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Unità: Un altro taglio da 456 milioni, l’ira delle Regioni
Bresso: dovremo chiudere oltre 800 istituti. La Toscana: pronti al ricorso alla Consulta
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Ancora un decreto-tagliola. Contro la scuola. È il 154 emanato il 6 ottobre dal governo, e «impone alle Regioni un ulteriore taglio di 456 milioni di euro» come spiega il presidente del Piemonte Bresso. Che ha già fatto i suoi calcoli: 816 scuole in meno solo per Torino & co. Ma la rivolta arriva anche dalla Toscana, che annuncia ricorso alla Corte Costituzionale.
«I soldi delle tasse dei cittadini, quelli destinati alle Regioni, ma anche quelli delle altre autonomie locali - spiega Bresso - , vengono gestiti dal governo come se fossero di sua proprietà, senza alcun confronto, contraddicendo gli accordi già presi. E questo si aggiunge al fatto che ogni Regione vanta crediti miliardari nei confronti dello Stato (circa 3 miliardi solo nel caso del Piemonte, ndr) ed è costretta ad accendere mutui per anticipare queste somme e fornire i servizi, con la beffa di dover pagare anche gli interessi». «È un atto arrogante, irresponsabile, irrispettoso e illegittimo, contro il quale ci opporremo con ogni mezzo, compreso il ricorso alla Consulta» attacca l’assessore all’istruzione Gianfranco Simoncini riferendosi all’art. 3 del decreto che stabilisce di attenersi entro il 30 novembre pena il commissariamento. «È un provvedimento - aggiunge l’assessore - al quale non intendiamo piegarci, perché mette in atto pesanti tagli che, se attuati, mettono in ginocchio la scuola e in particolare le piccole scuole di montagna». «Ancora una volta - afferma Manuela Ghizzoni, capogruppo del Partito democratico in commissione Cultura alla Camera - il governo inserisce una norma sulla scuola in un provvedimento ad essa estraneo». Si tratta, secondo Ghizzoni, di «un vero e proprio blitz per dare una forte accelerazione al ridimensionamento della rete scolastica già previsto dalla manovra d’estate».