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Università “Magna Graecia” di Catanzaro: casse vuote ma crediti per oltre 30 milioni di euro

Su alcune questioni riguardanti la contrattazione integrativa la nostra organizzazione rinnova la richiesta di incontro con il Magnifico Rettore.

28/11/2014
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A cura della FLC CGIL Calabria e della FLC CGIL Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone

La FLC CGIL esprime preoccupazione per il grave buco di cassa, di oltre 30 milioni di euro, che emerge dal conto consuntivo dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro alla chiusura dell’esercizio 2013. Si tratta di oltre 20 milioni di euro di crediti verso le ASL che l’Università di Catanzaro non ha riscosso e per i quali risulta avviata azione legale e di oltre 10 milioni di euro di crediti che l’Università ritiene le siano dovuti dalla Azienda Ospedaliera “Mater Domini” e dalla Fondazione “Tommaso Campanella” per l’anticipazione delle spese per le utenze.

Trenta milioni di euro indisponibili nelle casse dell’Università non possono non avere ripercussioni nelle scelte politiche dell’Ateneo che, in ultima istanza, possono ripercuotersi sul personale tecnico-amministrativo e docente e sugli studenti, anche in termini di servizi offerti.

Cercare di capire cosa succede in questo sistema di scatole cinesi, in un contorto intreccio di rapporti fra l’Università di Catanzaro, l’Azienda Ospedaliera “Mater Domini”, la Fondazione “Tommaso Campanella” e la Regione Calabria.

È del tutto naturale che una Università sede di Policlinico anticipi il pagamento della differenza stipendiale dovuta al personale universitario che svolge attività assistenziale per poi vederselo rimborsare, entro un lasso di tempo breve, dalla sanità pubblica.

Restano però due aspetti che stupiscono questa Organizzazione Sindacale: da un lato l’entità del credito vantato, indice di un arco temporale interessato decisamente lungo, ed in secondo luogo il fatto che per la riscossione di tali somme sia stato necessario aprire un contenzioso con la debitrice.

Quest’ultimo aspetto assume significati e conseguenze differenti a seconda che il credito vantato dall’Università sia riconosciuto e incontestato ovvero che vi siano contestazioni sul numero delle unità assistenziali attivate ed i relativi posti-letto. È evidente, comunque, che già il solo pagamento degli interessi legali sul debito da parte della Sanità Pubblica ovvero la tardiva riscossione del credito da parte dell’Università di Catanzaro possano configurare un rilevante danno erariale per l’uno o l’altro ente.

A fronte di somme non riscosse di tale entità, troviamo importanti capitoli di spesa rimasti a residuo e quindi ancora da pagare.

I residui passivi per interventi a favore degli Studenti ammontano a oltre 3.500.000 euro di cui oltre 1.300.000 euro dagli esercizi precedenti; mentre quelli relativi ad indennità accessorie al personale docente e ricercatore che ammontavano a circa 3.500.000 euro sono stati decurtati di circa 700.000 euro risalenti all’anno 2007 (si tratta di somme soggette a prescrizione quinquennale?).

Apprendiamo dalla stampa di questi giorni che la Fondazione UMG, alla quale l’Università di Catanzaro avrebbe trasferito alcune funzioni in materia di Diritto allo Studio, pervenutele dalla Regione Calabria, sostiene di non avere soldi per garantire la corresponsione di indennità sostitutive all’attribuzione delle residenze universitarie per tutti gli studenti fuori sede idonei.

La confusione di ruoli e gli intrecci di interessi in quel di Germaneto non recano vantaggio né alla sanità calabrese che vede 172 lavoratori con lettera di licenziamento, né agli studenti ed alle loro famiglie che si vedono ridotto al lumicino il loro diritto a studiare se appartenenti a nuclei familiari in condizioni economiche disagiate, né ai lavoratori precari dell’Università che navigano a vista fra Università e Fondazione UMG.

