CARLO ROSSO
ROMA.Su un totale di più di un milione di lavoratori della scuola, circa 400 mila hanno partecipato al referendum sul nuovo contratto e il 95% lo ha bocciato.
Per la Cgil è la conferma che la scelta di non firmare il contratto della scuola è stata condivisa dai suoi iscritti, così come la decisione di indire per il 18 marzo lo sciopero generale dell’intero settore, dalla scuola all’università, alla ricerca e alla formazione artistica e musicale.
I risultati non lasciano spazio a dubbi e danno soddisfazione al sindacato di Corso d’Italia anche grazie all’affluenza al voto: una partecipazione andata ben oltre gli iscritti alla sola Flc-Cgil (150 mila), ma addirittura di quanti nel 2007 parteciparono al referendum sul protocollo per il welfare. «Soprattutto nella scuola si esprime la contraddizione della politica del governo», ha detto ieri il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani che ha presentato i risultati del referendum insieme al segretario della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo.
«Non si può dire vogliamo efficienza, formazione, innovazione e poi pensare che 60 euro al mese di aumento rappresentino il volano per farlo. Per non parlare del capitolo precari: poiché sono previsti tanti prepensionamenti, si sarebbe potuta fare una programmazione per le uscite, per rinnovare il corpo docente. Invece - ha concluso Epifani - i provvedimenti della Gelmini stanno determinando soltanto una situazione di caos nelle scuole».
Polemico con Epifani il segretario generale della Cisl, che non sembra credere all’esito del voto: «Epifani - ha detto infatti Raffaele Bonanni - non è né arbitro né notaio di tutti».
Il risultato ottenuto nel referendum sarà un utile trampolino per le iniziative politiche della Cgil, soprattutto in vista dalle manifestazione nazionale organizzata per il 4 aprile dal sindacato. Al centro dell’opposizione espressa dai lavoratori è soprattutto la parte economica del contratto (hanno firmato Cisl, Uil, Gilda Unams, Snals e Confsal) e che prevede un aumento medio di 70 euro nelle buste paga di docenti e personale Ata. Aumento che corrisponde all’inflazione programmata dal governo, pari al 3,2%, e che dalla prossima tornata sarà sostituita dal nuovo indice previsionale indicato con la riforma del modello contrattuale.
«Vanno rimesse radicalmente in discussione tutte le politiche del governo in materia di istruzione», ha spiegato Mimmo Pantaleo. «Vogliamo che si torni a parlare di investimenti e ribadiamo che i diritti del mondo del lavoro non possono essere considerati merci». Pantaleo ha poi denunciato presunti tentativi di ostacolare lo svolgimento del referendum. «Abbiano notato con dispiacere e con rabbia - ha detto - che ci sono stati tentativi di ostacolare lo svolgimento della consultazione: pressioni sui dirigenti scolastici e sui direttori regionali, perché impedissero di costituire i seggi, lettere e volantini delle altro organizzazioni sindacali».
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