L’università? Sempre più precaria
Approvato dal governo il disegno di legge che moltiplica i contratti a tempo determinato, allungando i tempi per l’ingresso in ruolo. Il no della FLC
L’università italiana è già precaria. Ma evidentemente non è ancora abbastanza. Proprio oggi (7 agosto) il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che conferma i peggiori timori sulla revisione del pre-ruolo universitario.
"Se questo ddl verrà approvato – si legge in una nota della FLC CGIL – si moltiplicheranno le figure precarie e senza diritti nell’università italiana, allungando nel contempo i tempi di ingresso di ruolo”.
Al contratto di ricerca previsto dalla cosiddetta riforma Verducci, infatti, si aggiungono un altro contratto a tempo determinato (il post-doc) di più breve durata (un anno), due borse di assistenza alla ricerca (con inquadramenti simili agli assegni e la mancanza di riconoscimento di un reale rapporto di lavoro), un “professore aggiunto” dai tre mesi ai tre anni, utilizzabile non solo per attività di didattica ma anche di ricerca e di terza missione, senza alcuna definizione di compiti e retribuzione.
Per la FLC CGIL si tratta di “una giungla di figure e diritti, che rischia di far esplodere il lavoro precario e poco garantito nelle università, proprio quando si tagliano in modo sostanziale le risorse, con una riduzione di 500 milioni di euro del Ffo 2024”.
Non solo: "Dalle anticipazioni disponibili, questo ddl introdurrebbe per tutte le nuove figure, eccetto il post-doc, la chiamata diretta. Altro che valorizzazione del merito e competenze, si cancellano le valutazioni comparative (i concorsi), ritornando a forme di assistentato di baronale memoria che non si vedono più da oltre 40 anni”.
E infine, "per i professori aggiunti si prevederebbe una chiamata diretta decisa direttamente dal consiglio di amministrazione, senza alcun inquadramento in un dipartimento, ma solo ‘sentito’ il Senato accademico, per la prima volta introducendo nelle aule docenti che non hanno avuto nessuna valutazione da parte di strutture o commissioni accademiche (solo un parere del Senato, senza neanche l’obbligo di seguirlo)”.
Insomma, per il sindacato della conoscenza della CGIL “altro che valorizzazione della ricerca, altro che rilancio dell’università e cassette degli attrezzi: così si frammenta e squalifica il lavoro a tempo determinato, si mortificano aspettative e meriti, si prepara l’università al nuovo lungo inverno deciso dal governo con questa nuova stagione di tagli”.
Non a caso proprio in queste settimane, nella legge di conversione del dl 71/2024, all’art. 15, comma 1-quinquies, si prevede di spostare le risorse del piano straordinario 2025 e 2026 (100 milioni di euro), oltre quelle non utilizzate degli anni precedenti (a partire dal 2024), per il cofinanziamento dei maggiori oneri stipendiali del personale docente e non docente delle università: in pratica, si distolgono le risorse per le nuove assunzioni per tentare di colmare i tagli al FFo”.
La FLC CGIL “si impegna a costruire ogni possibile opposizione a questa ulteriore ferita all’università italiana, ci auguriamo a fianco delle altre organizzazioni sindacali e associative del mondo universitario”.