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Unità-Sui banchi si impara che siamo diversi ma uguali

L'INIZIATIVAIn un distretto scolastico piemontese bambini a lezione di rispetto religioso. Il volantino: "Diversi per religione, uguali per la legge" Sui banchi si impara che siamo diversi ma u...

12/09/2005
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l'Unità

L'INIZIATIVAIn un distretto scolastico piemontese bambini a lezione di rispetto religioso. Il volantino: "Diversi per religione, uguali per la legge"

Sui banchi si impara che siamo diversi ma uguali

di Tonino Cassarà

Le lezioni iniziano all'insegna della laicità, del dialogo e del rispetto reciproco delle diversità, nella direzione didattica di Pavone Canavese, piccolo centro alle porte di Ivrea. "Diversi per religione, uguali per la legge" è infatti il titolo del manifesto che all'avvio delle lezioni, il prossimo 12 settembre, i ragazzi troveranno in tutte le aule e nei corridoi delle scuole elementari di Pavone, Banchette, Borgofranco, Lessolo e Samone. La formula "Diversi per religione, uguali per la legge" vuole sottolineare lo spirito che dovrebbe caratterizzare una "scuola destinata ad essere sempre più multietnica e multiculturale", e sarà una delle linee guida delle iniziative del circolo didattico già da anni impegnato nelle tematiche dell'educazione interculturale. Quasi a voler ricordare che solo uno Stato laico può garantire la libera espressione di qualsivoglia fede religiosa, il manifesto, insieme ai simboli delle principali religioni monoteiste collocati in ordine alfabetico (buddismo, confucianesimo, cristianesimo, ebraismo, islamismo) riporta gli articoli tre, otto e nove della Costituzione, quelli che appunto sottolineano la pari dignità e la libertà di culto.
"L'idea del manifesto - dice il direttore didattico, Reginaldo Palermo - risale allo scorso anno quando volevamo trovare una risposta originale alle polemiche sul crocifisso in aula. Ma l'iniziativa si inserisce comunque in un più ampio programma di attività e proposte educative che la nostra scuola promuove da molti anni sui problemi della cittadinanza, della multiculturalità, del rispetto della diversità. Nel giugno scorso, per esempio, in chiusura di anno scolastico e in occasione della Festa della Repubblica, abbiamo consegnato una copia del libro di Giangiulio Ambrosini "La Costituzione spiegata a mia figlia"". Il professor Palermo ci tiene a sottolineare la sua convinzione "che non sia prematuro parlare della Costituzione e dei valori della convivenza già ai bambini della scuola elementare. Anzi - continua - credo che di certe tematiche si debba iniziare a discutere molto presto. Se si riesce a trovare le parole giuste e il linguaggio adatto, si può fare anche con bambini di 4-5 anni. Certo è che per ottenere risultati concreti è indispensabile la collaborazione dei genitori: è per questo motivo che, su questi temi, cerchiamo sempre di coinvolgere le famiglie. I nostri ragazzi - dice ancora Palermo - dimostrano di essere molto sensibili a queste iniziative, per convincersene basta dare un'occhiata al loro giornale on line www.diversimauguali.it".
Se confrontata ad altre aree a forte immigrazione, quella del circolo didattico di Pavone Canavese non ha percentuali altissime di bambini stranieri, ma secondo il direttore didattico "questo non vuol dire nulla perché il dialogo interculturale è comunque un valore da perseguire indipendentemente situazione concreta in cui ci si trova. Nelle nostre scuole ci sono una ottantina di bambini di nazionalità non italiana su un totale di poco meno di mille alunni. Ma i nostri alunni, comunque, devono imparare a vivere in un contesto che sarà sempre di più multiculturale e multietnico".
Secondo Andrea Benedino, assessore all'istruzione del comune di Ivrea e portavoce nazionale del coordinamento degli omosessuali dei DS, "in una scuola amministrata come un corpo estraneo alla società, dove si discute di portfolio, tutor, indicazioni nazionali, Invalsi, Osa, e chi più ne ha più ne metta, dove al massimo si parla di integrazione e mai di intercultura e di educazione interculturale, iniziative come "Diversi per religione, uguali per la legge" sono una boccata d'ossigeno perché propongono un modello di convivenza e rispetto reciproco fra culture e religioni, un modello che supera il concetto di tolleranza e va nella direzione di una società aperta e solidale". Secondo Benedino non stupisce che un segnale di questo genere arrivi da un "territorio come il Canavese, da sempre rispettoso di tutte le culture e identità. Una realtà anticipatrice di modelli sociali tendenti alla solidarietà. Non è un caso che proprio qui Adriano Olivetti avesse sperimentato il modello solidale come motore di sviluppo economico dell'intera area, dimostrando che solo coloro i quali riescono ad avere il coraggio di investire in solidarietà riescono a realizzare uno sviluppo culturale ed economico che è negato a chi si chiude nel proprio individualismo".