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Unità: «Vogliono privatizzare: danni irreparabili»

ROMA La Sapienza: riduzione da 160 milioni

22/07/2008
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l'Unità

di Luciana Cimino / Roma

140mila studenti. Il più grande ateneo d’Europa, La Sapienza di Roma, si misura con le dimensioni di una media città italiana. La finanziaria estiva, e in particolare il decreto 112, lo ridurrà sul lastrico. Ammontano a circa 160 milioni di euro i tagli previsti dalla manovra per il quinquennio 2009/2013. Una decurtazione che, secondo il rettore Renato Guarini, «inciderà in modo pericoloso sul sistema universitario». Per la prima volta la protesta trova compatti studenti, ricercatori, corpo docente e amministrativo. L’ipotesi è di non far partire il nuovo anno accademico. «La situazione è talmente grave - ha detto Marco Merafina, coordinatore nazionale dei ricercatori e membro del senato accademico - che dobbiamo essere in grado di dare risposte nette». Non sono solo i tagli a preoccupare ma il blocco del turn over al 20% che impedisce l’accesso dei giovani e dei precari. «La Sapienza ha già, in rapporto agli altri atenei europei, meno personale e più anziano – spiega Pietro Lucisano, prorettore – questa norma irresponsabile la condanna a ridurre l’offerta formativa e uccide il ricambio generazionale; i ministri in pubblico dicono di favorire i giovani poi ci impediscono di assumere». Ma le conseguenze di quella che Guarini chiama «riforma del sistema universitario mascherata», e sulla quale solleva dubbi di costituzionalità, potrebbero essere ben più gravi. «Le università si avviano verso una sostanziale privatizzazione». Il tutto in un quadro in cui sarà sempre più difficile formare adeguatamente studenti e ricercatori. «Viene intaccata la ricerca che è il patrimonio vivo del paese, vorrei sapere se Confindustria pensa sia utile all’Italia», continua Lucisano che aggiunge «i danni saranno irreversibili». Il senato accademico della Sapienza si è già espresso: lo scorso 8 luglio ha approvato una mozione di critica alla finanziaria. Ora, dopo l’assemblea di ieri mattina, convocata dallo stesso rettore, docenti e studenti pensano alle forme di lotta da attivare.