Assemblea all’Università di Palermo, in scena il disagio dei lavoratori
Ridulfo: “Venerdì in piazza contro i tagli, per dire no alla carestia programmata dal governo”. Gesmundo: “Il 29 importante partecipare allo sciopero per cambiare le condizioni di vita dei lavoratori”
A cura della FLC CGIL di Palermo
Palermo 25 novembre 2024 – La Cgil oggi ha riunito oggi in un’assemblea intercategoriale ad Agraria i dipendenti dell’Università di Palermo, docenti, studenti, dipendenti degli uffici, degli appalti e dell’indotto per dare la parola ai lavoratori e affrontare i motivi alla base dello sciopero generale di Cgil e Uil del 29 novembre.
La cornice d’insieme è nella relazione del segretario Cgil Palermo Mario Ridulfo, che apre dicendo che il 2025 sarà l’anno nero della sanità, sarà l’anno dei tagli alla scuola, all’università, alla ricerca, ai rinnovi dei contratti pubblici.
“Il governo taglia per i prossimi 7 anni la spesa sociale e pubblica, programma una carestia per i lavoratori e un calo del costo lavoro, attraverso il taglio dei rinnovi contrattuali. Per fare fronte a questa ingiustizia sociale – dichiara il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo - serve organizzarci, serve una rivolta delle coscienze, prendere coscienza che la situazione è questa. Bisogna stare uniti per cambiare, nonostante le barriere del governo e le norme di questa democrazia autoritaria che impediscono la libertà di pensiero. Il 29 bisogna scendere in piazza per contrastare il sentimento di paura, rassegnazione, isolamento. I lavoratori sono poveri anche quando lavorano. Serve una grande partecipazione da parte di tutti”.
L’invito è rivolto a tutti i lavoratori dell’Università. “Oggi siamo qui in un luogo complesso di lavoro come quello universitario, davanti a noi ci sono precari della ricerca, part-time delle pulizie, studenti, medici, manutentori, ogni settore del lavoro. Oggi è il 25 novembre e siamo qui anche per dire basta alla violenza e allo sfruttamento delle donne nei loghi di lavoro”, dice la segretaria Cgil Palermo Bijou Nzirirane.
Parlano in tanti, Mario Caradonna, medico anestesista del Policlinico, fa il quadro di com’è ridotta la sanità, “per colpa delle leggi del ’92 e del ’99 che hanno distrutto il sistema sanitario nazionale. Non si completano le piante organiche, il personale lavora per troppe ore di seguito, c’è la paura di fare errori, i pronto soccorso sono lo specchio della sanità pubblica. E la gente va nel privato”.
Mario Gariffo, di Ecosphera, metalmeccanico dei servizi manutenzione, si preoccupa per le pensioni: “Noi metalmeccanici scenderemo in massa in piazza il 29 e il 13. Se la legge Fornero non verrà cambiata, ci porterà in pensione a 70 anni”. Per Delia Lo Monaco, bibliotecaria, occorre “programmare un piano di assunzioni, di formazione specializzata, le biblioteche stanno soffrendo, serve un vero riconoscimento del valore di questo personale che ogni giorno garantisce un servizio agli studenti”. Per Valentina Fiore, del servizio di portierato al pensionato Santi Romano “i nostri salari sono inadeguati, facciamo fatica ad arrivare a fine mese, molti contratti sono part time di 25 e 30 ore, per arrivare a 900 euro bisogna superare le 40 ore”.
Pietro Schiera, operaio agricolo di Unipa, assunto come stagionale nell’86, è stato stabilizzato dopo 38 anni di precariato. Anche gli studenti sono arrabbiati per il taglio drastico ai fondi delle università pubbliche, lo dice chiaro la leader studentesca di Udu Tiziana Albanese: “Togliere risorse alle università significa far venire meno i soldi anche per le manutenzioni e le infrastrutture. Già soffriamo di carenza di spazi, facciamo lezioni per terra. Tante aule sono chiuse. Questo ricadrà sull’aumento di tasse per gli studenti”. E dice Antonella Ferrante, della Team service, comparto pulimento: “Siamo lavoratori di serie B, anche perché donne, non è un caso che oggi parliamo di lavoro e diritti, nella data del 25 novembre. La violenza non è solo quella fisica che condanniamo ma quella che subiamo quando non ci viene riconosciuto un salario dignitoso”.
Risponde a tutti il segretario nazionale Cgil Pino Gesmundo. “Energe uno spaccato del lavoro con lavoratori e lavoratrici che vivono condizioni di disagio – dice il segretario nazionale – Una condizione generalizzata, fatta di precariato e di contratti di lavoro che non garantiscono una vita dignitosa e nemmeno un minimo di prospettiva di lavoro. Da tempo continuiamo a urlarlo, che si è poveri anche lavorando. Penso ai giovani studenti, ai ricercatori. Malgrado l’impegno che mettono in campo, passione, competenze, sforzi, per emanciparsi con lo studio. Giovani che vorrebbero restare a lavorare qui, a Palermo, mentre la discussione sul meridione è sparita e i divari aumentano”.
“Ai tavoli ministeriali, nei quali ci scontriamo quotidianamente – aggiunge Gesmundo - dicono che raccontiamo fandonie, che l’occupazione è ai massimi storici, che i salari sono aumentati e i pensionati sono felici con le 3 euro di aumento. Il 29 dobbiamo fare emergere che il racconto di questo Paese è diverso. Con il progetto del Ponte stanno sottraendo risorse destinate allo sviluppo del Mezzogiorno, il fondo sviluppo e coesione doveva servire per la scuola, per la formazione, la coesione sociale e territoriale, non per una mega struttura che non serve a niente. Stanno occultando la verità nella quale vivono migliaia e migliaia di persone che non arrivano a mettere insieme il pranzo con la cena. Dobbiamo rimboccarci le maniche e partecipare alle iniziative di sciopero che saranno messe in campo. E se non sarà sufficiente, torneremo di nuovo in piazza perché vogliamo cambiare le condizioni di chi ogni mattina si sveglia per andare a lavorare e vuole tornare a casa sereno e con uno stipendio dignitoso”.