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Unità-Università, nel labirinto del "3+2"

Università, nel labirinto del "3+2" Viaggio nell'offerta formativa degli atenei: è boom di iscritti e di laureati Ma la "laurea breve" funziona poco: minimi gli sbocchi lavorativi, tutti p...

20/05/2005
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l'Unità

Università, nel labirinto del "3+2"

Viaggio nell'offerta formativa degli atenei: è boom di iscritti e di laureati
Ma la "laurea breve" funziona poco: minimi gli sbocchi lavorativi, tutti passano al biennio

di Wanda Marra / Roma

FOCUS Più studenti, più veloci, più attivi. Quasi alla fine del quarto anno accademico dall'introduzione del nuovo ordinamento didattico, il "3+2", il bilancio sembrerebbe a prima vista più che positivo. Un quadro solo di luci, dunque? Fatta la dovuta premessa,
ovvero che l'analisi si può fare ancora su una situazione molto recente e "mista" (sono tuttora molti i laureati del vecchio ordinamento), vanno considerati una serie di altri elementi, primo tra tutti il fatto che la stragrande maggioranza dei laureati triennali si iscrive alla laurea specialistica. E se non è possibile capire quanto sia spendibile la laurea breve dal punto di vista occupazionale, data anche la totale stagnazione del mercato del lavoro, un riscontro positivo arriva dai Master, anche questi facenti parte del sistema formativo della riforma Berlinguer-Zecchino. "La nettissima maggioranza degli studenti passa dalla laurea triennale al biennio specialistico: quindi l'uscita a 3 anni è poco richiesta spiega Guido Fiegna del Comitato Nazionale per la valutazione universitaria (Cnsvu) Va detto, però, che gli iscritti al biennio specialistico nell'anno 2004-2005 sono i più veloci e anche i migliori. Dunque, per valutare complessivamente il fenomeno, bisogna aspettare almeno un anno. Questo, considerando anche che i primi laureati triennali si trovano davanti un momento di stagnazione totale del mercato del lavoro".
Nei primi tre anni di applicazione della riforma (Rapporto Cnsvu 2004) gli immatricolati sono cresciuti del 19,6% rispetto al 2000-2001 (ultimo anno pre-riforma). L'impennata delle iscrizioni evidenzia due fenomeni: l'aumento dei ragazzi che dopo la maturità decidono di proseguire gli studi (la percentuale di immatricolati su maturi è passata dal 66,5% del 2000 al 76% del 2003) e la crescita delle matricole più adulte (gli over 22 erano il 16% nel 2000-2001 e sono diventati il 21% nel 2002-2003), per una percentuale che secondo i dati più recenti a disposizione aumenta ancora. Mentre crescono gli iscritti, migliora anche il percorso degli studi: aumentano gli studenti in regola (nel 2002-2003 sono il 57,9% rispetto al 55,4% del 2000-2001), ed è in calo la percentuale di "inattivi", ossia di coloro che non riescono, nell'anno accademico, a superare alcun esame o a conseguire alcun credito (il 19,5% nel 2001-2002 rispetto al 24,1% del 2000-2001). Sempre minore anche la percentuale di abbandoni. Nel 2002-2003, infine, gli studenti che si sono laureati hanno superato quota 200mila a fronte dei 170mila dell'anno precedente e dei 159mila del 2000.
Uno degli elementi macroscopici che balza agli occhi è la crescita della popolazione studentesca. "La laurea triennale ha creato un'esplosione demografica. E visto che i ritiri dopo i primi tre anni sono pochissimi, è chiaro che aumentano anche gli iscritti al biennio specialistico", spiega Pietro Lucisano, che parla da un osservatorio significativo, essendo il Prorettore per gli Studenti della Sapienza, l'ateneo più grande d'Europa. E denuncia uno dei principali problemi del sistema universitario: "Aumentano gli studenti, ma non c'è un parallelo ampliamento del parco docenti: abbiamo la metà dei docenti di paesi come Gran Bretagna, Germania, Francia, a parità di studenti".
Se sulla laurea triennale, qualche prima considerazione si può fare, in realtà il funzionamento della specialistica è ancora tutto da vedere. Anche se il caso di Bologna (vedi sotto) sembra isolato, è certo che l'impegno dell'università dovrà essere molto grande per dare una risposta alla quota maggioritaria di laureati brevi che scelgono di proseguire il loro percorso universitario. Un fenomeno che stando ad anticipazioni attendibili - i dati più recenti sembrano confermare (per avere numeri certi bisognerà aspettare i rapporti del Consorzio Interuniversitario Almalaurea alla fine del mese e Cnsvu a luglio). "Nel Mezzogiorno quasi tutti i laureati triennali, che sono ancora pochi, tendono ad iscriversi alla specialistica spiega Guido Trombetti, Rettore dell'Università Federico II di Napoli . Detto questo la situazione dell'occupazione è drammatica: non si poteva pensare che fosse il titolo di studio a cambiare la situazione. Inoltre, ci sono ancora moltissimi disoccupati vecchio modello". Un segnale di ottimismo arriva invece dal Rettore dell'Università Roma Tre, Guido Fabiani, membro della Presidenza della Crui: "Non possiamo aspettarci dei risultati immediati da una riforma che deve fare il suo cammino: si devono aspettare dai 2 ai 3 anni per misurare gli effetti sul mercato del lavoro. I Master però, fatti con l'accordo e la collaborazione di imprese pubbliche e private e banche, stanno dando degli ottimi risultati. Per esempio, noi abbiamo fatto un Master con l'Eni e le 25 persone che hanno preso il titolo sono state assunte dall'Eni. Mentre il 70% dei partecipanti di un altro Master fatto con la Lega cooperative è stato assunto da imprese cooperative del centro-nord. Questi sono solo due esempi, ma potrei farne molti altri".