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Unità: Statali, quattro miliardi per rinnovare i contratti

Lo stanziamento, triennale, non convince i sindacati Per Cgil, Cisl e Uil di fatto è una moratoria di un anno

23/08/2006
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l'Unità

di Felicia Masocco / Roma

QUATTRO MILIARDI in tre anni. Per la prima volta dall’insediamento il governo quantifica il costo del rinnovo dei contratti pubblici per 3 milioni e mezzo di dipendenti. È il ministro Luigi Nicolais a fare la cifra da stanziare in un triennio, la prima tranche di un
miliardo nella prossima Finanziaria. «Insufficienti», per i sindacati, i quali temono che la proposta nasconda la moratoria di un anno oppure una modifica strisciante del modello contrattuale. Da stime recenti la spesa per i rinnovi non può essere inferiore a 5 miliardi da aggiungere allo stanziamento dello 0,7% del costo complessivo, cioè 550 milioni, già previsti nella Finanziaria 2006. Il ministro per le Riforme e l’Innovazione nella pubblica amministrazione ha parlato al meeting di Rimini dicendo anche un’altra cosa: che i rinnovi sono «il punto di partenza per la concertazione» con i sindacati. «Non si può pensare di concertare senza un nuovo contratto». La disponibilità al confronto di Nicolais è nota, come pure lo stato delle finanze pubbliche. L’operazione spalmata su tre anni «permetterà di superare l’attuale momento di criticità».
C’è dunque attesa per quanto accadrà sul tavolo per il pubblico impiego che Nicolais ha annunciato di voler convocare entro la prima decade di settembre, cioè pochi giorni prima della presentazione della Finanziaria. I sindacati, invece, lo vogliono subito. L’attesa e i timori sono legati non solo alla fisiologica difficoltà che questi rinnovi incontrano. Ma anche al fatto che la pubblica amministrazione è tra i quattro campi in cui il governo vuole intervenire per rimettere a posto i conti. Se, come dice Nicolais, i rinnovi sono il punto di partenza per la concertazione, senza di essi sarà difficile che i sindacati pattuiranno altro.
Ieri una dopo l’altra Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno replicato all’annuncio del ministro mostrandosi per nulla d’accordo. I segretari di Fp-Cgil Carlo Podda, di Fps Rino Tarelli e di Uilpa Salvatore Bosco temono all’unisono una moratoria o un allungamento a tre anni della vigenza contrattuale. Tutto da respingere. Fatti due conti Podda dice che l’aumento mensile per un impiegato con stipendio di 1.200 euro sarebbe di 25 euro lordi: 15 con il miliardo della Finanziaria 2007, più i 10 della Finanziaria 2006. «Delle due l’una: o il ministro ci sta dicendo che la moratoria contrattuale da noi paventata e sempre smentita dal governo, nei fatti c’è. Oppure che i contratti da biennali sono diventati triennali e nessuno ci ha avvertito». Podda prevede «un settembre complicato». Questi aumenti si avrebbero a gennaio 2007, quindi solo nel 2008 gli incrementi andrebbero a regime. Cioè un anno più tardi.
«I lavoratori hanno diritto al contratto», ha tagliato corto Paolo Nerozzi che per la segreteria confederale della Cgil segue il punbblico impiego. «Si apra subito la discussione e poi faremo le nostre valutazioni». «Non ci siamo per niente», per Gianni Baratta, segretario confederale della Cisl. «Intanto finché non si cambieranno le regole, i contratti economici restano biennali. E poi per rinnovare il biennio 2006-2007 servono risorse aggiuntive per 5 miliardi di euro. Trovarle è responsabilità dell’esecutivo». La Uil è in sintonia: «I contratti del pubblico impiego - ha detto il segretario confederale Paolo Pirani - non sono una concessione unilaterale» e «non siamo disponibili a fare contratti a ribasso».