Meno grave appare, sotto questo aspetto, la situazione per quello che riguarda il personale tecnico-amministrativo che, se da un lato viene gratificato con l’attribuzione di incarichi e l’autorizzazione a svolgere collaborazioni varie rilasciate “ad personam”, dall’altro non ha ancora avuto notizie dell’ammontare del “fondo comune di Ateneo”, istituto contrattuale. E del fondo progettazione.

Sul piano strettamente attinente alla materia della contrattazione decentrata d’Ateneo, la FLC CGIL ribadisce al Rettore che non ha sottoscritto l’accordo di contrattazione decentrata in quanto convinta che quell’accordo avrebbe potuto produrre tanto clientelismo e tante ingiustizie. L’esorbitante aumento delle Indennità di responsabilità dei cosiddetti Funzionari di Riferimento avrebbe, inoltre, eroso le poche risorse a disposizione determinando iniquità di trattamento dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Università di Catanzaro.

In effetti, il processo in atto, che sembra volto a cumulare incarichi nelle mani di poche persone, erodendo le competenze o ignorando le professionalità di altre, non è un processo condivisibile in quanto l’unico risultato concreto al quale potrà portare è quello di “costruire” carriere, spendibili a tempo debito, ma non certo al risultato della migliore efficacia ed efficienza della gestione delle risorse umane disponibili.

Contestualmente si continua a creare precariato per lo svolgimento di funzioni istituzionali spesso sottratte od in parte erose al personale strutturato esistente con procedure poco intelligibili.

I provvedimenti recentemente adottati dall’Amministrazione Universitaria, dei quali siamo venuti in parte a conoscenza non certo per il dovuto rispetto delle relazioni sindacali da parte dell’Ateneo, ci presentano un quadro fortemente discutibile che ricalca quelli che erano i nostri presentimenti.

Nel merito, la FLC CGIL stigmatizza l’organizzazione delle strutture dipartimentali e decentrate.

Per i Dipartimenti di Area Medica, per esempio, nell’Organizzazione degli Uffici pubblicata sul sito dell’Ateneo figura soltanto un Funzionario responsabile, organizzazione, questa, impensabile per il buon funzionamento dei tre Dipartimenti Medici; ma poi vengono assegnate, dal Direttore Generale, altre indennità di Responsabilità per uffici che, formalmente, non figurano nella organizzazione degli uffici resa nota nell’ambito degli obblighi di trasparenza dell’Ateneo. Analogamente per il Sistema Bibliotecario di Ateneo ove sembrano essere state attribuite altre indennità di responsabilità, oltre quella dell’unico Funzionario Responsabile previsto dall’organizzazione degli uffici. La vicenda della costituzione stessa dello SBA appare discutibile nel momento in cui l’Amministrazione Universitaria ha deciso di conferire l’incarico di Responsabile cumulandolo ad altro incarico presso il Centro Interdipartimentale di Servizi (struttura alquanto complessa), con la conseguenza che due Funzionari di Categoria D, non privi di professionalità e competenza, sono tutt’ora sprovvisti di indennità di responsabilità pur avendo continuato di fatto a svolgere funzioni inerenti alla qualifica e implicanti autonomia e responsabilità. Questa O.S. non sa proprio trovare una sufficiente motivazione, poi, per la mancata attribuzione di indennità all’Ufficio di Segreteria del Direttore Generale, all’Ufficio Missioni e all’Ufficio Protocollo dell’Ateneo, nonostante l’attribuzione delle indennità si sia concentrata sugli uffici dell’Amministrazione Centrale; senza parlare dell’unico ufficio, afferente all’Area Tecnica, che, per il Direttore Generale, non svolgerebbe mansioni di responsabilità.

Tornando ai Dipartimenti, per quello Giuridico sono stati previsti tre Uffici oltre l’incarico di Segretario Amministrativo, ma nessuna altra indennità è stata attribuita pur esistendo in quel Dipartimento professionalità che in passato hanno svolto le funzioni proprie del Segretario Amministrativo con la sola firma degli atti demandata al Direttore Amministrativo dell’Ateneo.

