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Unità: Scuola, la Gelmini nella bufera

«Razziste le sue parole sul Sud»

25/08/2008
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l'Unità

di Roberto Brunelli / Roma

Povera Mariastella. L’unico a darle ragione è Italo Bocchino, l’uomo di An, presidente vicario di Pdl alla Camera. Una dichiarazione, la sua, dall’aspro sapore littorio: «Bisogna dare atto al ministro di aver aver impostato con chiarezza il suo lavoro al ministero dell’istruzione». Pausa. «L’uso del grembiule, l’obbligo di alzarsi in piedi all’arrivo dell’insegnante, il ritorno della valutazione della condotta, servono a reimpostare quei concetti sani di disciplina e autorità che, smantellati dalla cultura di sinistra proveniente dal ‘68, hanno impoverito la scuola italiana». Chiarissimo. Ma a parte Bocchino, il resto d’Italia contesta esterrefatta le ultime esternazioni della giovane ministra: «La scuola deve alzare la propria qualità abbassata dal Sud - aveva dichiarato ieri l’altro in quel di Cortina - pertanto in Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata organizzeremo corsi intensivi per insegnanti». Questione di consecutio: se dici che la scuola del sud fa schifo, e subito dopo aggiungi che farai dei corsi per i docenti del sud, il risultato è che hai detto che la scuola del sud fa schifo per colpa dei professori del sud. Per la verità, non si è limitata a questo, la Mariastella: non solo ci ritroveremo il voto di condotta, ma sarà un sonante «5», perché - spiega lei - «è con quello che si viene bocciati...».
Ora la ministra parla di «malafede» dei giornalisti (curioso, visto che agenzie di stampa e giornali riportano le stesse parole), smentisce con determinazione, assicura che ha sempre pensato «che esistono bravi professori sia al Nord che al Sud», ribadisce che esiste un problema strutturale nel meridione: ma oramai la frittata è fatta. L’accusa è grave e viene da praticamente tutto l’arco costituzionale (a parte la Lega che, significativamente, tace): razzismo. «Razzismo vero e proprio», dice la responsabile alle politiche giovanili del Pd, Pina Picierno, che considera quelle del ministro «parole offensive e gratuite, inappropriate», quando il vero problema della scuola e dell’univeristà sono «i tagli sconsiderati». È durissimo anche il deputato del Pd ed economista Francesco Boccia: «Il corso di formazione dovrebbe seguirlo un ministro che dimostra un’imbarazzante ignoranza sui principi costituzionali più elementari. È la prima volta nella storia della Repubblica che un ministro arriva a definire le differenze di preparazione culturale in relazione alla regione di provenienza. L’Italia ha, per sua fortuna, una classe di docenti che, nonostante l’assenza dello Stato e le scarse risorse, assicura un servizio indispensabile ai bambini e ai ragazzi italiani. Certo - conclude il deputato del Pd - ho conosciuto anche tanti pirla nelle scuole del Nord, ma non per questo ho mai pensato che al Nord fossero tutti così».
Piovono pietre, insomma, e nessuno prende sul serio la smentita di della Gelmini. Oltre alla Rete degli Studenti («dichiarazioni imbarazzanti e irricevibili, si occupasse invece di finanziare la scuola adeguatamente»), al segretario generale Cgil Scuola Enrico Panini («il suo è un approccio di chiaro stampo leghista») e al portavoce dell’Idv Leoluca Orlando («un pensiero rozzo e falso che offende milioni di persone»), c’è una sequenza di attacchi da alcuni alleati di destra: pure il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo parla di razzismo, mentre il portavoce dei giovani della Destra dice che la Gelmini «forse non si rende conto della portata descriminatoria della sua affermazione». Imbarazzati i tentativi di difesa dei peones di Forza Italia: nessuno osa entrare nel merito della questione. Francesco Pasquali, coordinatore dei «Giovani per la Libertà», si limita a dire che «l’Italia finalmente si lascia alle spalle un pachiderma burocratico».
È preoccupata invece Maria Pia Garavaglia, ministro-ombra del Pd per l’Istruzione: «Le dichiarazioni che il ministro si è affrettata a ritrattare con la formula di rito che si usa quando ci si accorge di averla fatta grossa rivela le intenzioni reali di questo governo». Eccole: grembiule, ordine, disciplina, tagli. Una bella scuola davvero.