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Lazio: NO ai tagli nella scuola pubblica, SÌ a una vera politica scolastica

Comunicato dalla FLC Cgil, CISL Scuola e UIL Scuola di Roma e del Lazio.

03/10/2008
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FLC Cgil - CISL Scuola - UIL Scuola
di Roma e del Lazio

Contro i tagli nella scuola pubblica
Per una vera politica scolastica

Le Segreterie Regionali di FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola del Lazio
esprimono il proprio dissenso rispetto alle misure contenute nel decreto legge 137/08 e nella legge 133/08 e nel relativo piano programmatico di attuazione.

Le Segreterie Regionali manifestano in primo luogo una netta disapprovazione circa il metodo politico – istituzionale adottato dal governo, il quale ha introdotto pesanti misure organizzative e finanziarie nella scuola italiana, utilizzando lo strumento del decreto legge, che la nostra Costituzione condiziona all’esistenza di requisiti di necessità ed urgenza davvero difficili da giustificare nel caso di specie. Il ricorso alla decretazione d’urgenza ha impedito il dispiegarsi di un sereno ed ampio dibattito in Parlamento e nel Paese e ciò costituisce certamente un ostacolo allo sviluppo di corrette relazioni sul piano politico, tra maggioranza ed opposizione, e sul piano sociale, tra istituzioni e corpi sociali intermedi. La scuola non può essere governata per colpi di mano, se non a pena del progressivo, ma sicuro imbarbarimento del costume politico del Paese. Sempre sul piano del metodo, poi, non possono non rilevarsi le incursioni in ambito contrattuale effettuate sia nei provvedimenti adottati dal MIUR che in quelli del ministro Brunetta, che introducono una odiosa “tassa sulla malattia”.

Quanto al merito delle questioni in discussione, le scriventi Segreterie Regionali esprimono un giudizio negativo sull’inopinata modifica della struttura organizzativa e didattica della scuola primaria, tramite il ripristino della figura del maestro unico, che annulla in modo repentino anni di positiva esperienza didattica.

Lungi dall’essere una misura introdotta per aumentare i livelli occupazionali, l’equipe pedagogica è in primo luogo una conquista della didattica italiana, in virtù della quale si correggono, tramite la dimensione collegiale dell’insegnamento, gli errori e gli squilibri che inevitabilmente sono connessi all’autoreferenzialità di un’attività educativa condotta in assoluta solitudine.Non si tratta solo di salvaguardare l’occupazione dei docenti, ma la stessa qualità dell’insegnamento, in un segmento del sistema formativo italiano che è al quinto posto nel mondo.

Con riferimento ai tagli della spesa per istruzione contenuti nella legge 133/08 del relativo piano programmatico (87.000 docenti in meno in tutti gli ordini di scuola, e 42000 ATA in meno per un totale di risparmi di 7 miliardi e 800 milioni di euro), le Segreterie Regionali rimarcano il fatto che il governo non ha collegato la manovra finanziaria ad alcun progetto di riqualificazione della scuola.

Saggezza avrebbe voluto che, in epoca di “economia della conoscenza”, si fosse in primo luogo individuato un progetto di sviluppo dell’istruzione, ottimizzando poi la relativa spesa tramite l’oculata commisurazione delle risorse al progetto medesimo. Il governo ha invece ritenuto di invertire tale procedimento, assumendo la riduzione dei finanziamenti alla scuola pubblica come variabile indipendente e mostrando così come sia corto il respiro della sua visione, priva di capacità di valutazione degli effetti di medio – lungo periodo.

I tagli non sono, peraltro, una novità per la scuola, che ha visto in questi anni, e con governi di diversa estrazione, ridursi la quantità degli investimenti. Mentre alla scuola si chiede sempre di più, non solo in termini di crescita culturale e professionale, ma anche in campo puramente educativo, peggiorano in modo proporzionale le condizioni di lavoro. Nelle realtà a forte urbanizzazione, come l’area metropolitana di Roma le aule sono stipate di alunni, al limite delle condizioni di agibilità e di sicurezza, mentre, d’altro canto, le altre province del Lazio non riescono spesso a dare risposta alle esigenze delle comunità più piccole e disagiate. Su queste difficili realtà operative si innestano le speculazioni di certa politica populistica, trasversale agli schieramenti contrapposti, che ora invoca riduzioni di spesa e ieri inasprimenti disciplinari, con uguale incapacità di migliorare gli standard qualitativi della scuola e di porre rimedio alla questione del giusto riconoscimento salariale agli operatori, il cui contratto è scaduto ormai da dieci mesi e le risorse previste per il rinnovo, sono assolutamente irrisorie.

Per questi motivi, le Segreterie Regionali nell’ambito dello stato di mobilitazione della categoria, volto a difendere il sistema della contrattazione e del confronto, i livelli qualitativi dell’istruzione nella nostra regione, l’autonomia delle istituzioni scolastiche e la libera determinazioni degli OO.CC. i sistemi retributivi e occupazionali, preoccupate della scarsa attenzione che viene posta sui rischi che si corrono con la riduzione del tempo scuola e delle occasioni di recupero e sostegno, sostengono le seguenti iniziative:

  1. assemblee in orario di servizio nelle scuole della regione con la massima capillarità possibile;

  2. sostegno alle differenti e varie forme di manifestazione del dissenso dei lavoratori di fronte alla manovra del Governo;

  3. manifestazioni pubbliche in tutte le province;

  4. coinvolgimento delle famiglie e della pubblica opinione, su un problema, quello dell’emergenza

  5. scuola, che oggi è, se non la prima, certo una delle maggiori priorità del Paese;

  6. attivi unitari nella regione;

  7. partecipazione alle mobilitazioni nazionali che verranno stabilite con l’impegno a sostenere forme di lotta adeguate al pieno raggiungimento degli obiettivi.

Roma, 30 settembre 2008