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Unità: Università: niente soldi, niente festa

L´ultima puntata della saga delle Università in subbuglio per i tagli della Finanziaria arriva da Firenze

17/01/2007
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l'Unità

Paola Zanca

L´ultima puntata della saga delle Università in subbuglio per i tagli della Finanziaria arriva da Firenze. Martedì mattina il personale dell´ateneo toscano ha ricevuto un´insolita lettera firmata dal rettore Augusto Marinelli: «In questo particolare momento ritengo che non sia appropriato celebrare ufficialmente l´inaugurazione dell´anno accademico. Quest´anno perciò – scrive il rettore – non si svolgerà la cerimonia che tradizionalmente scandisce l´inizio delle attività universitarie. La rinuncia a programmare questo appuntamento è un gesto altamente simbolico, con il quale intendo segnalare la situazione di difficoltà e la preoccupazione per il futuro dell´Università, per mantenere alta l´attenzione e lanciare un pressante invito al Governo, perché metta in agenda al più presto i problemi dell´Università e della ricerca». Nessuno spazio per equivoci o per trovare altre motivazioni. Il nodo della questione è chiaro: non è tempo di festeggiamenti, l´Università è a lutto.

Quella di Firenze è solo l´ultima in ordine di tempo tra le soluzioni fantasiose ingegnate dagli atenei per arginare l´emorragia finanziaria. C´è chi ha già deciso di aumentare le tasse e chi invece ha pensato a provvedimenti meno impopolari, su tutti, la vendita degli immobili di proprietà degli istituti universitari. Anche a Firenze hanno ovviato così al problema delle tasche che si svuotano: «Anche quest´anno – spiega Marinelli nella lettera – il pareggio del bilancio è stato raggiunto con la previsione della vendita di beni del patrimonio. In particolare, è stata prevista la vendita della villa La Quiete delle Montalve alla Regione Toscana, sulla base di uno specifico protocollo d´intesa, che contiene anche un progetto di utilizzo congiunto dell´immobile». Ma è lo stesso rettore a precisare che «queste misure eccezionali non possono costituire una soluzione per il bilancio dell´Università».

Insomma, i rettori italiani recitano in coro che «non si può andare avanti così». E Marinelli non è l´unico ad aver preso carta e penna. Ha scelto la strada della missiva anche il rettore dell´Università di Padova, Vincenzo Milanesi, per comunicare al suo ateneo la decisione di intraprendere la strada della "disobbedienza fiscale". Ovvero, si rifiuterà «di trasferire all'erario, su disposizione del decreto Bersani-Visco, il 20% delle spese amministrative intermedie dello scorso anno».

Il tour del ministro Mussi negli atenei italiani si accompagna ormai a un sottofondo di fischi nemmeno troppo velati, e solo lunedì la visita all´Università di Pavia non ha avuto esito migliore. Dal canto suo il titolare del ministero dell´Università e della Ricerca rimette ogni decisione alla cosiddetta "fase 2": dopo Caserta, spiega Mussi, «nel decalogo di priorità del governo Università e ricerca sono risalite al primo posto e a questo seguiranno decisioni anche sul piano finanziario». E precisa: «Fare le riforme è una delle condizioni per avere i soldi. Due riforme sono urgenti: quella sulla docenza e la governance dell'Università. Significa che ci vuole una netta separazione tra docenti full-time e quelli che fanno part-time. E bisogna introdurre la terza fascia docenti-ricercatori, occorre che i docenti delle Università statali abbiano l'esclusiva. Il nostro problema – conclude il ministro – è che abbiamo il corpo docente più vecchio del mondo, ci vogliono i giovani».