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Unità: Vulcanologi «a tempo»: cosa faremo a contratto scaduto?

A rischio il futuro di 400 precari dell’Ingv. Con meno personale anche meno sorveglianza sui sismi

08/10/2008
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l'Unità

di Livia Ermini / Roma

A DISTANZA di una settimana sono tornati a manifestare sotto il Dicastero della Funzione pubblica. I lavoratori della Amministrazione Statale continuano la batta-

glia contro l’emendamento ammazza-precari del Ministro Brunetta. Ieri a Palazzo Vidoni erano un migliaio, aderenti al sindacato Rdb, con bandiere e cartelli di indignazione. Tra loro un nutrito gruppo di ricercatori, i più colpiti dal provvedimento, che hanno allestito un “mercato dei cervelli”. Armati di scatoloni hanno simbolicamente impacchettato la loro materia grigia inviandola agli istituti di ricerca all’estero. Qualche giorno fa si erano messi in vendita su E-bay al miglior offerente. Un’ironia amara che la dice lunga sulla prostrazione di giovani e meno giovani che vedono anni di studio e di lavoro. «Il mio contratto scade ad agosto – racconta Simone Atzori ricercatore all’Istituto di geofisica e vulcanologia - dopo quella data non so cosa accadrà». Nella sua voce non c’è rassegnazione ma voglia di battersi per quel posto a cui ha diritto. 35 anni, gran parte dei quali spesi nella formazione, Simone dopo la laurea in ingegneria ambientale ha lavorato per 2 anni per la protezione civile e nel 2003 è approdato all’Ingv. Oggi si occupa di telerilevamento e analisi di immagini con sistemi satellitari. Se l’emendamento non verrà ritirato la sua esperienza potrebbe chiudersi presto. Come lui altri 400 precari dell’Istituto (quasi la metà dei dipendenti) potrebbero andare a casa dopo il 1° luglio 2009 termine oltre il quale scatta l’impossibilità di rinnovare i contratti a tempo. Perdendo personale qualificato l’ente potrebbe addirittura chiudere non assicurando più servizi di sorveglianza dell’attività sismica e vulcanica nazionale e compromettendo tempestivi interventi in caso di terremoti.

Verso le 12 una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dai funzionari del Ministero che hanno confermato la decisione di Brunetta di svolgere un percorso di ricognizione del precariato negli enti di Ricerca per valutare meglio la situazione. Gli oltre 5000 ricercatori di Isfol, Cnr, Ispesl, Ispra comunque torneranno in piazza il 17 ottobre prossimo in occasione dello sciopero generale contro le politiche del governo.