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Unità: Se studiare è un lusso

Marina Boscaino

28/08/2007
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l'Unità

La denuncia

Puntuale come l’inizio dell’anno scolastico ci raggiunge la polemica sul caroscuola: il tormentone di fine agosto che ci annoia per la sua prevedibilità; ma che ci ricorda implacabilmente come le famiglie italiane - quelle della gente normale, quelle di coloro che, magari, pagano le tasse e cercano di seguire le buone norme del vivere civile - si trovino ogni anno a fare i conti con la conferma di un principio assai discutibile: garantire il diritto allo studio ai propri figli in Italia costa troppo.

Soprattutto per chi - per senso civico e adesione democratica ai diritti di cittadinanza, principi che rischiano nel nostro strano Paese di diventare obsoleti - non aderisce alle demagogiche incitazioni allo sciopero fiscale di una parte dell'opposizione.
Un decreto del ministro Fioroni del 22 maggio aveva stabilito - come di consueto - il tetto massimo di spesa nella scuola media per l'anno scolastico che sta per iniziare: 280 euro per la I classe, 108 per la II e 124 per la III. Altroconsumo (www.altroconsumo.it), su un campione di 55 scuole (pari a 355 classi) distribuite a Napoli, Milano e Roma, ha stimato che in quelle città la spesa media supererà al contrario i tetti indicati dal ministero. In particolare a Napoli le famiglie potrebbero spendere fino a un massimo di 394 euro (con una spesa media di quasi 300 euro), a Roma 334 e a Milano 316: in entrambe le città la spesa media sarà di 275 euro circa. Per di più, nel valutare la spesa per i testi scolastici, Altroconsumo ha escluso dal conteggio i dizionari e i testi consigliati.
L'affastellamento di cifre - come spesso accade - può creare disorientamento. Ma il fenomeno e la denuncia, questa volta - ed è notizia di ieri - sembrano non essere stati presi sottogamba: l'Antitrust ha dato mandato alla Guardia di Finanza di portare avanti le opportune verifiche, monitorando l'eventuale rincaro dei prezzi presso e librerie. Una reazione certamente significativa: perché occorre ricordare che gli allarmanti margini di incremento configurano - nella parcellizzazione dei rincari che colpiscono soprattutto le famiglie con reddito fisso medio-basso - una stangata che implica, anno dopo anno, la rinuncia progressiva, proprio di quelle famiglie, al consumo di beni ulteriori e il conseguente abbassamento dei livelli di qualità della vita. Un fatto particolarmente grave, se i rincari dipendono dalla spesa relativa a un diritto fondante della persona - quello all'istruzione - nella scuola dell'obbligo. L'inchiesta di Altroconsumo è stata inoltrata al ministro Fioroni; e il Codacons ha comunicato l'invito a una mobilitazione dei genitori in una protesta civile: uno sciopero dell'acquisto dei libri; in particolare boicottando quelli dai costi troppo alti a vantaggio di testi analoghi, compatibili con i tetti stabiliti. La proposta è interessante ma ingenua: i testi scolastici non sono certamente interscambiabili, come i farmaci con il medesimo principio attivo. Rimane, stando così le cose, la possibilità di acquistare i libri di seconda mano, di propiziare lo scambio tra studenti, possibilmente favorito dalle scuole stesse; infine la necessità di individuare - nell'ambito della Rete - pratiche legali che consentano l'accesso ai contenuti dei testi per stroncare la tendenza al caro-libri che il mercato perpetra impunemente anno dopo anno.
Il Codacons punta l'indice anche contro gli insegnanti, che - durante il collegio docenti di maggio, dedicato alla scelta dei libri scolastici per l'anno seguente - privilegiano le nuove edizioni - più care - seppure spesso ritoccate in modo non sostanziale quando non irrilevante. L'osservazione ha scatenato reazioni differenti da parte dei sindacati. Un ulteriore argomento che stimola la riflessione su quelle che debbano essere le mansioni del docente: in questo caso, se - oltre alla valutazione di impostazione dei contenuti del testo scolastico - tocchi all'insegnante conteggiare il tetto di spesa al quale le famiglie giungono; o se - viceversa - debba essere onere delle case editrici non proporre testi inadeguati a quel tetto. Considerata la situazione di gran parte dell'editoria scolastica italiana, credo che - ancora una volta - gli insegnanti debbano svolgere il proprio mandato in senso strettamente politico: facendosi interpreti di un messaggio di equità, rispetto e cura per le condizioni di vita che altrove - purtroppo - non è dato registrare. La vigilanza, ancora una volta, è d'obbligo.