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Università, il 39% dei corsi è a numero chiuso

L’ultima deriva dei test universitari è in una circolare del primo pomeriggio del 23 settembre scorso, a firma Marco Mancini, capo del Dipartimento all’interno del ministero dell’Istruzione

26/09/2014
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la Repubblica

di Corrado Zunino

L’ultima deriva dei test universitari è in una circolare del primo pomeriggio del 23 settembre scorso, a firma Marco Mancini, capo del Dipartimento all’interno del ministero dell’Istruzione. Il sempre silenzioso Mancini scrive a tutti gli atenei italiani dicendo loro che da adesso — 23 settembre — in poi i vincitori dei ricorsi al Tar del Lazio per l’ammissione in sovrannumero alla facoltà di Medicina (sono 2.500, studenti rimasti fuori dopo il test d’accesso, riammessi dal tribunale amministrativo dopo aver certificato irregolarità varie in varie sedi) dovranno essere assegnati all’università in cui "risulta minimo lo scarto tra il punteggio del primo in graduatoria e il punteggio ottenuto dal ricorrente". Ovvero, tenendo conto delle sedi richieste dal candidato (bocciato al test e riammesso da un tribunale), la nuova matricola andrà là dove si avvicina di più ai voti dei migliori. Quindi per lui, che per legge può chiedere tutte le 40 sedi con facoltà di Medicina o di Odontoiatria in Italia, è inavvicinabile Torino dove il migliore ha preso 80,5 punti ed è invece quasi certo l’approdo in uno dei cinque-sei atenei con voti più bassi: il polo Pontino della Sapienza, innanzitutto, e a salire l’Università del Molise, poi Sassari, Vercelli, Foggia, Salerno.

Il Miur, meglio, l’ex presidente Crui Mancini, ha voluto da una parte creare una sorta di graduatoria degli “ammessi dal Tar” e dall’altra

non discriminare i promossi del test  che, pur avendo indicato una sede come preferita, spesso sono stati inviati lontano.

Il problema è che questa nuova circolare crea una nuova discriminazione, tutta interna ai 2.500 ricorrenti. Chi non è stato ancora assorbito entro il 23 settembre, rischia la migrazione con i suoi costi annessi. Chi è stato già sistemato — è accaduto a 600 candidati a Bari, 400 alla Federico II di Napoli — si è alloggiato a casa o nei dintorni. Il ricorso al Tar dei campioni del ricorso, l’Unione degli universitari, Udu, affidati alle cure dell’avvocato Michele Bonetti, ora si abbatterà anche sulla circolare “23 settembre”. Che, per ora, ha prodotto scontri verbali tra alcuni ricorrenti della Sapienza e le segreterie della facoltà romana.

Il superamento del test di Medicina come viatico per iniziare a frequentare i corsi della facoltà è vicino. Il ministro Stefania Giannini ha già consegnato ai rettori (Crui) un documento che prevede un anno comune per tutte le matricole, una valutazione divisa in due semestri e alla fine della stagione una selezione dura per passare al secondo anno. Entro l’autunno il provvedimento sarà firmato. Il problema è che il “numero chiuso” ormai è un dato acquisito delle università italiane ed è tracimato da Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura a quasi tutte le altre facoltà, che, localmente, hanno iniziato ad applicare i test selettivi.

I corsi a numero programmato in tutta Italia sono 1.687 su 4.311, il 39 per cento. L’Università di Padova, per esempio, prevede a “numero controllato” Economia, Psicologia, Agraria, Fisica, Scienze dell’educazione. A Palermo il test per entrare a Scienze di base e applicate è stato affrontato da 4.045 candidati: 1.358 i posti disponibili. Alla Ca’ Foscari di Venezia in 2.973 hanno provato a entrare alla fine di agosto ai sei corsi di laurea (linguistici ed economici) ad accesso programmato. L’Università di Parma ha diciotto corsi chiusi. Giurisprudenza è a numero chiuso a Roma Tre, a Firenze, a Catania, a Palermo. Biologia è nella totalità dei casi a numero chiuso.

Per il test d’ingresso a Ingegneria del Politecnico di Milano ci sono stati 10.342 iscritti (per 6.455 posti disponibili). Un record. E la partecipazione alla prova selettiva iniziale per i corsi dell’Università di Milano-Bicocca quest’anno ha segnato un +49,6 per cento.

L’Anvur, il guardiano della valutazione, segnala questo: nei corsi ad accesso programmato come Medicina ci sono tassi bassi di abbandono, una elevata quota di laureati regolari e un minor numero di iscritti fuori corso. Al contrario gli studenti di Sociologia e Scienze politiche presentano più elevati tassi di abbandono, più elevate quote di iscritti fuori corso e una quota di laureati in corso più bassa della media. Gli studenti, nello specifico Alberto Campailla portavoce nazionale di Link, dice questo: “Il numero spropositato di studenti annualmente coinvolti nei test rispetto alla scarsità di risorse e posti disponibili negli atenei è un problema politico che grida vendetta. Il dato costituzionale per cui l’istruzione dovrebbe essere accessibile a tutti è solo rilevante sulla carta, non nella realtà”.