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Unità: Sistema-scuola a pezzi «Troppi divari tra Nord e Sud»

Una ricerca di Bankitalia: dislivelli anche tra ricchi e poveri Draghi: i nostri studenti non sono all’altezza dei coetanei europei

11/06/2008
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l'Unità

/ Roma

NON È MESSA BENE la scuola italiana: divari imbarazzanti tra Nord e Sud, tra licei e istituti tecnici, tra famiglie con uno status socio-economico alto e basso. E il motivo di allarme dev’essere veramente serio, se a dirlo questa volta è la Banca d’Italia, che
ha realizzato uno studio ad hoc sul presente dell’istruzione nel Bel Paese. In particolare, lo studio - presentato ieri - mette sotto accusa il sistema di valutazione dei nostri studenti: un sistema «molto debole», ove si denuncia «una scarsa capacità degli esami finali nel segnalare adeguatamente la reale preparazione degli studenti». Un tema che pare appassionare anche il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che ieri mattina, facendo proprio lo studio, ha offerto un’analisi impietosa della situazione: i giovani italiani - ha detto - hanno accumulato un «grave ritardo» nell’istruzione rispetto ai loro coetanei europei. Un ritardo che il numero uno di via Nazionale quantifica in un intero anno di scuola, mentre il «32,8 per cento degli studenti italiani non raggiunge il livello di competenze necessario in una società avanzata», quando nella media dell’area Ocse «la percentuale si attesta al 21,3 per cento».
Non è uno scenario rassicurante. La ricerca di Bankitalia parte dall’analisti delle più importanti indigani nazionali e mondiali, che rivelano «significativi divari tra le regioni italiane, con gli studenti meridionali al di sotto degli standard internazionali e di quelli delle regioni settentrionali, in tutte le materie oggetto di valutazione (comprensione del testo, matematica, scienze)». Divari che sono «ancora più ampi negli istituti tecnici e professionali, e crescono con l’avanzare del percorso scolastico». Altro elemento che emerge è l’influenza che le caratteristiche della famiglia di provenienza esercitano, con un forte impatto, sui risultati scolastici, specialmente negli anni che precedono la scelta della scuola superiore. In particoalre, «una parte significativa dei differenziali di conoscenze e competenze tra gli studenti del Nord e quelli del Sud è attribuibile agli studenti provenienti da famiglie svantaggiate».
Nel passaggio alla scuola superiore, l'effetto-famiglia risulta attenuato, una volta considerati il tipo di scuola frequentata e, soprattutto, le diverse caratteristiche della scuola frequentata, suggerendo che l'influenza dei genitori si esercita soprattutto nella scelta dell'istituto.
Da parte sua, Draghi, facendo sue le parole dello scrittore Robert Musil («Tutto il nostro progresso civile è nato con la matematica: non esiste uno strumento simile»), ha sottolineato il valore dello studio delle materie scientifiche, spiegando però che nel sistema scolastico italiano «il sistema di valutazione è ancora insufficiente, con esami di Stato che da tempo sono meno accurati e criteri di giudizio non uniformi sul territorio nazionale».
Divari geografici, scompensi organizzativi, discriminazioni di ceto, ritardi: Draghi fa riferimento ad un quadro fosco, sottolineando tuttavia che «finalmente» si tratta di un ritardo «riconosciuto», anche se «la consapevolezza è recente». Dice il governatore che l’Italia è stata ricondotta «bruscamente alla realtà». Ora si tratta di capire quali debbano essere gli strumenti per curare il malato grave che è la scuola italiana. Sperando che non sia troppo tardi.