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Unità: Un disegno preciso contro diritti e tutele dei lavoratori

FULVIO FAMMONI Il segretario confederale della Cgil mette in evidenza il messaggio lanciato alle imprese: potete tagliare ancora il costo del lavoro

05/08/2008
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l'Unità

di Felicia Masocco / Roma

La norma anti-precari non è né un incidente di percorso né un’ancora gettata alle Poste per salvarsi dalle “pretese” dei raccomandati. «Il decreto legge che accompagna la Finanziaria e la manovra stessa cancellano o modificano molte norme sul lavoro seguendo un disegno preciso di deregolazione. Un’idea su cui il governo insiste anche con il Libro Verde appena presentato». Per Fulvio Fammoni, della segreteria Cgil, responsabile delle Politiche del lavoro, «siamo appena all’inizio».
La norma contro i precari è sotto i riflettori. Che cos’altro c’è, riguardo al lavoro, che è invece rimasto in ombra?
«C’è ad esempio che, sempre sui contratti a termine si deroga in due punti fondamentali l’accordo sul Welfare. Si dice che è sufficiente un solo accordo aziendale per modificare la norma sui 36 mesi oltre i quali si prevedeva la stabilizzazione. E si deroga anche al diritto di precedenza che hanno i lavoratori a termine nel caso in cui l’azienda decidesse di assumere. Si reintroduce poi il lavoro a chiamata che era stato cancellato. Si allarga l’utilizzo dei voucher che era stato circoscritto. Si abroga la durata minima dell’apprendistato che finora è stata di due anni».
A quale scopo abbassare la durata minima di un apprendistato?
«Per competere sui costi, che è poi la ragione di tutta la deregolazione in atto. Fiscalmente l’apprendistato costa meno di altre forme di lavoro, togliendo i vincoli potrà essere usata per il tempo che si vuole senza nessuno scopo formativo. Viene tolta la sanzione che puniva l’apprendistato molto breve, quindi si lascia la possibilità di avere un apprendistato a bassissimo contenuto di ore che, in futuro, non darà diritto a una pensione dignitosa. Si abroga la norma che facilitava i disabili. Si cancella con la scusa di sburocratizzare, il divieto di far firmare dimissioni in bianco. E l’elenco potrebbe continuare. La lotta al lavoro nero e sommerso si rende molto più difficile».
In che modo?
«Disattivando, ad esempio, gli indici di congruità. Con il governo Prodi, imprese e sindacati avevano concordato che se a fronte di un certo fatturato un’azienda utilizzava una quantità di forza lavoro “incongrua” doveva dimostrare perché, e questo facilitava il lavoro ispettivo. Si delegifica anche sugli appalti, cancellando quelle norme del primo decreto Bersani che prevedevano il rapporto solidale tra azienda appaltatrice e l’azienda subappaltante: la prima era responsabile in solido del mancato rispetto delle norme sul lavoro dell’azienda in subappalto».
È tutto a favore delle imprese. E a discapito di chi lavora. Non si può certo dire che questo governo non scelga.
«Manda messaggi chiari: ai lavoratori dice che con un lavoro precario oggi può aspirare a un lavoro migliore in futuro e questo è già stato smentito dalle esperienze passate. Ma soprattutto invia un messaggio, devastante, alle imprese: gli dice che possono continuare la competizione sui costi, in particolare sul costo del lavoro».
Tornando all’unica norma di cui si parla, come ci si può opporre, con il ricorso alla Corte Costituzionale?
«Sarà la prima cosa che faremo. Questi lavoratori, che non sono solo delle Poste, non vanno lasciati soli».
E per tutto il resto?
«Considerato che si smantella un accordo tra governo, Cgil, Cisl, Uil e imprese, votato da 5 milioni di lavoratori, credo che sarebbe doveroso da parte dei firmatari difenderlo. Anche da parte di Confindustria, che invece ha difeso la norma contro i precari».
Non pare che stia avvenendo. Solo la Cgil parla di mobilitazione...
«... Credo sia necessaria una mobilitazione all’altezza della sfida che questi atti negativi lanciano. Si è visto che l’iniziativa, che è fatta anche di denuncia e di informazione, produce effetti: è stata cancellata la norma che prevedeva la comunicazione dell’assunzione 5 giorni dopo e non un giorno prima; è stata cambiata la norma per i voucher in agricoltura che avrebbe fatto sparire il lavoro dipendente. Si possono portare a casa dei risultati, l’iniziativa serve».