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Unità: Sindacati e governo la strada è stretta

...sarebbe importante ottenere non l’abolizione immediata di leggi del precedente governo, ma un segnale preciso. Come quello che potrebbe essere rappresentato dal passaggio di lavoratori del pubblico impiego a tempo determinato ad una condizione di normalità lavorativa. Un passo solo, ma nella giusta direzione.

30/07/2006
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l'Unità

Bruno Ugolini

Una strada stretta, strettissima. E’ quella che i sindacati stanno percorrendo, per tentare di stabilire con il governo di Romano Prodi, un rapporto nuovo. Assai diverso da quello fallimentare sperimentato con la coalizione di centrodestra. Ma la famosa “nuova concertazione”, anche dopo l’incontro di venerdì, è ancora tutta da riempire di contenuti. E lungo quella strada che per primo Guglielmo Epifani ha definito “stretta”, i sindacati, e in primo luogo la Cgil, appaiono preoccupati, sofferenti.

Una testimonianza di tale disagio è emersa, ad esempio, nella recente riunione del Comitato Direttivo della Confederazione, nonché in un’intervista all’Unità del segretario della Fiom, Gianni Rinaldini. La confederazione tra l’altro votava un giudizio negativo sulla proposta d’indulto, condividendo la tesi (smentita da altri) circa il fatto che con il nuovo provvedimento non sarebbero più risarciti i lavoratori vittime del lavoro.Ma è soprattutto sulle scelte della manovra economica che si è rivolta e si rivolge la preoccupazione e l’insoddisfazione del maggior sindacato italiano. C’è, innanzitutto, l’intenzione di non lasciare nelle mani della Cisl di Raffaele Bonanni la bandiera dell’autonomia. L’organizzazione di Epifani ha cercato di allontanare da sè, fin dal proprio ultimo Congresso, un’etichetta malevola. Era l’immagine di un sindacato come prono, di fronte ad un “governo amico”, a cui prestare solo consigli amichevoli, suggerimenti costruttivi. Il gruppo dirigente, nell’ultima riunione del Comitato Direttivo, ha proprio voluto rendere più evidente la propria indipendenza, senza cadere nell’agnosticismo. Ed ha così deciso non un innalzamento dei toni, non l’adozione d’aggettivi altisonanti. Ha deciso di “alzare il tiro”, optando per un pacchetto di “controproposte”. Tutte da definire non in solitaria elaborazione, bensì con Cisl e Uil. Una testimonianza importante di volontà unitaria, da calare poi nella discussione con gli interessati, cioè i lavoratori iscritti e non iscritti.L’intenzione è così quella di non soffermarsi nel gioco di rimessa, come forse si è stati spinti a fare nel passato. Non si aspetteranno le misure del governo per poi avanzare le proprie critiche, le proprie idee emendative, le proprie indisponibilità o disponibilità. Questa volta sarà forse possibile, per ogni capitolo, avanzare indicazioni alternative. Tutti sono coscienti, anche in casa Cgil, della delicatezza del momento, dal punto di vista sociale ed economico. Tutti sanno ben soppesare l’eredità avuta in consegna dal precedente governo. Il filo conduttore degli interventi necessari potrebbe però essere dato dalla parola “risparmi”, in luogo della parola “sacrifici”. E questo sia per quanto riguarda le pensioni, sia per quanto riguarda il pubblico impiego, sia per quanto riguarda la sanità. Un esempio di tale operazione lo spiega uno dei segretari confederali della Cgil, Paolo Nerozzi, a proposito di sanità. Qui qualcuno, nel governo, potrebbe ipotizzare un aumento dei ticket e un taglio delle convenzioni. Un’alternativa potrebbe essere trovata agendo, invece, sulla spesa farmaceutica. Insomma non esiste solo “l’agenda Giavazzi”, per dirla con il nome di un noto economista prodigo di consigli non sempre ispirati dall'equità sociale.L’appuntamento è a settembre, allorché si tratterà di varare non facili slogan, ma una vera piattaforma. L’importante è sempre stato per il sindacato non battersi per ottenere tutto e subito, ma inserire obiettivi parziali in un orizzonte più ampio. Un discorso che vale anche per un tema come quello del lavoro flessibile, troppo spesso precario, che divide le stesse Confederazioni. Qui sarebbe importante ottenere non l’abolizione immediata di leggi del precedente governo, ma un segnale preciso. Come quello che potrebbe essere rappresentato dal passaggio di lavoratori del pubblico impiego a tempo determinato ad una condizione di normalità lavorativa. Un passo solo, ma nella giusta direzione.