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Unità-Un Paese con le ali tagliate

Un Paese con le ali tagliate di Nicola Tranfaglia Un vento sottile e insidioso percorre i corridoi dei palazzi romani ma non solo quelli. Anche molte stanze più o meno riservate delle segreterie ...

16/07/2004
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l'Unità

Un Paese con le ali tagliate
di Nicola Tranfaglia

Un vento sottile e insidioso percorre i corridoi dei palazzi romani ma non solo quelli. Anche molte stanze più o meno riservate delle segreterie dei partiti e dei gruppi parlamentari. Si riparla con passione del cosiddetto taglio delle ali, a destra come a sinistra e quindi del ritorno a soluzioni centriste o neocentriste. Nei salotti della capitale come in quelli di Milano si esalta la misura, la discrezione, la moderazione di leader come l'attuale presidente della Camera Casini e il segretario dell'Unione di Centro Follini.
Quel che appare significativo è che simili considerazioni e commenti percorrono una parte non piccola delle due coalizioni a destra come a sinistra. C'è da chiedersi perché accade in queste ultime settimane un fenomeno di questo genere.
La prima risposta è che una parte ormai maggioritaria degli italiani ne ha abbastanza della condotta che si può, senza esitazioni, definire estremistica del secondo governo Berlusconi in quasi tutte le questioni da discutere: dal problema delle comunicazioni a quella dell'immigrazione, dalla fecondazione artificiale alle scelte di politica economica e si potrebbe andare avanti così facendo molti altri esempi. È ormai chiaro a tutti (o quasi) che il binomio estremistico Lega-Forza Italia ha prevalso in questi tre anni sul binomio moderato Udc-An e che i risultati si vedono ormai con chiarezza. Di qui la nostalgia che nel governo, almeno fino alle prossime elezioni, prevalgano all'interno del centro-destra le correnti meno estremistiche, dunque anzitutto l'Udc che non accetta interamente la cosiddetta devolution e vorrebbe introdurre qualche spiraglio di pluralismo nel settore delle comunicazioni radiotelevisive che costituiscono oggi un autentico scandalo europeo e mondiale sia per l'imbarazzante conflitto di interessi (Berlusconi è ancora ministro del Tesoro oltre che presidente del Consiglio!) sia per la tacita abrogazione in questo campo dell'articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di espressione e di informazione.
Un simile atteggiamento è dunque pienamente comprensibile e ci trova del tutto consenzienti, ma a noi pare sia difficile andare oltre. In primo luogo i centristi di cui parliamo hanno votato disciplinatamente fino ad oggi tutte le vergognose leggi presentate e impostate dai berlusconiani, incluso quest'ultima sul conflitto di interessi che non risolve in nessun modo il problema che riguarda Berlusconi, Lunardi e molti altri uomini dell'attuale governo.
In secondo luogo perché il progetto neocentrista o di taglio delle ali di cui si è ripreso a parlare con insistenza non tiene in nessun conto l'esperienza storica del Paese in cui viviamo e le esigenze di una moderna democrazia. Per quanto riguarda il primo aspetto, è noto dal punto di vista storico che i governi centristi del secondo dopoguerra nacquero in una situazione di divisione del mondo in due blocchi e furono per così dire energicamente suggeriti dagli Stati Uniti all'Italia per il timore di un pericolo comunista interno ed esterno. Furono governi che per un decennio riuscirono a svolgere un lavoro positivo sul piano della ricostruzione economica e industriale ma fecero pagare alle masse operaie e contadine un prezzo assai alto che provocò nei successivi anni Sessanta conseguenze tutt'altro che insignificanti sul piano economico e sociale.
Né riuscirono per la loro natura e composizione a compiere riforme importanti né sul piano istituzionale e politico. Il centro-sinistra che successe a quei governi nacque dalla esigenza ormai improrogabile di coinvolgere in maniera più diretta e impegnativa almeno in parte le masse popolari legate ai partiti della sinistra.
Riproporre nel ventunesimo secolo, dopo sessant'anni di storia repubblicana, il ritorno a una soluzione centrista, cioè di taglio dei partiti, che si collocano nell'una e nell'altra coalizione, in posizione non mediana ma estrema pur facendone parte, a me sembra francamente improponibile.
Le ragioni sono evidenti. Se c'è un momento decisivo per uscire dalla nostra infinita transizione che ci tiene sospesi tra una Prima Repubblica in crisi e una Seconda che non è mai nata, questo si colloca proprio ora nella parte finale di questa legislatura o, in caso di ormai possibili elezioni anticipate, nella prossima. Ma questo significa che sono improrogabili scelte e mutamenti che difficilmente coalizioni centriste,preoccupate di non turbare gli equilibri esistenti e consolidati in un Paese ancora troppo teso a conservare il passato, sarebbero in grado di fare. Penso per far soltanto qualche esempio a scelte urgenti sulla politica economica, sullo stato sociale, sull'istruzione e così via dicendo.
Ma c'è una seconda ragione che mi pare altrettanto importante. Nel nostro Paese, come in tutto l'Occidente, assistiamo a una forte crisi dei sistemi democratici legati a problemi come l'indebolirsi del rapporto tra etica e politica, tra cultura e politica, la scarsa rappresentatività delle classi dirigenti attuali, l'influenza negativa perdurante di modelli di vita puramente edonistici e fortemente competitivi. Insomma sappiamo tutti e constatiamo ogni giorno la lontananza delle nuove generazioni dalla politica, la diminuzione costante del numero degli elettori e l'indifferenza crescente della popolazione per i problemi posti dalla collettività.
In una simile situazione pensare a soluzioni centriste, a tagliare le ali comporta senza dubbio alcuno un ulteriore abbassamento della rappresentanza e l'esclusione di fatto dalla politica di un numero minoritario ma significativo di gruppi e settori della popolazione.
Ha senso per la società italiana andare in questa direzione? E lo ha ancora di più per una sinistra che ha bisogno delle energie più larghe possibile per elaborare un nuovo modello e battere la destra?
Sono problemi e quesiti quelli di cui abbiamo parlato sui quali sarebbe interessante ascoltare gli argomenti e le replica di chi oggi ha nostalgia del "centro" e del "centrismo", difficili peraltro da trovare con l'attuale sistema elettorale parzialmente maggioritario.