Università, crescono le borse post laurea, ma il 90% dei ricercatori sarà espulso
I risultati della settima "Indagine sul dottorato e il post-doc": molti perderanno il posto di lavoro a causa della Riforma Gelmini. Ancora uno squilibrio che divide il Paese: tra gli atenei che fanno bandi, otto sono al Nord
ROMA - La settima Indagine sul dottorato universitario e il post-doc, allestita dal 2010 dall'Associazione dei dottori di ricerca italiani (Adi), racconta che i posti per le borse dopo-laurea sono in aumento. Nel 2017 sono tornate ai livelli del 2014: 9.250 posti a bando, +5.5 per cento rispetto all'anno scorso. Il recupero, e l'attenzione pubblica sul settore, c'è, il problema è che se si allunga il confronto agli ultimi dieci anni si registra un calo di posti offerti, in questo caso del 41,2 per cento. E' il trend - recupero a breve, insufficiente rispetto alle perdite del medio periodo - di molte cose che riguardano l'università italiana.
CONCENTRATI IN DIECI ATENEI
Una caratteristica dei dottorati nazionali è la loro concentrazione in pochi atenei: dieci università garantiscono il 42 per cento dei posti. Otto sono al Nord. Gli atenei del Paese sottoposti a controllo da parte del Miur sono novantuno. Il dato si ripete nelle ultime stagioni: il 49 per cento dei dottorati è bandito dai dipartimenti settentrionali, il 29 per cento al Centro, il 21 per cento al Sud.
In questo lento riavvicinamento agli standard europei, una seconda buona notizia è questa: diminuiscono i posti di dottorato senza borsa (cioè senza finanziamento). Nell'ultimo anno i "gratuiti" sono passati dal 23,8 per cento al 17,7. Il livello più basso dal 2010. Ovviamente, anche l'aliquota dei posti con borsa (1.200-1.400 euro) è il più alto (82,3 per cento) degli ultimi sette anni.
Aumenta il numero degli atenei statali che prevedono una tassa per i dottorandi: dai diciannove del 2016 si è saliti a ventuno. Dodici di questi non prevedono fasce di reddito. La tassazione media è poco superiore ai 600 euro, ma con differenze enormi: da un minimo di 100 euro all'Università di Udine ai 2.230,58 euro per l'Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Sul fronte dei cosiddetti post-doc, che sono i laureati già nella fase successiva al dottorato, gli assegnisti di ricerca nell'università italiana restano stabili: sono poco più di 13 mila e il loro assegno può essere replicato per sei anni. Il 58 per cento sono al Nord, il 26 al Centro, il 20 al Sud. Tra le prime dieci università per numero di assegnisti, nessuna è del Sud Italia.
NOVE ASSEGNISTI SU DIECI FUORI DAL SISTEMA
Secondo le stime degli autori del lavoro, solo il 9,2 per cento degli assegnisti di ricerca potrà avere la possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato. Il resto - ed è il 90,8 per cento - sarà espulso dall'università italiana seguendo le indicazione della Riforma Gelmini.
L'indagine Adi allarga il tiro al turnover dei professori universitari: nel 2017 il saldo complessivo del personale docente (ordinari, associati, ricercatori) è negativo: meno 922. "Il piano straordinario di ricercatori di tipo B non è stato in grado di tamponare i pensionamenti". L'area più colpita dal calo di personale è quella medica, Ingegneria industriale è l'unica in grado di mantenere un rapporto paritario tra pensionamenti e ingressi.
Sul piano politico-amministrativo, nella maggior parte degli atenei i dottorandi sono accorpati agli studenti e nel 52 per cento delle università italiane non rappresentati nei consigli di corso. Gli assegnisti di ricerca solo nell'8 per cento dei casi sono nei Senati accademici. In molti casi i ricercatori a tempo determinato non possono eleggere il rettore.
IL MINISTERO: "REVISIONE IN CORSO"
Alla presentazione dell'Indagine, ieri alla Camera dei deputati, il capo dipartimento Università del ministero, Marco Mancini, ha rivelato che è in corso di revisione il decreto ministeriale 2013 che si occupa di dottorati. L'Adi ha ribadito due richieste: un finanziamento speciale ai dottorandi migrati e senza borsa e la detassazione di tutte le borse previste, in Italia e all'estero. Francesco Verducci, responsabile Pd per Università e Ricerca, ha ribadito in quella sede la sua proposta: negli atenei italiani in cinque anni devono essere assunti duemila nuovi ricercatori.
Sul tema dottorandi, l'ultima Legge di bilancio - anche dopo la battaglia portata avanti dall'interno () - ha previsto nuovi finanziamenti: 15 milioni di euro a partire dal 2018 per i 27 mila post-laureati , cresciuti alla fine a 20 milioni . Le risorse pubblichedei dottorati 2016 hanno premiato le università di Roma La Sapienza, Bologna e Padova, quindi Roma Tor Vergata e Genova.