Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Università, sì al Senato alla controriforma. l'Unione se ne va

Unità-Università, sì al Senato alla controriforma. l'Unione se ne va

Università, sì al Senato alla controriforma. l'Unione se ne va di red Il governo ha detto sì e ha votato al Senato la fiducia al maxiemenddamento sulla docenza universitaria: 167 sì, 7 no, ne...

29/09/2005
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Università, sì al Senato alla controriforma. l'Unione se ne va
di red

Il governo ha detto sì e ha votato al Senato la fiducia al maxiemenddamento sulla docenza universitaria: 167 sì, 7 no, nessun astenuto. In aula non erano presenti i deputati dell'opposizione che al momento del voto si sono alzati e se ne sono andati dall'aula in segno di protesta. La decisione dei deputati del centrosinistra arriva dopo che giovedì il mondo universitario è stato protagonista di una giornata alquanto convulsa per la duplice decisione del Governo prima di portare direttamente in aula, al Senato appunto, il ddl sullo stato giuridico della docenza, sottraendolo alla discussione in commissione, e poi di porre sullo stesso provvedimento la questione di fiducia. Studenti, docenti, ricercatori, precari sono scesi in piazza davanti a Palazzo Madama per contestare questa procedura ma anche il merito del provvedimento. Una protesta che ha raggiunto momenti di tensione quando alcuni manifestanti, sventolando un lungo striscione, hanno cercato di bloccare la circolazione delle auto su Corso Rinascimento.

I senatori dell'Unione non hanno usato mezzi termini per commentare il blitz del governo parlando di "insulto a democrazia", "disprezzo per il Parlamento", "colpo di mano". Hanno criticato il metodo seguito dal ministro Moratti "allergica al confronto" e contestato nel merito il provvedimento che "penalizza i giovani ricercatori non riconoscendo il fondamentale ruolo da loro svolto attualmente negli atenei, anche sul fronte della didattica", "non soddisfa l'esigenza di introdurre seri criteri di valutazione all'interno dell'università", blocca di fatto i concorsi perché "è probabile che i decreti attuativi non potranno essere adottati da questo Governo", è un provvedimento senza copertura finanziaria "che pretende di mettere mano all'accesso alla carriera universitaria senza che ciò comporti ulteriori oneri a carico dello Stato".

Il ministro Moratti, nel suo intervento in Senato, ha difeso la sua "creatura" ed ha pure negato, in una veloce conferenza stampa al Senato, di aver strozzato il dibattito e, ancora, ha sottolineato come con i concorsi nazionali si voglia riportare serietà nel sistema di reclutamento dei docenti e come si stia dando un giusto riconoscimento ai ricercatori che hanno svolto per lunghi periodi attività didattica.

Ma la lettura del ministro non è per niente condivisa da chi nel mondo universitario lavora da anni."È un vero e proprio schiaffo - hanno affermato le organizzazioni e i sindacati della docenza in un comunicato unitario - alle aspettative dei ricercatori tramite il conferimento del titolo (onorifico) di professore aggregato che configura un vero e proprio smantellamento dell'università pubblica". Nessuna sponda al ministro neppure da parte dei rettori che hanno parlato di atto antidemocratico e si sono detti solidali con i manifestanti

Così studenti, docenti, ricercatori, precari si preparano a dar battaglia: hanno preannunciato dal 10 al 15 ottobre il blocco di ogni attività negli atenei e intendono andare avanti finché questo contestatissimo ddl non verrà bloccato.