Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Università, la fuga dei meno abbienti. Non si iscrivono da tecnici e professionali

Università, la fuga dei meno abbienti. Non si iscrivono da tecnici e professionali

Il calo delle iscrizioni fotografato dal Cun non tocca per nulla i diplomati nei licei classici o scientifici (che aumentano). Restano fuori una parte consistente degli istituti che ospitano la maggioranza degli studenti italiani

06/02/2013
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

ormai fermo da tempo. Se infatti il calo di immatricolazioni avesse colpito equamente tutti avremmo avuto meno immatricolati fra i diplomati di tutti gli indirizzi. Ma così non è stato. Dal 2003/2004 al 2011/2012, gli immatricolati all'università in possesso di un diploma di maturità liceale (classica o scientifica), anziché diminuire, sono aumentati dell'8 per cento. Mentre sono crollate le immatricolazioni di coloro che erano in possesso di un diploma tecnico o professionale: meno 44 per cento per i primi e meno 37 per cento per i secondi. E in Italia, si sa, gli istituti tecnici e professionali sono frequentati proprio dai figli delle famiglie meno abbienti.

E anche depurando i dati dall'aumento di iscritti, e di diplomati, nei licei verificatosi negli anni presi in considerazione dal Cun, e dal conseguente calo di iscritti registrato dagli istituti tecnici, le cose non cambiano molto. Negli otto anni in questione, infatti, il numero di diplomati dei licei è cresciuto del 22 per cento mentre quello sfornato dagli istituti tecnici è calato del 13 per cento. Nulla a che vedere col crollo del 44 per cento di immatricolazioni che ha colpito i possessori di una diploma tecnico. Addirittura i diplomati degli istituti professionali, negli otto anni di riferimento, sono aumentati - del 7 per cento - ma coloro che hanno deciso di continuare gli studi hanno fatto registrare una flessione del 37 per cento.

Ma a condizionare la scelta di proseguire o meno gli studi, oltre alle difficoltà economiche, potrebbe essere anche stata la sfiducia nei confronti di un titolo di studi, la laurea, che un tempo assicurava ottime prospettive di lavoro e di guadagno, oltre che una diversa considerazione sociale dei "semplici" diplomati. Ma andando a guardare cos'è avvenuto nelle diverse aree geografiche del Paese si è portati ancora una volta ad attribuire il calo degli immatricolati a considerazioni di tipo economico, che il possibile calo delle borse di studio - conseguente alla prossima approvazione del decreto sul diritto allo studio - denunciato dagli studenti universitari, potrà solo accentuare.

Il 17 per cento complessivo di calo delle immatricolazioni, si ridimensiona al 7,7 per cento nelle regioni del Nord, col Piemonte e il Trentino Alto Adige che fanno registrare addirittura incrementi. Ma scendendo per lo Stivale le cose cambiano rapidamente. Nelle regioni dell'Italia centrale il calo delle immatricolazioni è già pesante - meno 19 per cento - e diventa pesantissimo nelle aree meridionali dove arriva a sfiorare il 27 per cento. In buona sostanza, al Sud in pochi anni oltre un ragazzo su quattro ha abbandonato i sogni di conseguire una laurea. Proprio dove, in questi ultimi anni, la disoccupazione e la crisi economica a fatto sentire i suoi effetti più nefasti