Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Tagli all’Università, Mussi minaccia dimissioni

Unità: Tagli all’Università, Mussi minaccia dimissioni

Sulla «manovrina» che ha ridotto del 10% le spese degli Atenei, la protesta del ministro «Ora stringeremo la cinghia, ma la Finanziaria 2007 deve ridarci tutto»

27/07/2006
Decrease text size Increase text size
l'Unità

di Marzio Cencioni / Roma

ATENEI IN RIVOLTA «Difficile immaginare un inizio peggiore... ». Con i rettori che si sono schierati compatti contro il governo che ha previsto tagli agli Enti di ricerca il ministro Mussi, che aveva dato la sua parola, non ha potuto altro. «Se non si rimedia con la Finanziaria 2007 - si è rivolto a Prodi - potete fare a

meno di me».

L’ultimatum del responsabile del dicastero dell’Università è arrivato ieri dopo le durissime parole del presidente della Conferenza dei rettori Guido Trombetti. Duecento milioni di euro di riduzione delle spese a causa della manovra Bersani, il 10 per cento in meno per le spese di gestione degli atenei. E questo dopo le promesse di investimenti nell’istruzione ma soprattutto nella ricerca. Il presidente della Crui non ha avuto peli sulla lingua: «Altro che risorse aggiuntive - ha denunciato - il messaggio è chiarissimo: allora non è bastato l’impegno del ministro Mussi. Forse l’idea vera che si ha del destino del nostro Paese è di un parco giochi del mondo avanzato ed emergente. Una beffa e una provocazione. Per noi ora c’è il dovere di informare i giovani e le famiglie che il sistema universitario italiano non sarà in grado di reggere ancora a lungo». I tagli al bilancio - ha poi specificato in una nota la Crui - colpiranno i fondi per affitti, canoni e servizi: tutti oneri derivanti da contratti e impegni spesso pluriennali non contraibili. Una riduzione insostenibile per chi ha subito in questi anni contrazioni drastiche di risorse.

Ed ecco Mussi che dice «inutilmente ho tentato di farlo capire in Consiglio dei ministri». In mano ha un’altra carta. Se i tagli nel decreto Bersani sono ormai cosa fatta, che almeno ci sia l’impegno da parte di Prodi di recuperare e reintegrare la somma con la Finanziaria 2007. «Altrimenti possono fare anche senza di me». E spiega: «Il presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Guido Trombetti, il rettore dell Università Roma Tre, Guido Fabiani, e le decine di rettori e direttori di Enti pubblici di ricerca che mi hanno chiamato protestando con dignità - dice Mussi - hanno ragione: il taglio del 10% delle spese di gestione degli Atenei e degli Enti pubblici di ricerca previsto dalla manovrina è un errore. A parte la bizzarria dell'esclusione dal taglio di scuole, dell'Istituto superiore di Sanità, dell'Istituto Zooprofilattico, degli Enti parco e chi più ne ha più ne metta, ma non di Università e Ricerca, la cosa è sbagliata in sé». «È una decisione - osserva ancora il ministro - che contrasta con il programma dell'Unione, le dichiarazioni programmatiche di Prodi alle Camere, il programma del mio Ministero presentato in Parlamento, il Dpef che recita: “Una ripresa duratura della crescita e un graduale innalzamento del tasso di crescita potenziale dell economia postulano che la produttività totale dei fattori esca dalla lunga stasi degli ultimi anni. Ciò a sua volta implica più investimenti, più innovazione, più ricerca e sviluppo, come previsto dalla Strategia di Lisbona”... Ora - spiega - per il 2006, me la sento di chiedere uno sforzo eccezionale alla Comunità scientifica (che già è stata vittima di ripetuti tagli con il governo di centrodestra), per contribuire al risanamento delle finanze pubbliche: stringiamo la cinghia e guardiamo avanti. Ma è del tutto evidente che la legge Finanziaria per il 2007 deve correggere l'errore».

Secondo il rettore di Roma Tre Guido Fabiani «sarebbe stato opportuno, al contrario, chiedere alle Università un atto di responsabilità dando loro la possibilità di realizzare un piano autonomo e controllato di riduzione dei costi, con l'impegno da parte delle singole università di riallocare i risparmi a favore delle urgenti misure di sviluppo richieste dal sistema universitario, come ad esempio l'immissione di una nuova leva di ricercatori».