Assemblea nazionale degli enti di ricerca: grande partecipazione e avvio della mobilitazione per il rilancio del comparto
L’assemblea di martedì 14 luglio ha visto una grandissima partecipazione da tutti gli enti di ricerca. I lavoratori della ricerca vogliono essere protagonisti del rilancio del settore.
La delega al Governo contenuta nella “riforma Madia” non risolve i problemi della ricerca pubblica. Serviva e serve una strategia del Paese per la ricerca dentro una idea di sviluppo. Oggi mancano entrambe le cose. Le risorse per svolgere la missione istituzionale, la stabilizzazione dei precari, un coordinamento reale tra gli enti, un vero piano nazionale della ricerca, il rinnovo del contratto collettivo salvaguardando le specificità del settore sono le priorità. La finzione dei finanziamenti sui progetti come i fatti dimostrano è ormai svelata.
La definizione dei contenuti della delega non può che passare da un confronto vero con la comunità degli addetti alla ricerca.
Lanciamo da subito una mobilitazione per definire una vera agenda del Paese sulla ricerca pubblica.
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Documento finale assemblea, 14 luglio 2015
L'assemblea degli Enti di ricerca, indetta da FLC CGIL, FIR CSL, UIL RUA il 14 luglio 2015, ha visto una sentita e nutrita partecipazione di personale degli enti e di vertici istituzionali.
Presidenti, Direttori Generali, Ricercatori, Tecnologi, Dirigenti, Amministrativi e Tecnici si sono confrontati sulle problematiche del settore, mettendo in comune esperienze e focalizzando criticità purtroppo trasversali.
L'ingerenza della politica, l'impossibilità di svolgere le attività istituzionali per insufficienza di risorse, la difficoltà di garantire continuità e futuro alle generazioni più giovani hanno fortemente ridotto le capacità di queste prestigiose istituzioni di rispondere al bisogno di ricerca ed innovazione che la società continua a manifestare.
Scelte scellerate hanno assimilato gli enti di ricerca al pubblico impiego, senza rilevarne la strategicità per lo sviluppo.
Blocco della contrattazione collettiva, blocco delle assunzioni, riduzione delle risorse economiche e finanziarie si sono aggiunte alla proliferazione normativa, da cui gli enti di ricerca non sono stati esclusi nonostante le autonomie di cui sono dotati. Il precariato è cresciuto ovunque, arrivando a costituire un "organico parallelo" che attende il riconoscimento di professionalità invidiate ovunque nel mondo e mortificate nel Paese.
L'assemblea ha messo in evidenza la necessità di avere indirizzi chiari dalla politica, partendo da un Piano Nazionale della Ricerca di ampio respiro, passando per una legislazione adeguata e non vessatoria che distingua gli enti dal resto del lavoro pubblico, preveda un piano straordinario di assunzioni - straordinario ma anche ordinario - purché rispondente alle esigenze degli enti e dei lavoratori interessati, consenta dotazioni finanziarie capaci di sostenere l'attività ordinaria e "perfino" straordinaria, che riconosca nel sistema della ricerca una priorità ineludibile in un paese che voglia rimanere nel G20.
Gli interventi hanno condiviso che la delega prevista nel DDL, in discussione alla camera proprio in questi giorni, dovrebbe espletarsi attraverso un confronto parlamentare, più ampio di una delega (troppo ampia) ad un governo che ha già mostrato di non essere molto ricettivo alle istanze pur condivise da larga parte della popolazione.
Il DDL ha recepito alcune richieste "storiche": la carta europea dei ricercatori, la necessità ed opportunità di riconoscere autonomia professionale, libertà di ricerca, un sistema più snello di regole.
Va accompagnato dalla previsione di risorse adeguate, umane ed economiche.
Va sostenuto da provvedimenti che garantiscano la sopravvivenza del settore, ad esempio riconoscendone la centralità in quanto motore per lo sviluppo, anche attraverso il mantenimento di uno specifico comparto di contrattazione che non ne mortifichi o soffochi ulteriormente le competenze.
I lavoratori e le OO.SS. sono impegnate a rilanciare la "vertenza Ricerca Pubblica" in tutto il paese, partendo dai luoghi di lavoro e sollecitando tutti gli attori, interni ed esterni agli enti, ad assumere le opportune iniziative affinché si garantisca agli enti quanto necessario per svolgere efficacemente il ruolo di "motore" per il rilancio di uno sviluppo reso asfittico ed insufficiente.
Obiettivi comuni da rilanciare in vista della legge di stabilità e a riempimento dei contenuti della delega: assunzione dei precari, sviluppo di carriera, rinnovo del CCNL in un comparto contrattuale di contrattazione che riconosca e valorizzi le specificità della ricerca, finanziamenti adeguati a svolgere le attività fondamentali, a cui devono aggiungersi le risorse dei progetti che sono altra cosa, garanzia di adeguata formazione ed aggiornamento professionale e di partecipazione a convegni, rientro agli enti di risorse utilizzate per esternalizzazione di attività coerenti con la mission, superamento dei commissariamenti attraverso l'avvio delle procedure per il rinnovo di vertici (anche di quelli in scadenza), per assicurare autorevolezza e credibilità alle istituzioni.