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Università di Catania, assegni di ricerca senza limiti di età

Una decisiva vittoria sindacale per i ricercatori precari dell'università. Ora si sblocchi il reclutamento dei ricercatori.

25/10/2011
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Il 18 ottobre 2011 è stato affisso all'albo il decreto rettorale con la modifica del regolamento d'ateneo dell'Università degli Studi di Catania che imponeva limiti cronologici (6 anni dalla laurea o 10 anni da questa se nel frattempo si è conseguito il titolo di dottore di ricerca) come requisito di accesso agli assegni di ricerca.

Nel nuovo regolamento è stata inserita una norma transitoria che congela “i limiti cronologici” per gli assegni di ricerca messi a bando tra il 1 novembre 2011 e il 31 ottobre 2014, così come deliberato dal Senato Accademico nella seduta del 26 settembre 2011.

La marcia indietro dei vertici dell'ateneo é l'esito positivo di una battaglia iniziata alcuni mesi fa, quando la FLC e la CGIL di Catania hanno denunciato l'iniquità di una norma che con un tratto di penna "tagliava fuori" molti ricercatori in una fase di sostanziale blocco del reclutamento. Una norma ingiusta, inefficace, e dunque anche inutile, che costringeva alla "dismissione" senza alternative di una parte consistente del patrimonio di qualità e competenza scientifica dell'ateneo di Catania e che emarginava ingiustamente quei ricercatori non strutturati che, seppur affrontando sacrifici ogni anno più impegnativi, continuano a sostenere l'ateneo con le loro risorse intellettuali e di esperienza.

Prime su tutto il territorio nazionale ed uniche nell'intero scenario sindacale, la FLC e la CGIL hanno assunto e svolto a pieno il compito di rappresentanza di un interesse diffuso e di tutela di una “nuova” categoria di lavoratori – i ricercatori precari dell'università - ancora troppo fragile e priva di diritti. Avviando una dura battaglia con l'amministrazione dell'ateneo, culminata lo scorso luglio 2011 nella proposizione di un ricorso dinanzi al TAR Catania che denunciava l'illegittimità della norma in questione ne hanno riconosciuto lo status di categoria sindacale e lo hanno proposto alla controparte. La recente decisione dell'amministrazione universitaria di accettare, seppur in parte, le richieste di FLC e CGIL impegnandosi a concedere una moratoria di tre anni sui citati limiti cronologici conferma e amplifica il raggiungimento di questo storico risultato.

Registriamo con soddisfazione ed entusiasmo un'importante vittoria per una categoria fino ad ora "invisibile", i ricercatori precari, a cui ancora oggi è negata ogni forma di partecipazione alla residua vita democratica dell'ateneo e a cui, nonostante l'essenziale contributo dato alla ricerca e alla didattica, non resta che subire passivamente decisioni calate dall'alto. Rendendosi protagonista del primo e decisivo successo sindacale per i precari della ricerca e della docenza universitaria, la FLC CGIL si conferma l'unico valido riferimento per la categoria, non solo a livello locale ma anche a livello nazionale.

Da oggi, infatti, gli assegni di ricerca sono stati liberati da vincoli pericolosamente discriminatori e su tutto il territorio nazionale sarà possibile far riferimento al nuovo regolamento dell'Università di Catania ogni volta che le amministrazioni degli atenei tenteranno di mascherare operazioni di bilancio e iniziative autoritarie con l'argomento del rinnovamento generazionale. Sappiamo che anche nei regolamenti di altri atenei (Università Politecnica delle Marche, Milano Statale, Padova e Cagliari) sono state inserite norme che impongono una selezione anagrafica dei candidati ai posti di ricercatore a tempo determinato o altro, dettate dalla presunzione che la qualità e l'efficienza siano una diretta derivazione della riduzione dei diritti e delle opportunità. Ma sappiamo anche che oggi tra i ricercatori precari il grado di consapevolezza dei propri diritti è cresciuto, che il riconoscimento del loro ruolo nel funzionamento degli atenei si è diffuso anche tra le altre componenti accademiche e che finalmente il sindacato è in grado di rappresentarli e dare loro risposte adeguate.

Il buon esito raggiunto a Catania, come a Pisa, a Milano, a Bologna, a Torino, a Roma e in tutti gli atenei dove in questi anni la FLC si è schierata dalla parte dei ricercatori e dei docenti precari costituisce il punto di partenza per una crescita della rappresentanza sindacale nel mondo della ricerca e della docenza universitaria nella prospettiva dell'allargamento dei diritti e delle opportunità, uniche vere garanzie di qualità ed efficienza nell'università come in tutti gli altri luoghi di lavoro.

Con questi obiettivi e forti dei risultati conquistati urge rilanciare immediatamente l'iniziativa e la mobilitazione sul reclutamento dei ricercatori e chiedere di nuovo a gran voce il ripristino di risorse adeguate e la rimozione del blocco del turn-over.