Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Venezia, lezione a San Marco

Unità: Venezia, lezione a San Marco

Protesta di piazza con Pessoa

29/10/2008
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Nella città della Laguna universitari e docenti si sono ritrovati in massa sotto al campanile: insegnamenti di strada anche sui principi della termodinamica e sul rapporto tra i veneti e la Turchia. Lo scorso venerdì era stato lo storico Mario Isnenghi, professore alla Ca’ Foscari, ad essere «trascinato» dagli studenti in una lezione al Campo dell’erbaria a Rialto. Dopo un’assemblea molto partecipata sotto l’ateneo veneziano, i ragazzi avevano proposto di tenere lezione a San Marco ma lui aveva ritenuto che quella piazza «che ha riempito solo Mussolini» avrebbe disperso anche quel migliaio di persone e sarebbe risultata, alla fine, «un po’ patetica». Ieri mattina, in occasione di una manifestazione di studenti medi, professori e personale amministrativo di scuola e università sotto lo storico campanile, la piazza si è trasformata invece in un’enorme aula all’aperto, con studenti e curiosi appoggiati alle passerelle di legno messe in previsione dell’acqua alta che non c’è stata. Marcantonio Bragadin ha tenuto una lezione sui principi della termodinamica, Vincenzo Arsillo, professore di Letteratura Portoghese e brasiliana, ha continuato il suo ciclo di lezioni su Pessoa. Un suo collega d’ateneo, professore di letteratura Turca, ha virato sul tema «Venezia e i turchi». Arsillo, che sulla protesta esprime posizioni anche più radicali («si potrebbe pensare ad un blocco contenuto delle attività»), è rimasto felicemente sorpreso dalla proposta, messa ai voti ieri mattina nella sua aula, di andare a fare lezione a S. Marco. I più critici ritenevano che questa opzione potesse rappresentare «una perdita di tempo», ma, messi in minoranza dal voto, hanno deciso comunque di aggregarsi. «Nessuno ha imposto niente. Abbiamo tenuto lezione dalle 11,30 alle 12,45. È come se l’università si fosse aperta alla città», spiega Arsillo.

Anche Isnenghi apprezza questa forma di protesta, ma, da autore di un importante libro sulla «piazza», lamenta il pericolo di una deriva mediatica: «Mettere un professore a parlare all’aperto funziona dal punto di vista mediatico. Ma poi si deve fare una lezione vera. Avere contenuti specifici, durare quanto una lezione e parlare di un argomento seriamente». Lui, che ha tenuto la sua lezione sulla Costituzione partendo dalla Repubblica Romana del 1849, ritiene che «un’iniezione di storia e di tempi storici in un periodo in cui si va avanti lanciando slogan non è male. Poi è chiaro che una cosa di questo genere si logora. Adesso si sono inventati piazza San Marco, con diversi lezioni di diverse materie, e questo è di nuovo innovativo. Ma quante volte può avvenire questo? A un certo punto diventa una cosa da saltimbanchi. La piazza è anche questo, mercato. La gente passa, spilucca... Dopodiché, la serietà? E il rigore? Ci vuole anche questo. Perché queste parole, serietà e rigore, non vanno lasciate in mano agli altri. E allora è una questione di linea politica e della capacità di tenerla in mano. E questo sta a loro».

EDUARDO DI BLASI

ROMANella città della Laguna universitari e docenti si sono ritrovati in massa sotto al campanile: insegnamenti di strada anche sui principi della termodinamica e sul rapporto tra i veneti e la Turchia. Lo scorso venerdì era stato lo storico Mario Isnenghi, professore alla Ca’ Foscari, ad essere «trascinato» dagli studenti in una lezione al Campo dell’erbaria a Rialto. Dopo un’assemblea molto partecipata sotto l’ateneo veneziano, i ragazzi avevano proposto di tenere lezione a San Marco ma lui aveva ritenuto che quella piazza «che ha riempito solo Mussolini» avrebbe disperso anche quel migliaio di persone e sarebbe risultata, alla fine, «un po’ patetica». Ieri mattina, in occasione di una manifestazione di studenti medi, professori e personale amministrativo di scuola e università sotto lo storico campanile, la piazza si è trasformata invece in un’enorme aula all’aperto, con studenti e curiosi appoggiati alle passerelle di legno messe in previsione dell’acqua alta che non c’è stata. Marcantonio Bragadin ha tenuto una lezione sui principi della termodinamica, Vincenzo Arsillo, professore di Letteratura Portoghese e brasiliana, ha continuato il suo ciclo di lezioni su Pessoa. Un suo collega d’ateneo, professore di letteratura Turca, ha virato sul tema «Venezia e i turchi». Arsillo, che sulla protesta esprime posizioni anche più radicali («si potrebbe pensare ad un blocco contenuto delle attività»), è rimasto felicemente sorpreso dalla proposta, messa ai voti ieri mattina nella sua aula, di andare a fare lezione a S. Marco. I più critici ritenevano che questa opzione potesse rappresentare «una perdita di tempo», ma, messi in minoranza dal voto, hanno deciso comunque di aggregarsi. «Nessuno ha imposto niente. Abbiamo tenuto lezione dalle 11,30 alle 12,45. È come se l’università si fosse aperta alla città», spiega Arsillo.

Anche Isnenghi apprezza questa forma di protesta, ma, da autore di un importante libro sulla «piazza», lamenta il pericolo di una deriva mediatica: «Mettere un professore a parlare all’aperto funziona dal punto di vista mediatico. Ma poi si deve fare una lezione vera. Avere contenuti specifici, durare quanto una lezione e parlare di un argomento seriamente». Lui, che ha tenuto la sua lezione sulla Costituzione partendo dalla Repubblica Romana del 1849, ritiene che «un’iniezione di storia e di tempi storici in un periodo in cui si va avanti lanciando slogan non è male. Poi è chiaro che una cosa di questo genere si logora. Adesso si sono inventati piazza San Marco, con diversi lezioni di diverse materie, e questo è di nuovo innovativo. Ma quante volte può avvenire questo? A un certo punto diventa una cosa da saltimbanchi. La piazza è anche questo, mercato. La gente passa, spilucca... Dopodiché, la serietà? E il rigore? Ci vuole anche questo. Perché queste parole, serietà e rigore, non vanno lasciate in mano agli altri. E allora è una questione di linea politica e della capacità di tenerla in mano. E questo sta a loro».

EDUARDO DI BLASI

ROMA

ediblasi@unita.it

ediblasi@unita.it