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Unità-Trecentomila in piazza in 80 città: "Abbiamo il diritto a una scuola migliore"

Trecentomila in piazza in 80 città: "Abbiamo il diritto a una scuola migliore" di Roberto Monteforte "Incompetenti". La denuncia è precisa, efficace, urlata dallo striscione degli studenti dell...

18/11/2004
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l'Unità

Trecentomila in piazza in 80 città: "Abbiamo il diritto a una scuola migliore"
di Roberto Monteforte

"Incompetenti". La denuncia è precisa, efficace, urlata dallo striscione degli studenti dell'istituto alberghiero di Roma "Pellegrino Artusi". Una critica più che motivata rivolta alla Moratti. "Chiediamo più soldi per la scuola pubblica. Non abbiamo ancora l'insegnante di storia dell'alimentazione e quello di psicologia. Siamo del quinto, per noi queste sono materia d'esame, abbiamo davanti la maturità. Siamo con le pezze al fondoschiena...". Ecco una delle ragioni che ha spinto migliaia di studenti liceali e universitari a scendere in piazza mercoledì, dopo la manifestazione degli insegnanti, a difesa della scuola pubblica e del diritto allo studio.

In oltre 300mila secondo gli organizzatori Uds (Unione degli studenti) e Udu (Unione degli universitari) sono stati gli studenti che sono scesi in piazza in 80 città italiane da Milano a Torino, Firenze, Napoli, Palermo, Bari, Lecce, Trento, Trieste, Campobasso e Catanzaro.

Basta con la Moratti. Hanno chiesto l'abrogazione della riforma Moratti, più investimenti in finanziaria per scuola e università per la difesa del diritto allo studio, per l'edilizia scolastica, per ridurre i costi dell'accesso alla cultura. Ma la protesta di mercoledì è stata internazionale. L'ha lanciata il Forum sociale di Bombay ed ha coinvolto studenti di 11 paesi europei, del sud America, dell'India e della Corea del Sud che si sono mobilitati per i diritti degli studenti e contro la mercificazione dell'istruzione.

A Roma sono sfilati in 30 mila, da piazza della Repubblica sino a piazza Madonna di Loreto, a fianco del Vittoriano. Hanno attraversato le vie della Capitale al ritmo della musica sparata a tutto volume dal camion che precedeva. È stato un corteo veloce, serrato, vivo. In piazza c'erano giovani "normali", qualche "cresta punk", tanti che indossano la felpa con cappuccio e cappello da baseball: una divisa. Come la maglietta del Che. Molti i liceali. Qualcuno ai bordi del corteo si è dato da fare: armato di bomboletta spay ha lasciato il segno con la vernice. Ha anche imbrattato qualche auto privata. Questa è stata l'unica "violenza" segnalata. Per il resto tutto è stato tranquillo.

Cose concrete. Gli studenti non chiedono la luna, ma cose concrete: diritto al sapere, investimenti per una scuola pubblica di qualità, per il loro futuro. Lo ribadiscono con i loro striscioni. In testa quello di Uds e Udu: "Libero sapere, persone libere". A fianco quello degli studenti di Atene: "Il Politecnico ancora vivo. Novembre 1973. Pane, cultura e libertà". Così si ricorda la sanguinosa repressione dei colonnelli greci contro gli studenti di trent'anni fa. E poi tanta ironia. "Alto tasso di Protesta", "Studenti, ricercatori, docenti di sana e robusta COSTITUZIONE". Il più serio: "Manifestiamo per una scuola di tutti". Poi gli slogan ritmati: "Salta uno, salta due, salta tre, attenta Moratti che salti pure te" e il classico "Se non cambiate, lotta dura sarà". "Diritto alla scuola, la scuola è nostra" urla la piazza. Sventola alta la bandiera del liceo Tasso di Roma. Intonano "Bella Ciao" i giovani sedicenni. Vi è lo striscione del "Giulio Cesare", dell'"Augusto inKazzato". E poi le delegazioni che vengono dalla provincia, da Monterotondo, da Velletri e da Latina. La manifestazione si conclude con una grande assemblea-happening proprio alla fine di via dei Fori Imperiali. L'accesso a piazza Venezia è bloccato da un cordone di carabinieri e poliziotti.

Diritti e precari. Discutono gli studenti. "Lottiamo oggi per i diritti degli studenti nel mondo", spiega Giacomo, 19 anni, romano e iscritto al Dams di Torino. "Siamo in piazza dopo lo sciopero generale sulla scuola. La manifestazione è stata indetta dal Forum sociale di Bombay. È qualcosa di ancora più ampio. L'elemento unificante è quello della precarietà e dei diritti nel mondo. Si investe sulla guerra, si investe sulle armi e si risparmia sul sistema sociale, sui diritti al lavoro e allo studio. Contro di questo non possiamo che ribellarci pacificamente per ricordare che sono importanti i valori della cosa pubblica". Camilla e Margherita frequentano il quinto ginnasio al liceo Tasso di Roma, scuola frequentata dai figli della buona borghesia romana. "La riforma Moratti si fa sentire anche da noi. Hanno tagliato tutte le attività di laboratorio e le supplenze". Hanno idee chiare sul loro futuro. "Continuremo i nostri studi all'estero. Io mi iscriverò alla facoltà di architettura di Barcellona", afferma Margherita "Io invece andrò in Inghilterra" puntualizza Camilla che aggiunge "Noi non abbiamo problemi. Le nostre famiglie sono abbienti, ci possono assicurare un futuro. Noi siamo qui per difendere la scuola pubblica e il destino di tanti che non hanno queste possibilità".

Intanto dal palco alla musica si alternano gli interventi. "Siamo in piazza per tutti quelli che non possono essere studenti, perché la dispersione scolastica è ancora alta" si sente scandire dal microfono. C'è chi aggiunge: "Siamo in Europa, parlano di emancipazione, ma dove... se non ci consentono neanche di studiare?". La piazza si riscalda con Bella Ciao versione dei "Modena City Ramblers".

È soddisfatto Giuseppe Beccia (Uds) che commenta le ultime esternazioni del Moratti sui decreti delegati. "Non possiamo accettare le dichiarazione del ministro che rimette in discussione la democrazie nelle scuole. Gli studenti vogliono maggiori spazi di partecipazione alla vita democratica". "Se la Moratti - conclude - pensa di riformare la scuola e l'università senza ascoltare la voce degli studenti si sbaglia di grosso". Questo è il senso della giornata di mercoledì. "Ed è solo l'inizio".