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Unità: Solo briciole per la ricerca Gelmini, la verità delle cifre

150 milioni quest’anno per l’assunzione di laureati da tempo nelle università Una miseria E i tagli indiscriminati denunciati dal Presidente ci sono tutti

24/02/2009
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l'Unità

Maristella Iervasi

Gelmini maestra unica elenca gli sprechi. Il ministro Brunetta si vanta di «aver salvato l’Italia» e precisa che al governo sta a cuore la ricerca: «Del resto sono un professore universitario...» aggiunge. Resta il fatto che il presidente Napolitano ha parlato a ragion veduta: occorrerebbe proprio rimettere mano alle scelte di bilancio sugli Atenei e «salvare» dalle sofferenze la ricerca.

Tagli indiscriminati

Con un decreto finanziario, ora legge 133, Tremonti ha imposto tagli durissimi ai fondi di finanziamento ordinari (Ffo) degli atenei. Quasi 1500 milioni di euro nei prossimi cinque anni (2009-2013), gravando su un bilancio già anoressico. Una pesante cura dimagrante dalle conseguenze immediate: riduzione dei servizi agli studenti e dei laboratori, manutenzione di aule e biblioteche, peggioramento della qualità della didattica, forte riduzione delle attività di ricerca. Già perché a tutto questo bisogna abbinare la drastica riduzione del turn over del personale e l’incognita che pesa come un macigno di trasformare le Università in fondazioni. Non solo. Poi è arrivato il decreto Gelmini, meglio noto come legge 180. Con tutta una serie di norme e regole volte a privilegiare quasi esclusivamente gli atenei virtuosi lasciando in cattive acque le università con bilanci o quasi vicino al rosso. E per la ricerca solo uno specchietto per l’allodole: l’annuncio dal 2009 di 150milioni di euro per favorire l’assunzione di giovani e diminuire l’età media dei docenti. «Tremila posti in più per i ricercatori», disse la Gelmini. Ma molti atenei hanno i bilanci in perdita. Con questo scenario sarà proprio difficile per un ricercatore resistere dal richiamo dell’estero, visti i vincoli alle nuove assunzioni, le sospensioni di alcuni bandi di dottorati di ricerca e il pericolo dell’aumento delle tasse d’iscrizione. Forse l’Onda non aveva tutti i torti nel sostenere che oltre alla «fuga dei cervelli» si arriverà alla fuga degli studenti universitari.

La ricerca bistrattata. L’Italia ha sottoscritto l’agenda di Lisbona dell’Unione Europea, in cui gli Stati membri si impegnavano a investire in ricerca e sviluppo il 3% del prodotto interno lordo. Ebbene, tra i paesi del G8 l’Italia ha una delle spese per ricerca e sviluppo più basse: raggiunge a malapena l’1,1%, meno della metà di quanto spendono Francia e Germania. Nature, la prestigiosa rivista scientifica criticò il governo Berlusconi: «Attacchi insensati e miopi. Farebbe meglio a considerare la ricerca un investimento nell’economia della conoscencza del ventunesimo secolo».

Gli spot

Mentre da un lato si compromette l’aspirazione di chi voglia intraprendere la strada della ricerca e dell’insegnamento universitario, dall’altra si corre ai ripari con misure di facciata. Dopo gli scandali sacrosanti della parentopoli universitaria ecco le nuove regole per i concorsi: peccato però che la tanta auspicata trasparenza è solo uno spot. Per ogni concorso ci saranno infatti sempre 2 vincitori: uno che prenderà possesso della cattedra bandita e l’altro che potrà essere chiamato da altri atenei. Dunque, la protezione del «cocco» del barone non viene eliminata.

Sprechi e numeri

della Gelmini «In Italia si laureano meno studenti che in Cile, questo anche se nel nostro Paese ci sono 95 università» tra sedi centrali e distaccate. Nel 2001 i corsi di laurea erano 2444, oggi 5500. Le materie insegnante sono circa 170mila, contro una media europea di 90mila. «Nessun ateneo italiano è entrato nella graduatoria delle migliori 150 università del mondo stilata dal Times: Bologna è al 192esimo posto. Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori senza tener conto delle reali esigenze degli studenti, aumentando la spesa in maniera incontrollata. Molte università hanno i conti in rosso. Siena spende per il personale il 104% del suo finanziamento; la Federico II di Napoli il 101% con decine di milioni di euro di passivo».

La Gelmini cerca di replicare elencando la lotta agli sprechi. Ma non convince. I tagli alla ricerca e alle università ci sono tutti. La cura dimagrante imposta da Tremonti non è stata spostata di un millimetro.