Sperimentazione filiera tecnologico-professionale: lo strano caso dell’Istituto Carlo Porta di Milano
La democrazia scolastica buttata alle ortiche, la scelta motivata di un collegio declassato ad un capriccio. Impugneremo la decisione unilaterale nelle sedi competenti
A cura della FLC CGIL Milano
La riforma della filiera tecnologico-professionale è piombata sulla scuola come una bomba. Senza confronto con chi ci lavora o ci studia, senza un vero ragionamento sul futuro della scuola come strumento di crescita dell’individuo e della collettività, così come la Costituzione vorrebbe. Nonostante il parere negativo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, il Ministro procede e accorcia a 4 gli anni di studio, senza spiegare come saranno distribuire le 1.056 ore dell’ultimo anno nei quattro anni precedenti e quali saranno le conseguenze sugli organici dei docenti. Regionalizza l’istruzione, piegando il progetto formativo delle scuole alle esigenze delle imprese del territorio e mettendo gli "imprenditori" in cattedra come se la scuola fosse una puntata di un talent. Perché orami la scuola è questo, una vetrina per il Ministro di turno che con proposte astruse, ma tutte prostrate alle necessità delle imprese, ha la scusa per dimenticare tutto il resto dei problemi della scuola: stipendi bassi, strutture fatiscenti, precariato cronico, organici insufficienti, ecc..
Chi lavora nella scuola e ha la responsabilità di portare allieve e allievi a realizzare pienamente loro stessi attraverso la scuola, non si lascia abbagliare da mirabolanti propagande e infatti la maggioranza degli istituti professionali della città metropolitana di Milano ha bocciato l’adesione alla prima fase della riforma, chiamata "sperimentazione". Lo hanno fatto dopo attenta valutazione, perché ritengono che questa riforma leda il diritto di ogni studente a scegliere il proprio futuro accademico in ogni fase del percorso di studi e depauperi il piano di studi dell’istruzione professionale e tecnologica introducendo di fatto l’apprendistato senza retribuzione (ripristinando centinaia di ore di alternanza scuola lavoro) e mettendo in cattedra imprenditori che non hanno i requisiti per insegnare.
Così è accaduto anche all’Istituto Carlo Porta di Milano.
Il collegio docenti il 30 novembre boccia a larghissima maggioranza l’adesione alla filiera formativa tecnologica-professionale, delibera quadriennale + ITS: 95 contrari, 22 favorevoli e 19 astenuti.
La Dirigente allora pochi giorni dopo, il 13 dicembre, “invita” tutti i docenti a partecipare ad un confronto sul tema della sperimentazione, per fare questo interrompe le lezioni prima del termine, mandando a casa gli studenti e le studentesse. L’interruzione delle lezioni avviene senza che vi fossero motivi di urgenza e gravità, mentre i docenti sono tenuti a fermarsi per un’attività non deliberata.
Il 19 dicembre viene convocato un collegio straordinario nel quale si discute nuovamente della riforma.
Ma come non si era discusso il 13 dicembre?
La Dirigente, evidentemente non si rassegna e convoca il 20 dicembre, un Consiglio di Istituto con all’ordine del giorno "Delibera ampliamento offerta formativa con nuovi indirizzi anche sperimentali".
Una delibera general generica a cui comunque parte dei membri si oppongono, mettendolo a verbale, proprio per l’inconsistenza formale ma al contempo la pericolosità di tale decisione. Nel Consiglio d’Istituto è presente una componente genitori e studenti e ci chiediamo rispetto ad una votazione così generica se fossero a conoscenza della complessità della riforma. La delibera passa di stretta maggioranza con 6 voti favorevoli, 2 contrari e 4 astenuti.
A questo punto la Dirigente convoca il 22 dicembre un nuovo collegio, anche questo è straordinario e senza il rispetto dei tempi e del piano di lavoro già deliberato, nel collegio si propone di votare due proposte di percorso sperimentazione di adesione alla riforma della filiera tecnologico professionale, dando per scontato che i docenti fossero d’accordo con la sperimentazione. La proposta 1 prevede 2 anni +2 anni e la proposta 2 prevede 1 anno + 3 anni.
Prendere o lasciare, in barba alla precedente decisione del Collegio del 30 novembre.
Prima della votazione viene presentato, a firma di decine di docenti, un’ordine del giorno, in cui esprimono sconcerto per la richiesta di mettere ai voti due proposte di una sperimentazione che è stata discussa e respinta. Ritengono quindi illegittima quella richiesta di nuova delibera collegiale, di conseguenza la votazione e ogni decisione che ne deriverebbe. La Dirigente comunica che non accetterà una dichiarazione di non voto, alla faccia della vita democratica della scuola.
Si decide allora di votare le due proposte. La votazione infine avviene e ha questo esito:
- Proposta 1 voti contrari 91, astenuti 6, favorevoli 22.
- Proposta 2 voti contrari 91, astenuti 16, favorevoli 8.
Nonostante la larga maggioranza dei voti contrari viene fatta passare la proposta 1.
Ma com’è possibile se la maggioranza dei voti si è espressa contraria su tutte e due le proposte?
E via ad annunciarlo ai giornali con tanto di visi sorridenti e soddisfatti.
Un Collegio docenti depredato del suo potere deliberante, un Consiglio di istituto che delibera su un ordine del giorno generico utile solo a piegare il Collegio dei docenti ad essere forzatamente assertivo.
Eppure la normativa vigente ai fini della partecipazione al Progetto di sperimentazione per l’istituzione di una filiera formativa integrata nell’ambito tecnologico-professionale, prevede che siano allegate entrambe le delibere del collegio dei docenti e del consiglio di istituto delle istituzioni scolastiche riportanti l’adesione al progetto (Decreto dipartimentale 2608 del 7 dicembre 2023 - allegati e la Faq n. 7).
A questo punto il parere contrario del collegio docenti diventa così condizione sufficiente per invalidare la richiesta di adesione al progetto.
E invece...
La democrazia scolastica buttata alle ortiche, la scelta motivata di un collegio declassato ad un capriccio, tutto questo è lo strano caso dell’istituto Carlo Porta di Milano.
Noi non ci fermeremo e non permetteremo che la democrazia nella scuola sia oltraggiata in questo modo. Ce lo impone la professionalità di chi la scuola la fa ogni giorno, ce la consegna la responsabilità di operare scelte e a favore degli studenti e delle studentesse in nome dei valori della Costituzione, dell’unitarietà dell’istruzione, senza ammiccamenti al mercato, all’industria e all’autonomia differenziata.
La Flc c’è! Questa decisione unilaterale sarà impugnata nelle sedi competenti.