Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Tagli, le Università si arrangiano: dal risparmio sulle pulizie allo sciopero fiscale

Unità: Tagli, le Università si arrangiano: dal risparmio sulle pulizie allo sciopero fiscale

Dopo le polemiche del rettore di Firenze, ecco come gli atenei sopravvivono. Il rettore di Ca’ Foscari: almeno investimenti certi

18/01/2007
Decrease text size Increase text size
l'Unità

di Massimo Franchi

L’ANNO MAGRO è iniziato in ordine sparso. Gli atenei alla prova dei tagli della finanziaria 2007 stanno stringendo cinghie e quant’altro pur di far quadrare i
conti. Bilanci che come tutti quelli degli enti pubblici devono chiudere in pareggio. Per ottenerlo si sono dovute seguire le direttive del decreto tagliaspese di luglio che prevede il 20 per cento dei consumi intermedi. Tradotto: carta, cancelleria, luce, riscaldamento, acqua, pulizie e annessi.
In più è arrivata l’avarizia della Finanziaria, nonostante le promesse (non mantenute) di togliere il tagliaspese e i tentativi di mettere pezze e trovare milioni ai tempi supplementari. Economie pesanti che hanno portato alla protesta dei rettori, specie quelli dei mega atenei.
Inaugurazioni Proteste che sono partite dalla direttiva della Conferenza dei rettori: non invitare ministri alle varie cerimonie di inaugurazione dell’anno accademico. A Pavia il rettore Angiolino Stella aveva già invitato Mussi e visto i buoni rapporti del ministro con tutti i rettori non se la è sentita di fare marcia indietro. Di tutt’altro tipo il comportamento del magnifico di Firenze, Augusto Marinelli, che per non invitare ministri ha deciso di annullare del tutto l’inaugurazione.
Sciopero fiscale Fin qui siamo al simbolico. Altri sono andati sul pratico. Vincenzo Milanesi, magnifico di Padova, è arrivato alla disobbedienza fiscale con la delibera del Consiglio d'amministrazione: calcolato in 7 milioni di euro l’entità del risparmio forzoso imposto al funzionamento ordinario 2007-2009, «il Cda ritiene impossibile versare per il momento quanto previsto dalla norma “tagliaspese"». Lo sciopero fiscale ha fatto proseliti a Tor Vergata a Roma (4,5 milioni di euro), a Modena - Reggio Emilia (il rettore Pellacani parla di «decreto anticostituzionale») e pure all’Alma mater di Bologna - l’ateneo più antico al mondo Bologna - con 5 milioni di euro.
Nuove proteste E ora? Come andrà avanti la battaglia dei rettori? Dalla Crui fanno sapere che tutto sarà deciso nella riunione del 31 gennaio a Torino, anche se fanno capire di non aver gradito le personalizzazioni delle proteste.
Il presidente Guido Trombetti ha sempre cercato di mantenere una linea comune puntando sul buon rapporto con il ministro Fabio Mussi, non a caso per la prima volta invitato a parlare alla presentazione del Rapporto sullo stato dell’Università. Il dialogo prosegue anche se i rettori non si fidano più delle promesse uscite dal seminario di Caserta: troppe volte la ricerca è stata considerata una priorità e alle parole non sono seguiti i fatti.
Ca’ Foscari autonoma Fra gli atenei che devono ancora celebrare l’inaugurazione dell’anno accademico c’è Ca’ Foscari a Venezia. «La faremo a marzo e abbiamo ancora la speranza che partecipi il presidente della Repubblica Napolitano. Se non riuscissimo niente ministri», spiega il rettore Pier Francesco Ghetti. Con i suoi 20 mila studenti, l’università veneziana si colloca a metà tra mega e piccoli atenei con punte di eccellenza e un campus invidiabile. «Noi abbiamo chiuso il bilancio previsionale basandoci su trasferimenti pari all’88,5 per cento del 2006. Abbiamo dovuto tagliare tanto, per dirne una dovremo rifare l’appalto delle pulizie o decidere di non farle tutti i giorni», racconta Ghetti. In posizione mediana tra “ribelli” e “pompieri”, Ghetti crede nel dialogo. «Noi abbiamo avuto problemi con Padoa Schioppa che quando ha saputo che l’Università allo Stato costa 7 miliardi l’anno ha deciso di tagliare. Poi però si accorto che il 90% delle spese è in stipendi del personale, e allora bisogna cambiare il sistema, non i finanziamenti. Quello che chiediamo alla politica è stabilire un aumento degli investimenti in ricerca: sia l’1%, sia l’1 e mezzo, ma che si fissi. Poi si può discutere tutto il resto, a partire alla giusta riforma dei trasferimenti legati alla produttività scientifica. Ma per rinnovare l’università serve per prima cosa un’accordo con il mondo imprenditoriale».