Già in sede di contrattazione decentrata evidenziammo che l’attribuzione di indennità di importo commisurato al numero degli studenti iscritti, relativamente alle segreterie studenti, era un criterio inadeguato ed ingiusto in quanto non è il numero degli studenti iscritti ad un Corso di Laurea che determina la complessità ed il livello di responsabilità delle funzioni svolte dal personale responsabile, né serve a determinare il suo carico di lavoro in quanto alle segreterie con più studenti sono assegnate maggiori risorse umane. Anche qui assistiamo al deprezzamento della qualifica funzionale rivestita dal personale esistente in quelle strutture e troviamo collaboratrici di categoria D che ricoprono uffici e percepiscono indennità rispettivamente di minore rilievo ed importo rispetto a personale di qualifica inferiore.

Al Rettore diciamo, ancora, che non possiamo non tornare sulla questione del diverso minore rilievo attribuito alle strutture dipartimentali e decentrate nella suddivisione degli incarichi. Più volte alcuni sostennero in sede di contrattazione decentrata “che bisognava pensare all’Amministrazione Centrale” in quanto il personale delle strutture decentrate veniva ampiamente gratificato con le entrate derivanti dalla partecipazione ai progetti di ricerca, PON, POR, prestazioni conto terzi.

Questa Organizzazione Sindacale ritiene che le due questioni non abbiano molto da spartire perché grave sarebbe se le indennità di responsabilità venissero corrisposte “per gratificare” il personale e non in virtù delle funzioni che lo stesso svolge. È per meglio comprendere questa vicenda che questa Organizzazione Sindacale ha insistito nel chiedere la dovuta trasparenza sulle somme a qualunque titolo corrisposte al personale dipendente, informazione questa già dovuta alle Organizzazioni Sindacali in virtù del vigente CCNL ma puntualmente disattesa.

Orbene la circostanza suddetta non emerge dai dati pubblicati in applicazione della normativa sulla trasparenza, salvo che tali dati continuino ad essere parziali, incompleti, ovvero vengano omessi nella parte eventualmente non comunicata al competente Ministero, cosa che noi non crediamo.

Ne deduciamo, quindi, che le strutture decentrate (SBA) e Dipartimentali (Giuridiche e Mediche), unitamente ad alcuni uffici dell’Amministrazione Centrale, siano state ingiustamente ed iniquamente penalizzate dai provvedimenti adottati dal Direttore Generale.

Questa Organizzazione Sindacale si domanda, inoltre, se sia stato corretto escludere dagli incarichi di responsabilità il personale a tempo determinato solo perché una sua eventuale IMPENSABILE “cessazione dal servizio” avrebbe comportato la perdita della relativa quota di salario accessorio, “gratificandolo”, in una logica paternalistica, con la partecipazione ai programmi di produttività, che nulla hanno a che spartire con le competenze, i ruoli, le funzioni, gli incarichi che i lavoratori svolgono. Tra l’altro si tratta di personale con contratto di lavoro a tempo determinato pluriennale che, speriamo presto, potrebbe e dovrebbe vedere la sua stabilizzazione sulla scia degli effetti della Sentenza della Corte di Giustizia Europea in materia di personale precario della Scuola, che ha visto la FLC CGIL e la CGIL Confederale parte in causa.

La FLC CGIL si era riservata di valutare, in un precedente comunicato interno all’Ateneo, se le numerose particolari situazioni soggettive venutesi a determinare nel tempo in danno ai propri iscritti non fossero frutto di pregiudizio verso questa Organizzazione Sindacale ed i suoi simpatizzanti. Oggi tali riserve si sciolgono come la neve al sole, stante anche il silenzio del Magnifico Rettore in merito alla richiesta di incontro formulatagli dalla FLC CGIL.

Attendiamo comunque, fiduciosi, che il Magnifico Rettore dell’Università di Catanzaro, trovi il tempo per incontrare la FLC CGIL.

Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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