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Unità: Un colpo di spugna sul lavoro precario

Verranno cancellati job on call, staff leasing e contratti di inserimento

15/04/2006
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l'Unità

Tornare alla normalità. La regola per l’Unione è il lavoro a tempo indeterminato, la flessibilità è l’eccezione. Ruotano intorno a questo assunto le proposte del centrosinistra per combattere la precarietà. Un’esigenza ormai messa a fuoco se è vero che alla fine del 2001 i nuovi assunti erano per l’80% a contratto a tempo indeterminato, mentre alla fine del 2005 il 70% ha avuto contratti precari della durata media di tre mesi. i fronti su cui agire sono molti, c’è la riscrittura radicale della legge 30, ma non solo.
Innanzitutto il lavoro flessibile deve costare più di quello stabile perché altrimenti la scelta, per le imprese, si impone. Va disincentivato anche il ricorso ai contratti a termine che il governo Berlusconi ha di fatto liberalizzato con uno dei suoi primi provvedimenti. Il contratto a tempo deve essere possibile quando davvero la prestazione richiesta ha carattere di temporaneità e non usato in sostituzione del lavoro stabile a colpi di rinnovi e sostituzioni. La legge 30 ha introdotto «una miriade» di forme di lavoro che sono andate spesso ad aggiungersi a quelle preesistenti: risultato, in Italia ci sono oltre 40 tipologie di contratto. Va fatto ordine riducendone il numero e vanno cancellate quelle più precarizzanti introdotte dalla riforma Maroni «risultate estranee anche alle esigenze delle imprese». Sono il job on call, lo staff leasing, il contratto di inserimento.
Per quanto riguarda il lavoro a progetto (co.co.pro), quello che ha sostituito le famigerate collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co) e che aveva lo scopo di far emergere il «nero», la prima cosa che si può dire è che non ha raggiunto l’obiettivo dell’emersione. L’Unione propone di ricondurlo nelle regole e nei diritti definiti dai contratti nazionali di lavoro combattendo l’uso distorto che se ne fa perché dietro questa forma di lavoro, ieri come oggi, si cela spessissimo lavoro dipendete mascherato. Si propone, per i collaboratori una graduale armonizzazione dei contributi sociali perché abbiano più prestazioni sociali. L’innalzamento dei contributi non sarà però a totale carico dei lavoratori.
Cancellazioni e modifiche comunque non bastano. Prima ancora della riforma Maroni, un impulso alla precarietà il passato governo lo ha dato (e lo fece con la prima Finanziaria) abolendo gli incentivi alle imprese che assumevano con contratti stabili. La proposta è di reintrodurre gli incentivi. Altri impegni riguardano la cessione di rami di impresa e gli appalti e la sicurezza sul lavoro. Ultima, ma decisiva, è la rete di tutele e di sicurezza sociale che si intende introdurre estendendo a tutti i lavoratori di diritti di base: maternità, paternità, malattia, infortunio, diritti sindacali. Oltre all’accesso al credito e il «diritto alla formazione permanente». A corredo, si fa per dire, l’impegno e per una «profonda riforma degli ammortizzatori sociali».
fe.m.