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Unità: Un professore, la scuola gli immigrati e il diritto di imparare

Italia-Razzismo

31/01/2010
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l'Unità

Ci scrive Sergio Kraisky, insegnante di italiano per stranieri: «Da quasi trent’anni insegno italiano agli stranieri in un Centro Territoriale Permanente di Roma (corsi statali). Nel dibattito sul razzismo tutti sembrano concordi almeno su un obiettivo minimo: la necessità di favorire l’integrazione degli immigrati che in Italia hanno già un lavoro. Tralasciando le tante ragioni della rivolta di Rosarno e le condizioni di schiavitù di fatto di molti immigrati, (...) viene da chiedersi: se tutti, come pare, concordano sulla necessità di favorire l’integrazione degli immigrati che qui in Italia hanno già un lavoro, perché si vuole ridurre drasticamente il numero di insegnanti di lingua italiana per gli stranieri? Non vanno forse dichiarando tutti, in particolare uomini politici che fanno parte della maggioranza di governo, che coloro che aspirano alla cittadinanza italiana, o anche solo a un permesso di soggiorno di lungo periodo, dovrebbero conoscere bene la nostra lingua? Sia in una logica di integrazione sia, come paradossalmente in una logica di esclusione, che senso ha un drastico ridimensionamento di questo settore della istruzione pubblica? O si pretende forse che immigrati che vivono nelle condizioni economiche che tutti conosciamo frequentino a spese loro scuole private di lingua italiana? E che dire dei ragazzi stranieri che affollano sempre più le nostre scuole medie e superiori e che hanno bisogno di un aiuto linguistico per poterle frequentare degnamente? Che la conoscenza della lingua italiana sia un pilastro fondamentale di una politica di integrazione è un fatto che rasenta l’ovvietà.
Come insegnante che lavora da tanto tempo in questo settore mi auguro che alla fine logica e coerenza prevalgono».