti, personale tecnico-amministrativo. La Sinistra, le sinistre, e il mondo sindacale hanno sfidato il Governo ad un confronto. Hanno chiesto di smentire dati, obiezioni, contraddizioni. La sfida non è stata accolta: la difesa ad oltranza dell'operato del Governo procede per monologhi, in mancanza di contraddittorio e - quel che più è grave - continuando a far passare provvedimenti sottratti al dibattito parlamentare. Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale; nonostante le manifestazioni in tutta Italia; nonostante i pareri interlocutori delle commissioni parlamentari; nonostante l'illegittimità per eccesso di delega per quanto riguarda la figura del tutor, i programmi definiti per legge, la riduzione dell'orario; nonostante il malcelato malumore di una parte della stessa maggioranza, il primo decreto attuativo della legge delega 53/2003 sulla riforma della scuola è stato approvato. Altri decreti attuativi della riforma sono già pronti. Si temeva che la prova di forza avrebbe prodotto scoraggiamento, avrebbe sortito l'effetto di un immediato abbassamento del livello di mobilitazione sulla scuola; e invece è successo il contrario. Si sono raddoppiate le iniziative: oltre alle manifestazioni - quella, riuscitissima, di Milano 10 giorni fa; quella nazionale indetta da Cgil, Cisl e Uil che ci sarà il 28 a Roma, con numerosissime adesioni - presìdi di controinformazione ed assemblee in moltissime scuole. Si moltiplicano i coordinamenti in difesa della scuola pubblica, attivissimi ed efficaci. L'incapacità di comprendere la ricchezza della società civile da parte del Governo è sconcertante e disarmante allo stesso tempo; abituati a teatrali adunanze organizzate da una sapiente regia, sono culturalmente non attrezzati a recepire un movimento non subalterno a nessuno, che rappresenta il sussulto di coscienze indisponibili a farsi imbrigliare da raffinati interventi di chirurgia estetica, da false promesse, da soluzioni sbrigative ed autoritarie. La mancanza di un 'capopopolo', di un aizza folle, la capacità di tante famiglie di uscire e sfilare per le vie delle città con dignità, allegria e convinzione non incantate dalle suggestive note di un pifferaio magico, ma mosse da coscienza critica emotivazione civile; la partecipazione straordinaria alle assemblee che si tengono nelle scuole disorienta un Governo che continua a far finta di non accorgersi di ciò che sta accadendo. Rimanere sordi a questa pressante richiesta di confronto e andare avanti per una strada dai più considerata sbagliata è un sintomo di miopia e di debolezza politica rara in uno stato che voglia definirsi democratico. Può significare semplicemente disinteresse; o una narcisistica tendenza all'autoreferenzialità; più probabilmente è il sintomo grave di una debolezza politica ed istituzionale che l'apparente indifferenza o le scomposte accuse di comunismo rivolte a chi non è d'accordo non riescono più a mascherare.

Marina Boscaino


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