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Gli studenti hanno ragione da vendere" Il pedagogista Benedetto Vertecchi: "Era ora che scendessero in piazza" ROBERTA RIZZO ...

26/10/2005
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Kataweb

Gli studenti hanno ragione da vendere"
Il pedagogista Benedetto Vertecchi: "Era ora che scendessero in piazza"
ROBERTA RIZZO


ROMA. Se gli studenti hanno fatto sentire la loro voce anche negli atenei italiani molti docenti non sono stati zitti. Parecchi concordano con la protesta messa in atto ieri da migliaia di giovani contro la riforma del ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti. "E' una riforma che appiattisce la cultura. Che non tiene conto dell'intelligenza. Quella del ministro Moratti è davvero una "deforma"". Non ha proprio alcun dubbio su quale posizione prendere il professor Benedetto Vertecchi, che insegna Pedagogia Sperimentale all'Università Roma Tre. Una posizione nettamente contraria alle logiche morattiane.
Professor Vertecchi, gli studenti sono scesi in piazza e voi docenti che fate?
"Personalmente condivido in pieno la protesta degli studenti. Anzi, devo dire che era ora che manifestassero. Erano troppo buoni! C'è stata un'intera generazione in sonno e c'è voluta proprio la Moratti per risvegliare gli animi dei ragazzi. Questa non è una protesta all'acqua di rose. Gli studenti hanno ragione da vendere".
"Per quanto riguarda noi docenti penso proprio che le nostre idee le abbiamo esposte più volte. Ma questo governo non ascolta".
In che senso non ascolta?
"C'è un'assenza totale di comunicazione reale. Questo governo fa solo propaganda ma non dialoga con le parti sociali. Mi auguro che le cose cambino in fretta, il Paese deve darsi una mossa. Gli studenti fanno sentire la loro voce. Ma ciò non basta".
Qual è l'errore più grave contenuto in questa riforma scolastica?
"Certamente l'appiattimento culturale. L'assenza della dimensione del progetto educativo. L'unica logica perseguita dalla riforma Moratti è riferita alle risposte del mercato. Ovvero, organizzare la scuola per rispondere al mondo del lavoro".
"Ma non è così automatico e neppure così semplice. E poi togliere la dimensione educativa significa tagliare le prospettive evolutive dell'uomo. L'educazione si realizza attraverso la vita, ma con tale riforma non si dà più la possibilità di spaziare ed approfondre, di crescere e scegliere".
Lei vuol dire che la scuola strutturata ed organizzata con la riforma del ministro Letizia Moratti toglie pure i sogni? Cancella le prospettive di vita degli adolescenti?
"Non solo i sogni, ma neutralizza l'intelligenza. La capacità di elaborare idee e concetti non viene neppure ponderata. Tutto è calcoalto in base al lavoro da svolgere nel futuro".
"Ma quale futuro?, dico io, se non si dà un'equilibrata possibilità di spaziare nell'ambito scolastico".
Quindi se la riforma prenderà piede sarà esplicito un abbassamento culturale degli studenti? Avremmo giovani più ignoranti e pronti a lavorare in fabbrica?
"Il pericolo è anche questo. E lo hanno capito già moltissime famiglie le quali hanno iscritto i figli ai licei e non più a istituti professionali. I genitori sono quindi convinti che il proprio figlio potrà impare di più frequentando il liceo perché dura più anni e dà maggiori garanzie di studio e preparazione".
"E come dare loro torto? Con il cambio voluto dal ministro Letizia Moratti si sta andando verso una scuola morta. Grigia e senza alcuna progettualità pedagogica ed educativa. Come si può realizzare il "castello" della scuola senza veramente capire dove va la società e quali bisogni hanno i giovani? Mi auguro che la protesta degli studenti duri ancora molto tempo".