Studenti: Flc Cgil Sicilia, no alla repressione, dirigenti scrivono a Valditara e lanciano una petizione
Un numeroso gruppo di dirigenti scolastici siciliani, insieme alla Flc Cgil Sicilia, ha lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org per difendere la libertà di espressione.
A cura della FLC CGIL Sicilia
Palermo, 28 febbraio 2024 – “Di fronte ai fatti avvenuti a Pisa è per noi impossibile rimanere inerti ma diventa un imperativo morale e civile prendere una netta posizione di condanna verso una così chiara e tangibile azione di violenza e repressione della libera manifestazione di pensiero”. Lo si legge in una nota al Ministro dell’istruzione Valditara scritta da un numeroso gruppo di dirigenti scolastici siciliani che, insieme alla Flc Cgil Sicilia, ha lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org per difendere la libertà di espressione.
“Vedere agenti in divisa della Polizia di Stato – aggiungono – aggredire e caricare giovani studenti fa rabbrividire ed è lontana da qualsiasi idea di Stato, di sicurezza, di sano rapporto con le Istituzioni. A scuola ogni giorno cerchiamo di far apprendere alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, l’importanza del dialogo, della non violenza, della risoluzione di conflitti di ogni tipo”.
“I fatti accaduti a Pisa sono per noi una pagina buia delle Istituzioni – continuano – che sarà difficile da spiegare nelle nostre classi. Difficile conciliare i valori che ogni giorno muovono la Scuola della Repubblica e della Costituzione, la spinta all'impegno politico e civile, il difendere e seguire i propri ideali, l'essere accoglienti e fare comunità, con i fatti a cui abbiamo dovuto assistere”.
“Come dirigenti dello Stato, come educatori, come cittadini – conclude la nota – chiediamo alle Istituzioni che rappresentiamo e che ci rappresentano un chiaro segnale di distanza e condanna di quanto avvenuto ristabilendo con forza l'importanza e la necessità per le nostre ragazze e ragazzi di avere la certezza di poter liberamente e in sicurezza esprimere il proprio pensiero anche nella forma coraggiosa del dissenso”.