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Università, un comitato per rivoluzionare le scuole di specializzazione di medicina

Nasce un gruppo con centinaia di partecipanti che vogliono una riforma del concorso per l'accesso a questi corsi, dove finiscono spesso studenti 'graditi', figli naturali o adottati dai primari

11/02/2013
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA - Si sono messi insieme per spostare un'architrave della medicina italiana: l'accesso alla scuole di specializzazione, dove ancora oggi accedono - spesso - gli studenti graditi, i figli naturali e adottati dei primari insegnanti. Si sono autobattezzati "Comitato pro nuovo concorso specializzazioni mediche" e chiedono il superamento di un concorso locale, bandito ogni anno dai singoli atenei dopo decreto del ministro dell'Istruzione. Un problema decisivo - e facilmente intuibile - è che la commissione giudicante del concorso di specializzazione è costituita da docenti delle stesse facoltà di Medicina e Chirurgia sedi del concorso. E quindi vicini alle volontà di primari e chirurghi.

E' la storia lontana e recente a certificare questa contiguità molesta. Ed è la struttura del concorso stesso, che per la parte scritta (60 punti assicurati su 100) si affida a quiz pubblicati due mesi prima dal ministero (4.750 generali, 350 quiz specifici per ogni singola scuola), che la favorisce. Il candidato si prepara mandando tutto a memoria e non a caso la gran parte dei concorsisti impegnati, il 95 per cento, risponde alle 60 domande in maniera corretta. La selezione che non si fa allo scritto, quindi, viene lasciata alla seconda prova, o prova pratica, che, come denuncia il "Comitato nuovo concorso" (493 membri iscritti al relativo sito Facebook, studenti laureati o laureandi nelle università di Pisa, Sassari, Catania), "soffre di gravi limiti di obiettività,

validità, imparzialità e uniformità e che maggiormente può prestarsi a interventi propensi a favorire o penalizzare determinati candidati".

Le tracce oggetto di prova sono elaborate dalle commissioni locali, sono diverse da candidato a candidato e sono corrette secondo parametri "fortemente soggettivi in una modalità troppo discrezionale, poco garantista e senza trasparenza". I 15 punti della prova pratica, ecco, diventano decisivi. Importante, infine, è il peso del curriculum (25 punti), altro elemento a considerazione variabile: voto di laurea, voti negli esami attinenti alla specialità scelta, qualità della tesi, pubblicazioni. Non c'è spazio per valutare dottorati di ricerca, stage clinici, master, corsi di perfezionamento. La valutazione degli stessi titoli, poi, varia da ateneo ad ateneo.

Qual è stata la storia del concorso per specialità in Italia? Questa. Nella facoltà di medicina dell'università di Udine la procura di Firenze ha scoperto il "sistema dell'autofinanziamento" all'interno della scuola di specializzazione di Chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva diretta dal professor Piercamillo Parodi (possibilità di accesso in corsia preferenziale, hanno annotato i carabinieri, c'erano anche nelle sedi di facoltà di Pavia, Milano e Udine). Nel caso della studentessa Almesberger lo sponsor era il papà amministratore della "Sercotec srl". Dal direttore della scuola di Udine la specializzanda ricevette anche la promessa, mantenuta, di consultare le tracce della seconda prova concorsuale quattro giorni prima del test. Il direttore della scuola di Padova, Franco Bassetto, avrebbe invece contribuito a costruire l'accesso privilegiato: titoli costruiti per regalare un maggior punteggio in graduatoria.

All'Università di Bari le quattro concorsiste più alte in graduatoria per la scuola di specializzazione in Oftalmologia - tra i 90 e i 100 punti ottenuti - sono state le figlie dei professori del reparto. Il padre di una delle dottoresse era il direttore di Oftalmologia I, un secondo il coordinatore dell'unità operativa, un altro ancora lavora nella divisione dedicata al glaucoma, l'ultimo aveva lasciato da poco il Policlinico. I padri sono: il professor Giuseppe Ruggeri papà di Enrica, il medico oculista aggregato Giuseppe Ciracì papà di Lorenza e i professori Carlo Sborgia (genitore di Alessandra) e Tommaso Micelli Ferrari (di Luisa).

Un anno fa, sempre a Bari, sempre a Medicina (e Odontoiatria), con tre mesi d'anticipo si decisero i vincitori di due corsi di specializzazione. La procura ha messo ai domiciliari sei medici-commissari di un concorso di cardiologia (associazione a delinquere e corruzione). L'endocrinologo Riccardo Giorgino, per continuare, ha tramandato la poltrona di primario al figlio Francesco dopo un passaggio del pargolo a Chieti. A Bologna il professor Renato Meduri ha raccontato in procura i dettagli dei concorsi pilotati in ateneo. Cinque, tutti ad Oculistica.

Sì, il ministero dell'Istruzione ha promesso una riforma dei concorsi locali per le specializzazioni, diversi hanno invocato la presenza di professori stranieri nelle commissioni che valutano docenti e ricercatori. Ora ci prova il Comitato "Pro nuovo concorso" proponendo altre regole: graduatoria nazionale, quiz ignoti fino alla data della sessione, ridimensionamento del peso del curriculum dello studente, commissione locale costituita da docenti esterni. Daniele Livon, l'uomo che per conto del ministro Profumo cura l'università, li ha ascoltati, ha preso appunti. Basta un decreto del ministro per intervenire