Unità-Scuole chiuse per mancanza di docenti. Il governo: "Colpa dei sindacati"
Scuole chiuse per mancanza di docenti. Il governo: "Colpa dei sindacati" Emergenza istituti dell'infanzia nel Veneto, i sindaci dei Comuni interessati incontrano il viceministro Aprea. Che se la ...
Scuole chiuse per mancanza di docenti. Il governo: "Colpa dei sindacati"
Emergenza istituti dell'infanzia nel Veneto, i sindaci dei Comuni interessati incontrano il viceministro Aprea. Che se la prende con Cgil Cisl e Uil
Roberto Monteforte
ROMA "Se le scuole dell'infanzia sono chiuse per mancanza di insegnanti è colpa dei sindacati". Questa è stata la risposta del vice ministro dell'Istruzione, Valentina Aprea a sindaci, assessori, genitori e insegnanti dei comuni veneti di Salzano (Venezia), Preganziol (Treviso) e Padova venuti a Roma per protestare contro la mancata apertura degli edifici per l'infanzia pronti di tutto, con tanto di liste di bambini e famiglie in attesa, ma chiusi perché il ministero non ha ancora assegnato i docenti. E questo benché vi siano ben 400 insegnanti "congelati" per fronteggiare queste emergenze. Ma per la vice della Moratti questi docenti sarebbero non disponibili, perché legati esclusivamente a un accordo con i sindacati sugli "anticipi", vale a dire sull'inserimento anche in via sperimentale nelle scuole dell'infanzia dei bambini con meno di tre anni e non per l'apertura di nuove sezioni di scuole dell'infanzia. Questa materia sarebbe ferma per l'indisponibilità sindacale. In pratica il ragionamento dell'Aprea sarebbe stato questo: appena si trova l'accordo sugli "anticipi" può scattare l'utilizzo di una parte di questi docenti per fronteggiare emergenze come quelle del Veneto. Un "collegamento" che però è considerato improprio da Cgil, Cisl e Uil che respingono quello che considerano "un ricatto esercitato utilizzando le legittime aspettative dei genitori che hanno iscritto figli di 3 o 4 anni e che sono ancora in attesa di poter frequentare scuole nuove, già pronte e arredate". "Quei 400 insegnanti vanno utilizzati anche per fronteggiare queste emergenze - sottolinea Rossi della Cgil-scuola di Venezia - e si tratta di bambini che hanno anche quattro anni e che a maggior ragione dovrebbero essere garantiti". I sindacati ricordano che "uno degli obiettivi indicati nella riforma è la generalizzazione della scuola dell'infanzia, una finalità ben lontana dall'essere realizzata, mentre l'anticipo può essere assicurato solo in presenza di precisi accordi con gli enti locali che dovrebbero garantire la qualità della scuola dell'infanzia". Di questo si dovrebbe discutere domani a viale Trastevere nell'incontro programmato tra ministero e sindacati sugli effetti della riforma Moratti sull'organizzazione del lavoro. Per l'Aprea tutto sarebbe pronto, finanziamenti compresi, per far partire gli "anticipi" e inadempiente sarebbe il sindacato. La replica è secca: "Il ministero non è neanche in grado di garantire il minino a bambini di quattro anni, figuriamo favorire l'"anticipo" dei bambini più piccoli". Una bella contraddizione per la Moratti che parla di generalizzazione della scuola dell'infanzia. Intanto l'elenco dei comuni veneti in difficoltà si allarga, va aggiunto anche Alano di Piave, area premontana del Trevigiano, con 60 bambini in attesa, senza nè scuola materna, né statale da quando ha chiuso quella paritaria. La delegazione veneta torna a casa rinfrancata. Soddisfatta di avere trovato un'attenzione trasversale: prima di raggiungere viale Trastevere si è incontrata a Montecitorio con i rappresentanti dei gruppi dell'Ulivo e con il capigruppo dei Ds, Violante e della Margherita, Castagnetti che si sono impegnati a presentare un'interrogazione parlamentare urgente sulla questione.
La Moratti pare intenzionata a giocare la carta degli "anticipi", ma soprattutto al Sud, denuncia la Cgil, si riscontrano situazioni di grave irregolarità. Si segnalano bambini con meno di tre anni "iscritti" negli istituti senza che vi siano le condizioni minime di sicurezza e di accoglienza, senza le strutture e il personale previsto dalla normativa vigente, senza la stipula degli accordi tra enti locali e direzioni scolastiche regionali. Emblematico è il caso della Puglia dove sono migliaia i bambini "anticipatari" "spalmati" quasi clandestinamente nelle classi con anche 28 alunni. Le autorità scolastiche negano. Per il ministero si tratta di bambini "invisibili", che però sono nelle classi ci sono e ai quali va salvaguardato il diritto alla qualità di un percorso formativo. "Non vorremmo che la scuola dell'infanzia perdesse la sua identità pedagogica e diventasse un grande parcheggio" commenta Gianni Medici, segretario Cgil-scuola Puglia. Per questo vengono chiesti a provveditorati ed enti locali organici, arredi e strutture adeguati e personale qualificato. I sindacati chiedono l'apertura sperimentale delle "sezioni primavera": un docente per massimo dodici bambini anticipatari. La situazione è grave anche a Matera, dove i sindacati hanno invitato gli insegnanti a richiedere un "ordine di servizio" alle direzioni didattiche, necessario per liberarli dalle responsabilità anche penali che pesano sulle loro spalle: è rischioso per un solo docente gestire classi di 29 alunni con bambini con meno di tre anni e non tutto può essere scaricato sul "bidello" tutto fare.