Azienda Ospedaliera Universitaria "Federico II": FLC e CGIL, "intervenire subito"
Per il sindacato è necessario fermare l’involuzione dell'operatività clinico-assistenziale di questa struttura che è diventata insostenibile e rischia di portare la sfiducia degli operatori e la perdita di credibilità ad una situazione di non ritorno.
Pubblichiamo di seguito il documento della CGIL e della FLC CGIL Campania sullo stato dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” nel contesto dell’imminente firma della Convenzione tra l’Ateneo Federico II e la Regione Campania e della prossima nomina del nuovo Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera.
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CGIL - FLC CGIL
CAMPANIA
Al Presidente della Regione Campania,
Ai Membri della Giunta Regionale,
Al Rettore dell’Università Federico II
Al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Federico II
Al Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia.
A tutti gli operatori dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Federico II
L’imminente firma della Convenzione tra l’Ateneo Federico II e la Regione Campania e la prossima nomina del Nuovo Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Federico II sono segnali positivi che tuttavia giungono quando l’involuzione della operatività clinico-assistenziale di questa struttura è diventata insostenibile, anche sul piano formativo, e non più coerente con quanto la Facoltà di Medicina dell’Università “Federico II” riesce ad offrire sul versante della ricerca, che la vede, nonostante tutto, ai primi posti nel paese ed, in alcuni settori particolarmente trainanti, in Europa e nel mondo.
I problemi si sono aggravati in seguito alle modifiche dell’assetto gestionale che si sono susseguite nel corso degli ultimi 30 anni, modifiche che hanno creato confusione nei ruoli e nelle responsabilità dei due soggetti istituzionali che hanno l’onere della strategia di indirizzo e di organizzazione del Policlinico Universitario, l’Università e il Sistema Sanitario Regionale. Tale confusione ha innescato una graduale deresponsabilizzazione di entrambi gli attori, fino alla paralisi degli ultimi anni, determinando una cristallizzazione organizzativa inefficiente ed ulteriormente penalizzata da una situazione logistica datata e dal venir meno dei necessari investimenti rivolti all'innovazione ed al sostegno della produttività. Lo stato di abbandono attuale può essere riassunto in 4 punti :
- Le attività clinico-diagnostiche vengono svolte con apparecchiature, una volta di avanguardia, diventate oggi in gran parte obsolete e inadeguate;
- il personale infermieristico e tecnico, assunto nella maggior parte dei casi prima del 1980, si sta riducendo in modo preoccupante, per i pensionamenti, e né la Regione né l’Università sono stati in grado di sostituirli mediante nuovi reclutamenti.
- In alcuni settori clinici anche la carenza di medici é drammatica e l’unica strategia per farvi fronte è stata, in questi ultimi anni, quella di creare nuovo precariato a macchia di leopardo ed in assenza di programmazioni, ricorrendo a procedure di reclutamento atipiche o, spesso, utilizzando in modo incongruo il personale medico in formazione.
- In ogni caso, il ricorso a procedure di emergenza non ha mai tenuto conto dei reali fabbisogni in relazione anche alla produttività complessiva delle diverse strutture né delle priorità segnate dal Piano Sanitario Regionale.
L'incapacità di rispondere a questi problemi ha, di fatto, costretto a ridurre drasticamente il numero di posti letto e di servizi. Per giunta, la riduzione delle attività cliniche è avvenuta senza alcun collegamento con le esigenze assistenziali del Sistema Sanitario Regionale e con gli obblighi formativi.
Le carenze organizzative sono state sostanzialmente aggravate dalla pretesa di asservire le finalità assistenziali del Policlinico a logiche puramente accademiche, pretendendo di esercitare la necessaria azione programmatica da parte dell’Università in relazione alle esigenze didattico scientifiche della facoltà di Medicina, relegando la Direzione Aziendale al ruolo di cinghia di trasmissione.
Occorre, a questo punto, una svolta radicale che superando posizioni ideologiche, dia priorità alla necessità:
- di recuperare in tempi brevi una gestione unitaria efficace del Policlinico, in grado di rispondere a tutte le esigenze, servizi, formazione e trasferimento delle conoscenze mediche
- di attingere a fonti di finanziamento certe che consentano nel giro di pochi mesi di far fronte alle ormai improcrastinabili esigenze di reclutamento e di innovazione tecnologica.
- di sviluppare sperimentazioni cliniche, già prospettate, che mettano il Policlinico in condizione di operare di stretto concerto con il territorio ed in particolare con la medicina di base, anche coerentemente alle finalità delle indicazioni ministeriali, e del Piano Sanitario Regionale.
Questi obiettivi vanno decisi su basi di efficienza e funzionalità, salvaguardando le diverse finalità di un Policlinico Universitario, e senza imporre artificiose e strumentali gerarchie. Decisioni rapide dovranno essere prese su:
- modello di gestione (diretta da parte dell’Università o di tipo misto con l’integrazione di strutture a conduzione universitaria con altre a carico di personale ospedaliero),
- piena integrazione con il sistema dell’emergenza regionale, secondo quanto previsto dal Piano Sanitario Regionale,
- numero di posti letto,
- localizzazione razionale e dimensionamento delle strutture assistenziali
È necessario restituire alla città un Policlinico Universitario integrato con l’insieme delle strutture sanitarie della Regione, mediante un forte e radicato collegamento con il sistema regionale dell’emergenza, in coerenza con quanto previsto dal Piano Sanitario regionale Regionale. E condizione essenziale al perseguimento di questi obbiettivi è l'archiviazione dei conflitti che ne hanno determinato la paralisi.
Pertanto, non ci può essere chiusura alcuna verso l’innovazione organizzativa, né difesa di rendite di posizione immotivate; è certamente necessario rimarcare la specificità del Policlinico Universitario in quanto Ospedale di Ricerca e di Insegnamento, che necessita di una organizzazione dell’assistenza efficiente e produttiva che non penalizzi le sue finalità originarie.
Se non si interviene subito, e si mantengono le condizioni che hanno portato all'attuale situazione, il degrado, la sfiducia degli operatori, la perdita di credibilità porteranno in breve tempo il Policlinico Federico II ad un punto di non ritorno e la perdita di questa punta di eccellenza, che non è solo della sanità, ma dell'intero patrimonio culturale della Campania, diventerà irreversibile ed inevitabile.